Venerdì, 9 maggio 2025


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martedì, 17 dicembre 2024 Aggiornato alle 08:12

Della volontà e delle sue apparenti mancanze

di Marzia Sellini

Dottoressa mio figlio non ha voglia di studiare ...! No so che fare, non fa niente tutto il giorno! Le docenti hanno detto che è intelligente ma non si applica abbastanza... 

 

 

Quante volte, in questi anni, mi sono sentita rivolgere, da mamme e papà preoccupati questa domanda, allora penso sia bene condividere, qui con voi, in questo articoletto, alcune considerazioni. 

 

Il problema della mancanza di volontà è un problema che potremmo ritenere secolare. 

Spesso, nel senso comune, a letture simili corrispondono giudizi morali sulla persona, come per esempio: “è pigro”, “è un fannullone”, in dialetto bresciano si usa dire "l’è un lazarù", etc. 

Eppure l'effetto che di frequente sortiscono tali epiteti, talvolta usati per attivare quell’individuo ad agire, talaltra come pungolo emotivo/morale, è un ingessamento della situazione. 

 

Come mai? Proviamo ad approfondire

Quando un soggetto non agisce come ci si aspetta che faccia, per esempio non studia come invece ci si attende da lui/lei; ossia, contraddice le sue migliori intenzioni e dichiarazioni, ovvero pensa e dichiara che studierà ma, all’opposto arranca o addirittura fa altro, si usa dire, nel senso comune, che manca qualcosa in lui. 

 

Cosa? La “volontà”. 

Questa la parola usata da lunga data nel nostro mondo occidentale e che la scienza psicologica, negli anni '70, ha sostituito col termine "motivazione" aggiungendo che può essere anche esterna, estrinseca, non solo interna, intrinseca. 

 

Eppure davvero manca qualcosa in quella persona? 

La volontà è dunque una sostanza (come pensava Aristotele)? Ci sono dunque esseri umani che hanno questa virtù ed altri che, anzi, ne sono privi, come recita Don Abbondio con la sua nota affermazione "il coraggio uno ce l'ha o non ce l'ha mica!"? 

O, come dicono quel guazzabuglio teoretico delle neuroscienze postmoderne, si tratta di neurodiversità che rallentano ed impediscono il buon funzionamento di alcuni? 

 

Vedete le teorie sono tante ed anche le credenze in merito, quello che varia tuttavia sono gli esiti reali che tali assunzioni generano, dei quali non sempre, gli individui sono consapevoli. 

Qui vi espongo, brevemente, la posizione teorica che adotto io da più di una quindicina d'anni con ragazzi normodotati ed adulti, quando ad oggetto delle loro afflizioni vi è il tema della mancanza di volontà o demotivazione. 

E badate bene il tema non interessa solo il mondo della scuola dell’obbligo, seppur lì, per ovvie ragioni lo incontriamo con maggior frequenza, ma anche i gradi più alti della formazione: laureandi, dottorandi, ricercatori e docenti universitari. 

 

La cosa interessa poi anche il mondo del lavoro: lavoratori, professionisti ed imprenditori. 

Persone che ho incontrato, in questi ultimi quindici anni, nel mio studio privato. Quando ci sono dei "blocchi" ad agire, non vi è assenza di volontà, anzi. 

 

Vi sono semmai più volontà in gioco, i cui intenti però divergono e talvolta vanno in direzioni opposte. 

Nel corso di qualche incontro, non di anni, senza alcun supporto esterno alla persona, si possono mettere a fuoco e rendere consci tali ragioni e trovare da soli o insieme soluzioni, talvolta anche molto creative, per uscire dall'impasse. 

 

Quindi se qualcuno in questi giorni di festività comandate, per esempio, si sentisse poco motivato ad agire, a lavorare, sappia che può non essere una carenza, bensì una forma d'intelligenza in atto che ha solo bisogno di trovare un suo modo particolare d'espressione e comunicazione. 

 

Marzia Sellini (psicologa, psicologa scolastica e psicoterapeuta)

marziasellini@gmail.com

 

 


 

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