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giovedì, 5 gennaio 2012 Aggiornato alle 09:00Pillole di Psicologia

Equilibristi per natura

di Sandra Vincenzi
Siamo abituati a pensare all'equilibrio come un esercizio di disciplina intellettuale. Vorrei sottrarmi a questo cliché per parlarvi di una facoltà dell'uomo che è veramente una sorpresa e una meraviglia: il senso dell'equilibrio.
 
Siamo abituati a parlare dei nostri sensi (vista, tatto,udito,gusto, olfatto) in termini fisici e fisiologici; sappiamo quanto è importante la mente sensoriale per  avere non solo un quadro del mondo in cui viviamo, ma soprattutto per interagire con esso, con gli altri.
E' stata una grande sorpresa quando ho appreso che oltre a questi sensi “classici” ce ne sono altri che sono costitutivi del nostro sviluppo. Fautore di questa teoria è Henning Kholer, studioso ed esperto di Pedagogia Curativa, di formazione Steineriana.
 
H. Kholer, nel suo libro “Bambini paurosi, tristi ed irrequieti” (Natura e Cultura Editrice) propone una teoria dello sviluppo del bambino sulle tracce del senso vitale, del senso del tatto, del senso motorio e del senso dell'equilibrio. Innanzitutto che si parli dell'equilibrio come facoltà sensoriale rimanda immediatamente ad una dotazione rispetto al quale la natura ci ha predisposti e che va ben oltre l'esercizio intellettuale.  
In secondo luogo la maturazione della sensorialità richiede accorgimenti ambientali, culturali e relazionali affinché questo senso dell'equilibrio evolva.
Ne deriva un'altra importante conseguenza: è una facoltà che può maturare sempre più, e che si può anche curare.
 
Quando comincia a manifestarsi il senso dell'equilibrio nel bambino?
“Quando il bambino inizia a definire se stesso con un IO, il senso dell'equilibrio è maturato al primo grado”, dice Kholer.
La possibilità di percepirci come un IO, che dipende dalla possibilità di guardarci come dall'alto, di osservarci come da fuori e sentire-scoprire un'identità, tale possibilità è già il risultato di un senso dell'equilibrio che sta maturando.  
Gli animali non hanno questa possibilità perché la percezione dell'individualità è proprio dell'uomo ed ha a che fare con lo sviluppo della coscienza.
 
La possibilità di dirsi IO nel bambino è proprio un atto di coscienza e il senso dell'equilibrio consiste proprio nello staccarsi da una dimensione solo fisica, guardarsi dall'alto arrivando a comprendere un quadro più complesso al quale si dà il nome di IO.
Capiamo già da subito che il senso dell'equilibrio, così come ne stiamo parlando, è strettamente collegato allo sviluppo della coscienza, più che ad un esercizio di disciplina intellettuale.  
 
L'altro passo avanti nella maturazione del senso dell'equilibrio è la conquista della stazione eretta: ergersi e camminare.
Quando un bambino impara a camminare, guardategli il viso, l'espressione: è un trionfo! In quel momento, che proseguirà per tutta la vita, è accaduto che l'individuo si è emancipato: sottraendosi alle leggi fisiche della gravità (che ci vedrebbe tutti strisciare per terra) il bambino sfida la natura diventando indipendente.
E' ancora l'IO del bambino che nel suo sviluppo ha il compito di emanciparlo dalle leggi della natura, per cui ad un certo punto è il trionfo: il bambino è in grado di muoversi, di alzarsi in piedi e di andare dove vuole lui.
Quella che a noi sembra l'azione più naturale del mondo, per il bambino è una dichiarazione d'identità e d'indipendenza, e lo sanno bene quei genitori di bambini speciali che faticano tanto a mettersi in piedi e camminare, questa tappa è molto, molto importante ed aspettata.  

Cosa succede in questo ergersi?
Succede che il senso del movimento ha contribuito fino a quel momento per metterci in piedi; una volta raggiunta la stazione eretta il senso dell'equilibrio, attraverso una percezione di simmetria e di ricerca di sintonizzazione sottile della muscolatura, ci permette di restare eretti sfidando la gravità e di guardare le cose dall'alto e in prospettiva.
Pensate proprio di essere quel bambino che si erge, la sensazione è quella di quando andiamo in montagna e raggiungiamo la vetta: che panorama, che potenza questa visione dall'alto!
 
In alto, ci rendiamo conto di essere staccati dalla fisicità ed avvertiamo questa libertà come una forza per innalzarci, come leggerezza, come una sensazione indipendente dal tempo (Rudolf Steiner).
E' allora che scopriamo che è proprio il senso dell'equilibrio che attribuisce all'uomo una sovranità. Siamo nati per essere sovrani, di noi stessi, della nostra vita, ed il senso dell'equilibrio ci permette di farlo.  
Allora possiamo parlare di equilibrio non come un obbligo o un'imposizione a cui non possiamo sottrarci, come qualcosa di stucchevole e forzato, ma come una necessità dell'anima che desidera possedere questo sguardo sovrano, questa regalità che ci rende chiaro il nostro compito su questa terra.

Una volta diventati grandi ci dimentichiamo di questa sensazione di regalità strettamente connessa al nostro camminare, tuttavia c'è.
Provate a camminare con questa comprensione e ringrazierete il vostro senso dell'equilibrio che, nel corso dell'evoluzione della specie, ha affinato un modello di movimento basato sugli impulsi di riequilibrio complementari (base fisica), per poi tradurli anche nella sfera emotiva e dei pensieri.
Per non essere in balia delle nostre sensazioni e dei nostri pensieri abbiamo bisogno di una sintonizzazione, un riequilibrio costante che ci permetta di mantenere la “visione dall'alto” di noi e del mondo che ci circonda: quando un'emozione forte irrompe nella sfera della nostra esistenza abbiamo bisogno di riequilibrarla con un'emozione opposta.
Se non lo facciamo il risultato è che perdiamo la visione d'insieme e ci laceriamo, ci frammentiamo, non sappiamo più cosa credere, cosa pensare, cosa sentire.
 
Vale lo stesso per i pensieri: quando pensiamo cose brutte, abbiamo pensieri ossessivi, dobbiamo controbilanciarli ed equilibrarli con pensieri di natura diversa ed opposta, altrimenti siamo travolti dalla fisicità del pensiero che si fa sensazione e materia (quando la rabbia diventa cieca, quando prevale in noi la voglia di distruggere) e dalla psiche quando la sfera dell'intelletto opprime il nostro vivere, soffoca la nostra vitalità (come negli attacchi di panico e nell'ansia).  

La prossima volta continueremo questa analisi nell'ottica di offrire spunti pratici che permettano di prendersi cura del proprio senso dell'equilibrio, affinché riusciamo a scendere da quell'altalena che è la nostra vita, che ci porta nelle vette più alte e nei più profondi abissi, e che ci ha fatto credere che avremmo potuto fermarci per sempre nell'uno o nell'altro stato, nell'esaltazione o nel dolore più profondo.
Non è così.
 
Dott.ssa Sandra Vincenzi
PSICOLOGA PEDAGOGISTA
e-mail vincenzisandra@gmail.com

 

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