La violenza del branco, indigniamoci? No, vergogniamoci!
Pensi alla cultura della violenza diffusa come un virus tra i nostri giovani, anche se ci vantiamo di averli cresciuti con affetto, alimentati con cibi biologici e curati al primo sintomo con antibiotici.
Ci deve essere sfuggito qualcosa, perché la Generazione Alfa diventa grande con l’orgoglio della violenza e il piacere del sadismo, senza emozioni e senza empatia. Altrimenti non leggeresti nei messaggi in siciliano di uno dei sette stupratori di Palermo quello che scrive subito dopo lo stupro. Nulla di demenziale, anzi lucida brutalità che tradotta in italiano tra il divertito e lo spavaldo dice: “…questa io nemmeno la conoscevo. La presero gli amici miei e andammo tutti a sco…re! Non potevo crederci, compare, in 7 maschi abbiamo fatto un macello, ci siamo divertiti e ti giuro su mio padre che è stato troppo bello e divertente (troppi cianchi)!”
Eccolo qui il maschio che abbiamo fatto crescere! E se volete indignarvi ancora di più, leggete quello che dalla prigione scrive lo stesso “maschio alfa” alle sue fans “…ragazze come faccio a uscire con tutte, siete troppe!”
Smettiamola allora con l’indignazione! Con questa chiediamo solo la “castrazione chimica”. Che è follia o pura ignoranza di chi la esalta come soluzione esemplare in quanto la chimica può ridurre la libido solo provvisoriamente. Non serve la castrazione, serve educazione!
Vergogniamoci piuttosto! Perché facciamo diventare grandi i nostri figli senza prepararli all’adultità e trascuriamo la loro sessualità. Come genitori non sappiamo come la affrontano quando entrano nelle stanze intime di una pubertà sempre più precoce. Ignoriamo come e dove la incontrano e non pensiamo che oggi basta un click per vedere il sesso in ogni forma. Li crediamo gli angioletti che dormono, mentre nottetempo navigano tra i siti porno, eccitati per lunghe ore al display e a scoprire una sessualità hard e violenta.
Concordo con Dacia Maraini, quando scrive in questi giorni che sui social “i ragazzi imparano il linguaggio dello stupro, della violenza, della pornografia” Ma aggiungo che tutti noi adulti invece non abbiamo imparato la lingua giusta per dire loro il sesso senza ipocrisia. Non lo facciamo in famiglia, tantomeno a scuola dove a malapena si fa educazione alle emozioni sempre che non prenda troppo spazio alle lezioni. Se si fa educazione sessuale, la lingua è troglodita se confrontata con quella dei media dominanti.
Dovremmo prima vergognarci altrimenti ci subiamo la vecchia predica che nel bosco le fanciulle ubriache sono naturalmente preda dei lupi e la colpa è di chi sviene. Vergogniamoci per non essere riusciti ancora a cambiare la cultura dello stupro. Vergogniamoci dei nostri fallimenti di adulti disattenti e trascuranti. La vergogna che viene prima del senso di colpa, è il sentimento che serve per passare dall’Io al Noi e alla relazione.
La sessualità prima di tutto è il piacere della relazione, non la violenza dello stupro. Se ci vergogniamo di non aver saputo parlare di sesso ai figli, forse non restiamo inchiodati alla colpa e ci sforziamo di cambiare. Lo chiedevamo anche noi da figli, ma da adulti non siamo stati ancora capaci di indossare gli abiti propri di chi ha la funzione e il dovere di educare.
Giuseppe Maiolo
psicoanalista
Università di Trento
Docente di psicologia delle età della vita
www.iovivobene.it




