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lunedì, 13 novembre 2023 Aggiornato alle 08:04Eco del Perlasca

Siamo soli nell'Universo?

di Anna Fusco
Siamo davvero gli unici esseri viventi nell’intero Cosmo?

Solo l’Universo osservabile ha un diametro di 90 miliardi di anni luce (la luce percorre 7 volte e mezzo la Terra… in un secondo) ed è formato da almeno 100 miliardi di galassie, ciascuna composta tra le 100 miliardi e l’1 bilione di stelle.
Ultimamente abbiamo notato che anche i pianeti sono piuttosto comuni, e che probabilmente esistono trilioni e trilioni di pianeti abitabili nell’Universo; il che significa che la vita ha avuto molte opportunità per svilupparsi ed esistere, no?
Eppure, noi non vediamo un Universo brulicante di navicelle spaziali: tutta questa vita dov’è?
 
Anche se in altre galassie la vita fosse presente, a causa dell’espansione dell’Universo, noi non lo verremo mai a sapere. Infatti, oltre al nostro “vicinato spaziale” detto “gruppo locale”, è tutto fuori dalla nostra portata e lo sarà sempre più col passare del tempo. Anche se la tecnologia più avanzata che abbiamo ci consentisse di viaggiare molto velocemente, ci vorrebbero comunque bilioni di anni per raggiungere qualcosa, vagando nelle zone più remote dell’Universo.

Concentriamoci sulla Via Lattea.
La Via Lattea è la nostra galassia ospitante e comprende 400 miliardi di stelle. Sono parecchie; contandone una per secondo impiegheresti 100 vite per individuarle tutte. Ci sono 6 miliardi di stelle simili al Sole, e le stime ci portano a pensare che molte di esse abbiano un pianeta di dimensioni simili a quelle terrestri nella zona abitabile circumstellare (detta anche “Goldilock zone”, o “zona Goldilock”), dove la vita può insorgere. Si pensa che ce ne siano pressoché 300 milioni! Per questo possiamo dire che l’assenza di altre forme di vita non è dovuta all’assenza di pianeti adatti ad ospitarla.  

Bisogna considerare anche che la Via Lattea ha 13 miliardi di anni, e, anche se inizialmente non era un bel posto per vivere dato che si verificavano spesso esplosioni, dopo uno o due miliardi di anni, sicuramente il primo pianeta abitabile già era formato.
La Terra ha 4 milioni di anni, e per questo deduciamo che la vita abbia potuto svilupparsi molte volte in passato.

Se effettivamente una specie superpotente si aggirasse da stella a stella, a quest’ora ce ne saremmo accorti.
Come apparirebbero queste specie?

Ci sono 3 categorie:
una civiltà di tipo 1 è una civiltà in grado di sfruttare tutta l’energia del suo pianeta.
In questa scala ci posizioniamo tra lo 0,7 e lo 0,8 e raggiungeremmo l’1 completo tra circa 2 secoli.

Una civiltà di tipo 2 riuscirebbe a sfruttare tutta l’energia della propria stella.
Concetti su come usare tutta l’energia del Sole esistono, ma sono solo teorici, come ad esempio la sfera di Dyson.
Si tratta di una catena di pannelli fotovoltaici che circonda il Sole ed invia l’energia solare sulla Terra.

Infine, una civiltà di tipo 3 è in grado di usare tutta l’energia nella sua galassia.
(Questa suddivisione è detta scala di Kardašëv, ed è un metodo di classificazione delle civiltà in funzione del loro livello tecnologico, proposta nel 1964 dall'astronomo russo Nikolaj Kardašëv).
Una civiltà di tipo 3 ci apparirebbe come divina, superiore in tutto e per tutto.
Ma se una specie del genere esistesse, e avesse avuto molto più tempo di noi per espandersi nella Via Lattea...dov’è? Dove sono tutti gli alieni? Questo è il paradosso di Fermi, e tuttora non ha soluzione.

Parliamo di “filtri”. In un contesto figurato, la parola “filtro” può essere usata per indicare una barriera o un ostacolo difficile da superare. Però, in senso metaforico, può riferirsi a qualcosa che impedisce o limita il passaggio o la diffusione di qualcos’altro. In questo caso, qualcosa che limita la sopravvivenza di forme di vita.

Ci sono diverse possibilità in questo ambito:

I. Ci sono stati dei filtri
, in passato, ma li abbiamo già superati.
Forse la creazione di vita complessa è più difficile di quanto noi avessimo pensato; infatti, il modo in cui la vita iniziò ancora non è stato completamente compreso, e le condizioni necessarie potrebbero essere troppo esigenti. Forse in passato il Cosmo era fin troppo ostile, più di quanto ipotizzato. Questo dimostrerebbe che siamo unici, o almeno la prima o tra le prime civiltà nell’Universo.

II. Ci sono dei filtri ma devono ancora arrivare.
Forse civiltà al nostro livello tecnologico sono esistite o esistono tuttora, ma per qualche motivo vengono distrutte, da qualche parte davanti a noi. 

Per esempio, un modo per controllare tutta l’energia del pianeta esiste, ma quando si tenta di usufruirne il pianeta si distrugge.
Se questo è vero, noi siamo più vicini alla fine rispetto all’inizio.
Oppure una civiltà di tipo 3 distrugge ogni forma di vita quando essa rischia di diventare troppo forte o inizia a capire troppe cose.

Forse c’è qualcosa, là fuori, che è meglio non scoprire.
Questo noi non potremo mai saperlo.
Forse siamo soli; non abbiamo alcuna prova che esistano altre forme di vita oltre a quelle terrestri. L’Universo ci appare vuoto e morto.
Potremmo essere completamente da soli, “intrappolati” su una sfera rocciosa con verdi distese di erba e oceani pieni di acqua.

Se lasciassimo morire la vita qui sulla Terra,
forse non ci sarebbe più niente nel Cosmo.
La vita sparirebbe, forse per sempre. Se questo è il caso, dobbiamo impegnarci a diventare una tipologia di civiltà 3, per scoprire l’Universo e accompagnarlo fin quando non esalerà il suo ultimo respiro.  

Un’altra ipotesi sostiene che gli alieni esistono ma
noi siamo troppo primitivi ed estremamente sorpassati.
Forse siamo solo ancora non osservabili per specie più intelligenti di noi, e rimarrà così fin quando non riusciremo a comunicare adeguatamente. E se anche riuscissimo ad incontrare gli alieni, potrebbero essere troppo diversi da noi per riuscire a comunicare con loro anche solo per un minimo di comprensione.

Tutte le cose dette in precedenza
, così come il paradosso di Fermi stesso, hanno un solo problema: non sappiamo quali siano i limiti della tecnologia. Forse siamo molto vicini, o forse ancora quasi al centro, con super innovazioni che ci aspettano in un lontano futuro, garantendoci l’immortalità, consentendoci di scoprire nuove galassie, elevandoci a dei e dee. L'unica cosa certa che sappiamo? È che noi, in conclusione, non sappiamo proprio niente.

Siamo come embrioni: abbiamo fatto molta strada, ma abbiamo ancora molto da scoprire davanti a noi.
Il pensiero che siamo al centro del Cosmo è ancora profondamente radicato negli esseri umani, per questo è facile fare presunzioni arroganti sulla vita nell’Universo.
Ma alla fine, cos’è che possiamo davvero fare se non aspettare pazientemente?

Di Anna Fusco, 1B liceo scientifico

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