Leggere nuvole azzurre
di Chiara Bertuetti

Cosa succede nel reparto Covid del "La Memoria" di Gavardo? Pubblichiamo volentieri l'esperienza di Chiara Bertuetti, fortunatamente e non solo conclusasi in modo positivo



Ho chiesto a Vallesabbianews ospitalità per condividere la mia esperienza vissuta nel reparto covid 19 presso l'ospedale di Gavardo, perché vorrei arrivasse il mio grazie a tutte le meravigliose persone che li ci lavorano e che non ho potuto salutare direttamente. Ma anche perché ritengo giusto far conoscere una realtà sanitaria che funziona molto bene e che penso sia un bel esempio di ottima sanità del nostro ospedale di Gavardo.

-Martedì 13 aprile sono stata dimessa dal reparto covid 19 situato al quarto piano del nostro ospedale.
Torno a casa guarita, felice ovviamente e ben consapevole di essere stata molto fortunata ma anche con tanta tristezza e dispiacere per la perdita di troppe persone, che il virus ci ha portato via, anche mie care vicine di casa che conoscevo bene.
Per 24 giorni ho vissuto ciò che avviene a cominciare dal pronto soccorso prima e nel reparto covid poi.

Mi hanno portato al pronto soccorso venerdì 19 marzo di sera, in ambulanza; immediatamente presa in carico dallo staff medico presente, guidato dal dott. Dimitrios Charlampakis e dalla dott.ssa Francesca Gatti.
Fatti i dovuti prelievi e controlli, mi hanno messo in un letto in osservazione per una notte, con le cannule nasali attaccate subito all'ossigeno per aiutarmi a respirare meglio.

Il giorno dopo io pensavo di tornare a casa. Non avevo ben capito.
Invece il medico Dimitrios si è avvicinato calmo e con molto tatto nei confronti dei miei quasi 70 anni, ma proprio per questi, mi ha comunicato che era preferibile rimanere qualche giorno per essere sicuri e che mi avrebbe trasferito in un ambiente decisamente più idoneo visto che lì le persone con covid stavano aumentando in continuazione.

Sabato perciò sono stata portata nel reparto covid.
Qui ho realizzato che stava succedendo proprio a me e la paura si è fatta sentire. Ma i medici, con la loro costante presenza ed un'attenzione alla mia persona ancor prima che al paziente, mi hanno subito rassicurato e fatto sentire di essere in ottime mani; oggi penso che proprio la decisione dei medici del pronto soccorso, la possibilità di ricovero in reparto apposito, e la tempestività nell'iniziare le cure prima che il virus progredisse troppo nei miei polmoni, mi abbia consentito di guarire.

In reparto mi sono trovata molto bene.
É situato nella struttura di recente costruzione molto attrezzata e accogliente pur essendo un ospedale. Tutte le  infermiere, queste leggere nuvole azzurre che vanno vengono macinano km, che  trovano l'energia, sicuramente nella passione per il loro lavoro, agiscono sempre con pronta risposta ad ogni chiamata, con disponibilità, dedizione, delicatezza e serenità da farti sentire assistita in toto; tutte le operatrici e operatori Oss, anche loro avvolti nei camici azzurri, che fanno veramente di tutto per aiutarti a superare ogni disagio fisico dell'allettamento, ma anche emotivo, in un ambiente continuamente igienizzato.

“Leggere Nuvole azzurre” le ho chiamate, perché molto protette con camici azzurri, mascherine triple guanti, visiere, occhiali, soprascarpe.. svolgono il lavoro con molta scomodità e più fatica, ma allo stesso tempo senza mai lasciar trapelare nemmeno il più piccolo legittimo lamento. 

I loro bei nomi scritti sulla visiera o sul camice, ti consentono un contatto più umano e diretto, insieme ai loro sguardi che parlano.
Tra loro c'è chi organizza i collegamenti esterni, portando il tablet per chiamare i familiari ai pazienti che non hanno il cellulare, fondamentale per non sentirsi isolati!
Le ho viste esultare quando dimettono persone che hanno rischiato di morire, e tenere dentro di sé con molta riservatezza e immagino enorme angoscia, il peso psicologico e sicuramente tanto stress, quando le persone venivano trasferite ancora malate in altre strutture, oppure quando purtroppo il virus se le è prese.

E infine, ma non meno importante, anche i pasti sono molto buoni, curati e vari: invogliano a reagire.

Perciò voglio ringraziare la dottoressa Adriana Virgilio, il dott. Emanuele Borra, il dott. Alberto Vaccaro, la dott.ssa Gregoriana Zanini ed ogni medico (chiedo scusa per i loro nomi che non sono riuscita a memorizzare), ma anche la  responsabile del personale Monica Moretti, la caposala Vincenza, le infermiere  Cris, Giulia, Michi, Stafy, Denise, Debora, Ivana, Salvo, Fabiola (eccezionale ad eseguire il fastidiosissimo prelievo arterioso!), l'allegra Maura, Eleonora, Claudia, Anna, Ernesto, Angela e tutti gli operatori Oss di cui non ricordo più il nome; i fisioterapisti Michele Balzarini e Matteo Pialorsi, che mi hanno insegnato e guidato nell'apprendere gli esercizi respiratori necessari per recuperare  il respiro regolare.

Parlare di tutte le persone che hanno organizzato il reparto nel clima di professionalità, umanità e collaborazione che ho sperimentato e dire un grazie di cuore per la cura e l'aiuto ricevuto ho pensato fosse il minimo che potessi fare.
Con l'augurio che possano presto continuare il loro importante lavoro, completate le vaccinazioni, senza l'assillo e le emergenze causate dalla pandemia.

Con profonda gratitudine Chiara Bertuetti.

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