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domenica, 14 dicembre 2025 Aggiornato alle 08:00Blog - Genitori e figli

Il dono: significato e affetti

di Giuseppe Maiolo

Al di là delle celebrazioni religiose e delle consuetudini consumistiche, le feste natalizie sono sempre state il tempo dei doni


Etimologicamente la parola “dono” è un “dare liberamente”, senza vincoli e contropartite perché donare fa riferimento non a una relazione qualsiasi ma ad un rapporto affettivo, autentico e partecipato.


L’usanza dei doni lasciati sotto l’albero ha ancora oggi la funzione di confermare un legame non formale e l’atto del “donare” l’importanza di fare comunità. 


Ma con il prevalere della società dei consumi, il regalo ha sostituito il dono assumendo piuttosto il significato dell’utilità.


Le frasi “Gli regalo qualcosa che può servire” oppure “Cerco un oggetto utile” sono pensieri che abbiamo nelle ricorrenze quando facciamo coincidere il bisogno interno con quello materiale.


Recuperare il valore psicologico del dono che a Natale riserviamo alle persone care, significa invece pensare al significato del “donare” che è un gesto di attenzione per la relazione affettiva.


ll dono, dunque, va pensato, cercato e non improvvisato. soprattutto se è dedicato ad un bambino dove non conta tanto il valore commerciale, quanto il significato di ciò che offriamo.


Anzi, a dire il vero, conta l’emozione che produce il dono, anche quando povero sul piano materiale. Conta la sorpresa e l’entusiasmo che sprigiona, quella che ti fa percepire la relazione esistente e in che misura sei nei pensieri dell’altro. Non per nulla diciamo comunemente che “basta un pensiero” che non vuol dire accontentarsi di poco.


Ai bambini e agli adolescenti, ma anche agli adulti, serve molto sapere di essere pensati da un’altra persona ed essere ricordati non casualmente e al di là dei social. E’ l'intenzione che differenzia il donare dal regalare quella che sta nel pensiero e ti conferma il legame che unisce.


Vale il dono che esprime attenzione, ascolto, trasporto emotivo e il “donare” che attiene alla dimensione dell'intimità anche se piccolo e povero. È più partecipato del “regalare” che di solito fa bella mostra del suo valore materiale o si pavoneggia come oggetto di tendenza o di moda.


Non ci sarà mai partita doppia nel dono, nessuno scambio del tipo dare-avere. Non potrà essere determinato da un algoritmo e nemmeno conterrà l'idea di una presenza fisica limitata alla festa o a un tempo occasionale. È piuttosto la rappresentazione di un reale “esserci” in modo continuativo e costante.


Un vero dono anche se un “piccolo presente” è davvero prezioso. Perché, a dirla tutta, tanto piccolo non è, poiché dice che chi dona promette di esserci nella vita dell'altro.

 

Giuseppe Maiolo
Psicoanalista
Università di Trento 


 

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