Venerdì, 15 agosto 2025


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giovedì, 14 agosto 2025 Aggiornato alle 07:00Blog - Maestro John

Sesta tappa dell’Avis Gavardo in bici verso Roma

di John Comini

 

Mercoledì sesta tappa verso Radicofani, molto impegnativa: 84 km con un dislivello di 1.200 m, tutto un “mangia e bevi”, un percorso caratterizzato da un susseguirsi di salite e discese. 

 

Ricordo che durante il Pellegrinaggio del 2016 il mitico Valter Vezzola il giorno prima ripeteva “Ragass, dumà sö e zö, sö e zö!”. Prima della partenza, fuori dall’albergo di Siena, abbiamo festeggiato il compleanno di Antenore, nato il 13 agosto 1950. Ha detto di essere nato in casa, ma poiché il parto era difficile, è stato chiamato il dottor Rossini che ha utilizzato il forcipe. I familiari di Antenore gli hanno sempre detto che da bambino era bruttino, ma ora sostiene essere uno splendore, secondo il detto “Bröcc en fase, bèi en piase”. Naturalmente è partita una serie di battute, come Ciba che -mentre addentava una brioche col prosciutto- ha dichiarato: “Da neonato non si sapeva dove fosse la testa e dove il culo!”. 

 

Grande appassionato di fotografia (aveva avuto le “dritte” dal mitico Cesare Goffi, nato nello stesso giorno ma nel 1938), Antenore è addetto alle foto “ufficiali”, dileggiato dal gruppo che sostiene di apprezzare molto di più le foto del figlio Giovanni. Ma penso che Antenore non sia geloso e che sotto sotto sia orgoglioso di avere un figlio così, del resto: “talis pater talis filius”. Antenore e Giovanni hanno partecipato a tutt’e tre i pellegrinaggi AVIS Gavardo per il Giubileo (2000, 2016 e 2025). Giovanni (che ieri a Siena è riuscito a cambiare la ruota da un meccanico) è sempre stato il più giovane del gruppo, mentre papà Antenore quest’anno risulta il meno giovane…ma sempre in grande forma! 

 

Alla partenza i ciclisti si son divisi in due gruppi, collegandosi via cellulare. Una di noi (non faccio nomi) si è fermata dietro un boschetto sul ciglio della strada per esigenze idrauliche, è passato un TIR ed il camionista -osservando tale “scenario”- quasi sbandava! Il paesaggio, nonostante il caldo atroce, era davvero magico. 

 

Pedalando s’impara a vivere le emozioni con intensità, a vedere le cose da un altro punto di vista, a sentire la vita che scorre secondo le stagioni del cuore, a percepire l’amicizia della gente che ti circonda, l’amore di chi ti sta vicino e di chi a casa magari in questo momento ti sta pensando. 

 

Il simpatico Gianni Podavini mi dice che le frasi classiche ad un incrocio sono queste: il ciclista davanti dice «De ché!» mentre quelli dietro dicono «A mé èl navigatore èl mé dis de là!». 

 

Massimo Scalvini (vedi foto) ne ha combinata un’altra delle sue: vedendo un ruscello con dei rigagnoli e una cascatella, è stato attirato dalla freschezza dell’acqua e si è buttato completamente vestito per darsi una bella rinfrescata: ma si trattava di acque reflue, simil fognatura, e subito ne è uscito puzzando -a detta degli amici- “come una capra”. Ma forse erano i bagni sulfurei, che certamente renderanno Massi ancora più splendido splendente! 

 

Noi furgonauti abbiamo seguito il gruppo davanti, poi ci siamo diretti a Montalcino, bella località di notevole importanza grazie alla sua posizione sulla vecchia Via Francigena, nota per la produzione del vino Brunello e con una fortezza che domina un paesaggio da capogiro. Anche Montalcino è stata coinvolta nelle lotte tra i Ghibellini (sostenitori dell’Imperatore) ed i Guelfi (fans del Papa). Abbiamo visitato una chiesa giubilare e poi Sonia e Beppe hanno acquistato alcune bottiglie del celebre Brunello. Prima i due all’interno delle mura si sono fatti fotografare dandosi un bacio appassionato da incorniciare, poi la bella Sonia ha esclamato «Non c’è molta uva» e il paziente Beppe «Guarda che sono ulivi…». 

 

Ora siamo alloggiati a Radicofani nel Rifugio Gestri, gestito dall’Ufficio Turistico. Siamo divisi in due gruppi: il più grande ha 11 letti a castello, il più piccolo -dove dormo io- ne ha tre. Mi sembra di essere tornato sotto la naja, spero nottetempo di non cadere (da giovane alpino non bevevo la birra…). Però mi è andata bene: se avessi dormito con 22 avisini avrei rischiato di addormentarmi oltre la mezzanotte, tra rumori molesti e battute continue…

 

A domani, a Dio piacendo, 

maestro John


 

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