Giovedì, 14 agosto 2025


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mercoledì, 13 agosto 2025 Aggiornato alle 08:00BLOG - IL VIAGGIATORE CURIOSO

Come in una fiaba

di Roberto Maggi

Quel nome così arcaico e così difficile da pronunciare, mi rimandava ad antiche vallate rivestite di rigogliosa vegetazione, con la selva di conifere invece delle distese coltivate a meleti. Anaunia!

 

 

Sa di ladino quel nome, misto a dialetti di derivazione germanica che echeggiano nei villaggi in pietra o sulle roccaforti delle alture. Una valle solcata dal fiume Noce e dai suoi affluenti e che comprende i territori della Val di Sole e della Val di Non.

 

Ma quel giorno non l’ho nemmeno raggiunta. La mia curiosità mi ha bloccato al suo principiare, a San Michele, là dove si lascia la Valle dell’Adige per dirigersi verso quella di Non. Il motivo che mi ha fermato in quel punto è che lì la storia e la geografia si mescolano prepotentemente alla poesia, alla leggenda, alla fiaba.

 

Qui dolore ed eroismo, paura e valore si incontrano e ancora palpitano dentro resti di antiche mura che ormai sono un tutt’uno con la roccia che le contiene. E non smettono di affascinare e di raccontare leggende e millenari misteri.

 

Lassù, infatti, le rovine di Castel San Gottardo occhieggiano da una caverna sulle pareti a picco che dominano l’abitato di Mezzocorona. Tra quei resti, un lacerto di affresco del XIV secolo riporta lo stemma del conte di Metz, Leonardo, il cavaliere che uccise il basilisco. Sì, perché l’orribile mostro aveva dimora proprio tra le rocce di quella montagna. Ed era stato proprio l’impavido Leonardo a stanarlo prendendolo per la gola.

 

Conosciuta, infatti, la proverbiale golosità della feroce creatura per il latte, un giorno il cavaliere ne depositò una tazza sulla montagna e lì attese, armato di lancia, l’arrivo del mostro. Non resistendo all’invitante profumo del caldo latte appena munto, il basilisco lasciò la sua tana e cadde nella trappola di Leonardo che, prontamente, lo infilzò con la lancia uccidendolo.

 

 

La popolazione di Mezzocorona esultò quando vide il conte trascinare in paese la carcassa della bestia orrenda. La festa però si tramutò presto in tragedia quando, all’atto di mostrare la testa del basilisco ai paesani, una goccia del sangue del mostro penetrò attraverso l’armatura del prode cavaliere e lo avvelenò. Il conte Leonardo cadde a terra morto e in un istante fu ridotto in cenere, tra lo stupore dei presenti.

 

Oggi il ricordo delle sue gesta sopravvive sui muri scrostati di quel che rimane di Castel San Gottardo.

 

 

Mi inoltro nella Piana Rotaliana (a detta di alcuni il più bel giardino d’Europa piantato a vigne) e scopro che qui si coltiva il vitigno del vino rosso Teroldego, la cui origine leggendaria è legata sempre al mito del basilisco. Si dice infatti che questo vitigno fosse stato generato misteriosamente da una goccia di sangue del drago.

 

In queste zone comunque le leggende abbondano. E questo è pane per un vaggiatore curioso come me!

 

Poco più in là, a Mezzolombardo, dentro il Castello di Mezo San Pietro (o “della Torre”) un tempo nelle notti di luna si sentivano passi, voci, si vedevano luci che si accendevano e che si spegnevano. Si dice fossero gli antenati castellani che di notte si incontravano e che al canto del gallo sparivano in un tunnel che unisce il castello a quello di San Gottardo ormai in rovina.

 

“Guarda che è vero!” mi dice l’anziano signore cui ho offerto un bicchierino al bar.

 

 

E per finire non dimentichiamo che a pochi chilometri, e precisamente a Lavis, si può ammirare una particolare costruzione, il Giardino Bortolotti detto “dei Ciuciòi”, una serie di terrazze di gusto eclettico che danno al luogo una dolce suggestione d’oriente. Forse proprio per questo si racconta che in una sera di mezza estate un vistatore si perse nel giardino e si ritrovò nientemeno che a Bagdad!

 

Provare per credere!

 

 

  • - I ruderi di Castel San Gottardo son perfettamente visibili dal fondovalle e da Castel Firmian, ma non sono raggiungibili.

 

  • - Il Castello della Torre a Mezzolombardo è proprietà privata. Non è aperto al pubblico se non in occasione di particolari eventi.

 

  • - Il giardino dei Ciuciòi di Lavis è visitabile.

 


 

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