Giovedì, 8 maggio 2025


Banner
ValleSabbiaNews logoBanner


 

mercoledì, 7 maggio 2025 Aggiornato alle 06:35Blog - Il viaggiatore Curioso

Lacrime di luna al Castello di Predjama

di Roberto Maggi

Stavolta ho voluto espatriare. Pochi chilometri oltre il confine nazionale, in territorio sloveno, nella zona del parco delle grotte di Postumia

 

 

Ed eccomi a Predjama. Qui, nella piazza principale del paese, nei pressi di un’antica pieve, verdeggia un tiglio frondoso. Alla sua ombra siedono gli anziani e guardano rosseggiare il tramonto. 

 

 

Il secolare albero agita le sue verdi foglie al vento di primavera; resiste implacabile al freddo degli inverni carsici. Per anni, insieme alle piogge, alle nevi delle stagioni più rigide, è stato irrorato dalle sincere lacrime d’amore di una donna che lo piantò sulla tomba del suo amore sconfitto. 

Il vento del Nord ne sferzò il fusto e i giovani rami, ma – si sa - l’amore resiste ai venti, ai tempi, alla Storia. Quell’albero, infatti, è ancora lì. Ci ricorda che forte più della morte è l’amore.

 

E mentre a sera la luna distende il suo alone di luce su tutta la piazza, quasi illuminandola a giorno, e allunga le ombre che sembrano volerla toccare, lassù, incastonato nella roccia, come se da essa nascesse o che di essa facesse parte, il castello di Predjama, inespugnabile roccaforte, fortilizio del genio umano e della potenza della natura, resta quasi al buio a elemosinare un raggio di quella luna perché sia meno avara e ceda un po’ della sua luce. 

 

Non è impresa facile raggiungere le finestre di un maniero che si incunea nella roccia e che da esso è protetto per ben tre lati. Appeso lassù, a quello sperone granitico, un unico lato del castello rimane allo scoperto. 

L’unico da cui un nemico lo potrebbe attaccare se non fosse che si troverebbe allo scoperto, mentre gli assediati se ne stanno al sicuro. E – cosa che l’assediante non sa – loro possono tranquillamente resistere per mesi ricevendo derrate e armi di difesa direttamente attraverso le grotte che collegano l’interno del castello con l’esterno, passando per le viscere della montagna.

 

 

Il signore di quel castello si chiamava Erasmo di Predjama, strenuo ed eroico resistente, alleato del re d’Ungheria Mattia Corvino e, di conseguenza, acerrimo nemico di Federico III d’Asburgo. 

Non c’era ombra di guerra tra i due, se non fosse che un giorno, per difendere un amico, Erasmo si vide suo malgrado costretto ad uccidere un membro della famiglia asburgica. Per Federico quello fu il pretesto per preparare le armi.

 

Il castello di Predjama fu assediato, ma come da copione, l’assedio durò mesi e non portò nessun vantaggio agli assedianti. 

 

Quando la forza nulla può contro la resistenza del nemico c’è un’unica arma invincibile, atta a risolvere qualsiasi contesa: il tradimento. 

Un servo corrotto, infatti, rivelò alle spie dell’Asburgo che l’unico momento in cui si poteva colpire Erasmo era quando questi era intento ai suoi bisogni personali. Ed indicò il lato esposto del castello dove avrebbe potuto trovarsi quando l’accensione di una candela avrebbe dato il segnale convenuto per attaccare. 

 

Così avvenne. Erasmo fu ucciso nella situazione più indecorosa che si possa immaginare. 

Dato il segnale, gli assedianti azionarono una catapulta e colpirono il lato del castello dove in quel preciso istante si trovava Erasmo. E il castello fu conquistato.

 

 

In pochi piansero per Erasmo. Non così per una dama di cui è sconosciuto il nome. Costei, spinta da sincera passione, chiese che si potesse scendere nel baratro davanti al castello per recuperare il corpo del cavaliere. 

Ne ricompose la salma, la vestì in abiti signorili, gli pose la spada al fianco, e lo fece trasportare nella piazza del paese, dove alla sepoltura presenziarono anche alcuni ufficiali nemici. 

Sopra la fossa, piantò il germoglio di un tiglio, si inginocchiò, si calò il nero cappuccio dell’abito sul capo e sostò in preghiera per tutta la notte. Quando la luna si affacciò dietro le montagne e indirizzò i suoi raggi verso la piazza, l’ombra della donna in preghiera si allungò talmente tanto che quasi sembrava ergersi solenne sul silenzio della morte.

 

Seicento anni sono trascorsi da quelle vicende e il tiglio c’è ancora. 

Sfida le stagioni di ogni secolo ergendosi forte. La luna lo bacia spesso, portando nella sua luce altri baci: quelli della sua amata. Lei è lassù, dietro i vetri del castello, e guarda dalle finestre insieme ad altri fantasmi. Il castello di Predjama, infatti, occupa il sesto posto nella classifica dei dieci castelli più infestasti d’Europa. 

 

Chi passa da quelle parti, la notte, spesso vede questi spiriti. Occhi fermi e intensi che guardano nel buio. 

Perché se non puoi più piangere su chi hai amato, non puoi non raggiungerlo almeno con gli occhi del cuore.

 

Roberto Maggi

 


 

Leggi anche...