Venerdì, 15 agosto 2025


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venerdì, 15 agosto 2025 Aggiornato alle 07:00Blog - Maestro John

Settima tappa dell’Avis Gavardo in bici verso Roma

di John Comini

 

Ieri avevo scritto che mi era andata bene, poiché nel Rifugio Gestri di Radicofani avevo scelto di dormire nella camerata con tre letti a castello. Infatti pensavo che se avessi dormito nella camerata sottostante, conoscendo gli ospiti, avrei rischiato di esalare l’ultimo respiro. Mal me ne incolse! Dormendo nel letto in alto si rischiava di soffocare dal calore, anche perché -nonostante la serata fresca- non si poteva aprire la finestra. Per fortuna Capitan Arturo ha avuto l’idea di mettere per terra i tre materassi “in alto”: sposta una sedia, gira un tavolino, alla fine è riuscito a farci stare tutti abbastanza comodi (foto sotto). 

 

 

Il problema è emerso quando sono rientrati Antenore e Anna dalla festa in paese. Già perché Antenore aveva compiuto gli anni, e durante l’ottima cena al ristorante si è per un attimo presentato in meravigliose mutande regalategli da Sonia, tra le battute dei presenti. Poi tra una portata e l’altra ci siamo messi a cantare, interrotti da un signore che ci ha detto che disturbavamo gli altri clienti. Peccato, perché pure io partecipavo al coro! E altri clienti ci hanno espresso la propria solidarietà: a loro faceva piacere sentir cantare…Durante la cena Gigio continuava a burlarsi della moglie Leo, poiché l’aveva battuta in volata durante la tappa. Poi io sono andato a spostare il furgone e quindi a nanna, ignaro che la maggior parte del nostro gruppo si era radunata in un cortile dove suonavano tre musicisti, che hanno dedicato ad Antenore una canzone augurale. E quando è rientrato nel Rifugio, con Arturo ha iniziato una raffica di battute e di canzoni. Anna continuava a dir loro di far silenzio, ma poi si è messa a ballare con uno e con l’altro fino a mezzanotte. La mattina, dopo una notte di sudore, la prima persona che è apparsa in camerata era il mitico Ciba, in slip, che cercava i gabinetti. Sì perché purtroppo il Rifugio Gestri non era il massimo del confort (per usare un eufemismo): i bagni che funzionavano erano solo al secondo piano, le docce erano piuttosto “vintage” e l’acqua pioveva giù nel piano di sotto. Capisco che il Rifugio è per i pellegrini della Via Francigena, capisco che molti fanno un cammino di penitenza e privazioni, ma una migliore pulizia e manutenzione sarebbero doverose!

 

 

La mattina, dopo una veloce colazione al bar del paese e la foto di rito (vedi foto sopra), i ciclisti sono partiti per Viterbo. Noi furgonauti ci siamo presi un po’ di svago turistico, visitando Orvieto e la straordinaria basilica cattedrale di Santa Maria Assunta. Beppe Maioli in cuor suo da sempre desiderava di poter visitare quel gioiello architettonico. Pensavo che ogni chiesa è frutto di una fede immensa, ognuna è un luogo dello spirito, è il tramite tra l’uomo umile e l’infinità del cielo. Gli uomini di un tempo vivevano i drammi della malattia, della morte, del dolore, della passione, proprio come noi. Ma credevano nel sacro, nel mistero, erano coscienti di essere fragili e peccatori. Forse erano più vicini di noi sia al cielo sia alla terra. Ci fu un tempo in cui la costruzione di chiese e di cattedrali divenne quasi una gara a chi riusciva a costruire la più grande ed imponente, così ogni città si impegnava a costruire la propria. “Grandi peccatori, grandi cattedrali” ha scritto Cesare Marchi. In tempi difficili, dove tutto era precario, si voleva costruire una sfida che somigliasse all’eternità.

 

Poiché avanzava del tempo, ci siamo recati a Civita di Bagnoregio, che il gruppo avisino aveva visitato nel 2016. Dinanzi a noi uno stupendo borgo incantato, situato su uno sperone di tufo. Sembra una visione surreale, un sogno: è soprannominata “la città che muore” perché è aggrappata a uno sperone che si sta letteralmente sgretolando sotto il centro abitato. Si raggiunge scendendo prima un centinaio di scale e poi camminando su un lunghissimo ponte. Il borgo è abitato da pochissime persone, e tra queste “Gigio” Baresi ha la fortuna di conoscere un grande amico, Felice. Ha più di 80 anni, ma è una persona eccezionale, che ama circondarsi da amici davanti ad un bicchiere di ottimo vino. 

 

Noi furgonauti torniamo sui nostri passi, da lontano vediamo l’azzurro lago di Bolsena (il lago di origine vulcanica più grande d’Europa) dove scopriremo più tardi che molti nostri ciclisti (e cicliste!) hanno fatto il bagno. Peccato non avere una fotografia per fare un po’ di gossip eh eh eh! Ma ve ne invio un paio riguardanti il bagno a Cinquale di giorni fa. Poi scendiamo verso Montefiascone, celebre per la Rocca dei Papi. 

 

 

Qui incontriamo gli avisini locali, guidati dal Vicepresidente Marinelli (foto sopra), che ci ha salutati cordialmente, complimentandosi con l’AVIS Gavardo per la bella iniziativa ed offrendo al nostro gruppo bibite e assaggi. Il signor Marinelli, rispondendo ad una domanda di Alessio, ha spiegato il significato di un cartello con la scritta “Est! Est! Est!!!”. Si tratta di celebri vini della zona, il cui nome deriva da una leggenda: nell’anno 1111 Enrico V di Germania stava raggiungendo Roma col suo esercito per ricevere dal Papa Pasquale II la corona di Imperatore del Sacro Romano Impero. Al suo seguito si trovava anche un vescovo, intenditore di vini, che mandò il suo coppiere Martino in avanscoperta, per scegliere i vini migliori di ogni luogo. Se Martino avesse trovato del buon vino in una locanda, avrebbe dovuto scrivere "Est", abbreviazione di "est bonum", ovvero "c'è vino buono", vicino alla porta della locanda. Se il vino era particolarmente buono, avrebbe dovuto scrivere "Est Est". Il servo, una volta giunto a Montefiascone e assaggiato il vino locale, ne notò l'eccezionale qualità scrisse il messaggio con ben sei punti esclamativi: “Est! Est!! Est!!!” Il vescovo, al termine della missione imperiale, tornò a Montefiascone fermandosi fino al giorno della sua morte (avvenuta, pare, per un eccesso di bevute). Ancora 20 chilometri e poi eccoci a Viterbo, al “Nazareth Residence Hotel Viterbo”. Come sempre i nostri eroi hanno raccontato com’è andata la tappa: ho saputo che Leo Casari si è presa la rivincita su Gigio Baresi vincendo al fotofinish. Caro Gigio, chi la fa l’aspetti…

 

 

Purtroppo Franco Tarana ci ha informati di una tragedia in montagna. Nei pressi del bivacco Festa, sul territorio di Edolo, è precipitata durante un’escursione una ragazza di 30 anni, Francesca, che Franco conosceva bene. Mando un grande abbraccio ai familiari, affinché non perdano la speranza.

 

 

Dopo la doccia, siamo stati onorati dal saluto di Maurizio, Presidente dell’AVIS Comunale, e di Luigi, Presidente dell’AVIS Provinciale, (foto sopra) che ci hanno portato il saluto degli avisini viterbesi. Dopo lo scambio dei gagliardetti e delle maglie, abbiamo trovato una fantastica tavola riccamente imbandita con pizze, pasticcini, succhi e bibite a volontà. 

 

 

Un saluto finale agli amici Andrea Deni Giustacchini (con il quale stiamo preparando due spettacoli per la Rassegna di settembre al Teatro Salone) e Anna Bendotti, che si tiene informata sul mio blog del Pellegrinaggio dell’AVIS Gavardo e che mi scrive a proposito di 4 amiche invitate a casa sua: “Non abbiamo sentito la tua mancanza!

Serata di chiacchiere a non finire e gli gnocchi ottimi! Come va? Qui è sempre caldo e si suda a non fare niente, penso sempre ai poveri corridori...Stasera vado a messa a Paitone e vi ricorderò per un buon traguardo e un buon ritorno. Gli gnocchi ti aspettano proprio! Un abbraccio a te, Emy, Anna & Company.”

 

A domani, a Dio piacendo, 

maestro John


 

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