Non serve andare lontano
Viaggiavo in direzione del lago d’Iseo, quando la mia curiosità mi ha spinto a fare una deviazione inoltrandomi in Franciacorta...
A volte è proprio vero: non serve andar lontano!
Viaggiavo in direzione del lago d’Iseo, quando la mia curiosità mi ha spinto a fare una deviazione inoltrandomi in una Franciacorta, magari meno conosciuta, ma custode di tesori originali ed autentici, proposti con la discrezione e l’umiltà che le sono proprie. Giungo, infatti, a Ome, dove scopro, tra le altre cose, che esiste una piazza dedicata alle “vittime del Mediterraneo e di tutte le rotte migratorie”. Ed è proprio la piazza centrale del paese: quella su cui si affacciano il Municipio e la chiesa parrocchiale.
Una piazza dove la presenza del Monumento ai Caduti unisce, in un ideale abbraccio di pace, chi cadde per la difesa dei confini e chi oggi muore travalicando questi e cercando opportunità di vita e di speranza altrove. Si legge sul monumento: “Perché non dileguino dalla memoria fra le ombre anonime dei morti”. Penso che questo valga sia per quei giovani caduti in guerra, sia per chi cade fuggendo da situazioni di conflitto e desiderando la pace.
E il desiderio di pace, a Ome, è appagato dalla visita a un luogo di contemplazione e di magia che rimanda all’Oriente. Un “angolo di Giappone” in una terra già di per sé dolce e gentile come la Franciacorta. Poco prima dell’abitato, sulla sinistra per chi proviene dalla città, una vasta area verde voluta e realizzata dall’Aministrazione Comunale in collaborazione con enti locali, ci fa ripercorrere un cammino che è allo stesso tempo didattico (ogni pianta è segnalata con appositi cartelli che ne descrivono le caratteristiche) e rigenerante. È il Bosco delle Querce! Sedersi qua, su una delle panchine all’ombra di verdi fronde è un’esperienza davvero rilassante.
Ma ciò che più colpisce e incuriosisce è il Giardino dei Ciliegi posto al centro del parco stesso. Qui ci si inoltra nella parte mistica dell’area verde. Secondo lo stile delicato ed elegante della cultura nipponica, sono stati messi a dimora alcuni alberi di ciliegio da fiore che ne costituiscono il giardino vero e proprio, all’ingresso del quale campeggia un rosso Torii, nella cultura orientale portale d’accesso ai santuari buddisti e shintoisti. Oltrepassato questo, un breve vialetto conduce a una fontana (fontana della purificazione) che, sempre secondo la spiritualità orientale, eroga acqua limpidissima per rinfrancarsi dalle eccessive ansie della vita moderna.
Ecco che, infatti, prima di riprendere il normale e a volte frenetico tran tran della quotidianità, è bene tornare alla fonte della nostra interiorità e riprendere il giusto ritmo del respiro. Il Parco delle Querce di Ome può aiutarci a riscoprire anche questo aspetto (forse un po’ trascurato) del nostro esistere.
Poco dopo, ormai nei pressi del lago d’Iseo, faccio sosta a Paratico. Ma non per imitare quelle centinaia di visitatori che qua vengono solo per il Parco dei Taxodi; io, dopo aver gustato la pace della solitudine, ora vado alla ricerca dell’armonia di dolci canzoni dimenticate.
Paratico, infatti, questo piccolo centro sebino, da alcuni anni ha dedicato a Fabrizio De Andrè una serie di sculture sparse per le vie del paese. Passeggiarvi e soffermarsi accanto ad esse è come risentire la voce del compianto cantautore genovese mentre ci sussurra storie di amori perduti e ritrovati o ci narra di pescatori assopiti “all’ombra dell’ultimo sole”.