Mercoledì, 28 maggio 2025


Banner
ValleSabbiaNews logoBanner


 

martedì, 27 maggio 2025 Aggiornato alle 06:44Lettere

Caro Papa Frank, resta con noi

di Mirko Baldani

Una lettera affettuosa e ironica a Papa Francesco, che da lassù continua a ispirare chi resta. Tra miracoli, ricordi e un esame di guida da superare

 

 

Lettera a Papa Francesco

 

Caro, carissimo Franciscus — scritto con la dicitura giusta, ma per me sarai sempre Papa Frank — uomo venuto da lontano, che ci hai conquistato fin da subito con i tuoi “buonasera” e i tuoi “buon pranzo”.
Come stai? Secondo me, molto meglio nelle ultime settimane. Scusa se ti parlo come se fossi ancora qui, ma per noi lo sei. Mi viene spontaneo rivolgermi a te al presente: noi lombardi siamo fatti così, allergici alla retorica. Diciamo che ti sei solo spostato di “location”. Ora, dall’alto, come un drone, puoi vedere tutte le magagne del mondo ancora meglio.

 

Te ne sei andato di mattina presto, il lunedì dell’Angelo, con quelle tue scarpe vecchie e consumate, da uomo che ha davvero camminato tanto. E noi ci siamo sentiti improvvisamente soli. Disperatamente soli. Come se la nostra bussola avesse perso il nord. Perché ci volevi bene, davvero. E noi contavamo sulla tua tenacia, sulla tua forza, sul tuo ripetere le stesse cose senza mai perdere la speranza.

 

Hai portato Dio in mezzo alla gente. E la tua gente è venuta a salutarti da tutto il mondo: i potenti e gli invisibili, quelli che contano e quelli che non contano niente. 

Hai fatto sedere Trump e Zelensky uno accanto all’altro. Per me, già questo è un miracolo. Trump l’avrai riconosciuto: era l’unico vestito di blu. Lo so che hai pensato: “Ma se muore il Grande Puffo ti vesti così, non il Papa.”
Persino la Pietà di Michelangelo, quando lo ha visto, ha abbassato lo sguardo.
 

Zelensky, invece, era vestito da parroco: seduto davanti a Donald, sembrava volesse confessarlo.
L’unico impeccabile era Mattarella. Abito nero, cravatta storta: un vero Capo di Stato.
C’era persino Milei, quello della motosega. Fino a ieri ti dava del demonio, lì ti piangeva come se gli fosse morto un nonno.

 

Ora è finito anche il Conclave. Un format in cui la Chiesa e il Grande Fratello si uniscono: tanti concorrenti chiusi dentro una casa (“con clave”), pronti a sfoderare tutte le loro strategie sotto l’occhio attento dell’Onnipotente. Dopo di te è arrivato Prevost, Papa Leone XIV. Speriamo sia capace di guidare la Chiesa, ma non da monarca. Speriamo sia come te: che predicavi il Vangelo senza sbatterlo in faccia come una padellata, che parlavi ai migranti, ai gay, alle mamme single, ai malati, ai poveri, agli ultimi. A quelli che la Chiesa troppo spesso ha tenuto fuori dal portone.

 

Hai lavato i piedi ai detenuti, hai visitato i migranti a Lampedusa, mostrando che la fede si vive non solo con il cuore, ma anche con le mani.

 

Non sempre sono stato d’accordo con te, ma ti stimavo tanto. In un mondo che cerca follower, tu avevi ancora il coraggio e l’autorità per dire la tua verità.
Lascia perdere quelli che dicono che non hai fatto abbastanza per rinnovare la Chiesa: la Chiesa non è “Ristoranti da incubo”, che basta cambiare il menù e dare una mano di bianco ai muri. Vuol dire provare a cambiare idee rimaste immutate per secoli.

 

Per questo, caro Papa Frank, ti chiedo un favore.
L’11 luglio, da lassù, se puoi sbircia dalla finestra dell’autoscuola di Brescia: ci sarò io, che faccio l’esame teorico per la patente.
Fai un miracolo: aiutami a prenderla.
 

Il confine tra cielo e terra, per te, è sempre stato sottile. Continuiamo ad avere fiducia nel tuo aiuto.
Stavolta, prega tu per noi.
 

Perché è vero che morto un Papa se ne fa un altro. Ma dipende chi.

 

Cordiali saluti,
Mirko Baldani

 


 

Leggi anche...