Mercoledì, 20 agosto 2025


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mercoledì, 20 agosto 2025 Aggiornato alle 08:00Blog - Il viaggiatore curioso

Alla ricerca del mito di Re Bove

di Roberto Maggi

 

“Ah, ma allora esiste davvero!”

Con questa ironica esclamazione molti intendono riferirsi al Molise, quasi a voler dichiarare che in questa regione vi sia talmente poco o nulla da visitare, da considerarla quasi inesistente. Quando però a recarsi in una regione sono gli occhi e il cuore di un viaggiatore curioso, è possibile trovare ovunque - anche senza cercare troppo - luoghi e suggestioni che coinvolgono e colpiscono. Quindi, proprio per tributare il dovuto rispetto a una regione affascinante come il Molise, le dedicherò ben due puntate di questa mia rubrica.

 

Oggi mi sento come quei lontani, oscuri viaggiatori medievali che raccontavano di rotte sconosciute e di un mitico, magico regno, abitato dal misterioso Prete Gianni. Mi trovo in Molise e sono spinto dalla curiosità di conoscere la vicenda insolita e misteriosa del mitico Re Bove. Una storia inquieta e a tratti diabolica, ma che ha lasciato segni un po’ ovunque in tutta la regione.

 

Mi metto in cammino sulle sue tracce ed eccomi nel capoluogo, a Campobasso, dove, lasciato il traffico della città bassa, mi inoltro nel dedalo di stradine e scalinate che caratterizzano la Città Vecchia. Mi lascio conquistare dalla suggestione di questa parte dell’abitato, tutta in salita, che ha conservato la sua tipica fisionomia medievale. Il primo incontro con la bellezza me lo offre la duecentesca chiesa di San Leonardo, il patrono della città. Leonardo di Nobiliacum, visse in Gallia al tempo del re Clodoveo; si dice che mentre attraversava una foresta, presso Limoges, incontrò la regina in preda ai travagli del parto. Non essendovi nessuno a cui chiedere aiuto, intervenne lui stesso ed aiutò la regina a partorire il bambino. Per ricompensa, re Clodoveo gli donò un terreno sul quale il santo costruì un piccolo oratorio e al quale diede il nome di Nobiliacum, in onore al nobilissimo re Clodoveo. A San Leonardo viene attribuito da sempre il patronato dei prigionieri.

 

 

Assaporo la religiosa quiete della chiesetta e, essendo questa legata alla leggenda di Re Bove, penso sia giunto il momento per conoscere la sua vicenda. Questo strano personaggio, che visse nei pressi di Campobasso, era follemente innamorato della propria sorella, al punto di rivolgersi al Papa per chiedergli il permesso di sposarla. Ne ottenne non solo la proibizione, ma addirittura una sfida impossibile: se fosse riuscito a costruire cento chiese in una notte, avrebbe potuto soddisfare il suo assurdo desiderio. Re Bove ricorse allora all’aiuto del Demonio. Barattò la propria anima e il principe degli inferi si mise subito all’opera. L’impossibile si stava avverando ma, all’ultimo momento, l’incestuoso re riconobbe la propria follia e si rivolse alla misericordia di Dio. L’Onnipotente gli concesse il perdono. Satana, infuriato, prese un enorme masso e lo scagliò contro la centesima chiesa, ancora in costruzione: Santa Maria della Strada. Il masso rimbalzò sul campanile e andò a conficcarsi a terra, nel punto in cui si trova ancora oggi. Da allora Re Bove decise di vivere una vita esemplare. Alla sua morte gli si diede sepoltura in quella chiesa, dove due buoi, sulla facciata, ne omaggiano la memoria.

 

Delle novantanove chiese, ne sopravvissero soltanto sette. Una di queste è appunto quella in cui mi trovo ora qui a Campobasso: San Leonardo. 

 

 

Uscito di chiesa, riprendo a salire per affrontare il dedalo di viuzze e scalinate che conducono alla sommità del colle fino alla mole di Castel Monforte.

 

Lungo la scalinata di via Borgo, “mi imbatto” in un personaggio che ha portato la fama di Campobasso nelle balere e nelle case di tutto il mondo, soprattutto durante i favolosi anni ‘60: Fred Bongusto. Basterebbe soltanto pizzicare una chitarra abbozzando i primi accordi di “Una rotonda sul mare” per ricordarsi di lui e richiamare alla mente le sue canzoni e la sua voce calda e melodica.

 

 

Come non perdersi nella bellezza di queste stradine che conducono verso l’alto? Via Chiarizia, la piazzetta dell’Olmo, il cielo azzurro che si scorge oltre le mura delle case. E verso la fine, la bella chiesa di San Bartolomeo adorna di tre portali romanici, dietro la quale un breve spiazzo è ombreggiato da un albero che vi spicca nel mezzo.

 

 

Ma, Re Bove, ora mi aspetta a nord di Campobasso, e precisamente a Matrice, dove riposa in una splendida pieve a poca distanza dal centro abitato. I chilometri che separano il capoluogo da Matrice sono pochi e quindi vi giungo in breve tempo. Quale gradevole sensazione, fermarsi su quella isolata collinetta in un vasto pianoro attraversato dal tratturo dei pastori! Luogo così appartato, silenzioso ed evocativo. La bellissima chiesa romanica, impreziosita dal tozzo campanile, porta in alto lungo i fianchi della campata, le sculture di due buoi che sembrano volersi staccare dall’edificio, quasi da esso nascessero. E all’interno, nel silenzio della navata di sinistra, in un sepolcro caratterizzato dalla scritta “Boa”, il mitico peccaminoso Re dorme il suo eterno riposo.

 

 

È questa la centesima chiesa, quella contro cui si scagliò il demonio. A poca distanza dall’edificio, infatti, si può ancora vedere il masso conficcato nel terreno, che - guarda caso! -  è denominato proprio “Masso del Diavolo”.

 

Se volessi mettermi alla ricerca delle altre chiese rimaste, seguendo un insolito “itinerario di Re Bove”, oltre alle due visitate oggi, dovrei andare a Santa Maria di Cercemaggiore, a Santa Maria Assunta di Ferrazzano, a Santa Maria di Monteverde, nei pressi di Vinchiaturo e addirittura sconfinare in Puglia, in provincia di Foggia, per trovare la Cattedrale di Volturara Appula.

 

Ma il mistero rimane aperto. Ce n’è una settima. Mai identificata. Eppure esistente! E per un viaggiatore curioso questo spiraglio aperto sul mistero è quanto di più appetibile ci possa essere per solleticare il desiderio di mettersi nuovamente in viaggio.

 


 

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