Martedì, 21 ottobre 2025


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martedì, 21 ottobre 2025 Aggiornato alle 07:00Società

Orwell aveva ragione

di Giselle Passannante

Pietro Calasso scrisse che “la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”.
Cosa diciamo noi oggi di fronte a “Chat Control 2.0”?

 

 

Il 14 ottobre, la Commissione Europea ha votato la proposta di legge “Chat Control 2.0”, già avanzata nel 2022 con lo scopo di lottare contro la pedopornografia.
Tuttavia, sebbene l’intento sia più che nobile, forse non è questo il caso in cui “il fine giustifica i mezzi”.

 

La legge, infatti, renderebbe obbligatorio il controllo dei messaggi privati, violando quella privacy che spesso diamo per scontata, come indicato ad esempio nella dicitura “protetto da criptografia end-to-end”.

 

Momentaneamente archiviata dopo l’opposizione di Germania e altri Paesi europei, questa proposta continua a sollevare domande: quanto siamo disposti a rinunciare per sentirci più sicuri?

 

Per spiegare la questione, basta tornare a un classico:

Il Grande Fratello vi guarda” [...] “Dovevate vivere presupponendo che qualsiasi rumore da voi prodotto venisse ascoltato e qualsiasi momento attentamente scrutato.”

 

1984” di George Orwell non è più solo un romanzo. È una lente con cui osservare un presente inquietante.
Il rischio? Un osservatore silenzioso nelle nostre conversazioni private.

 

Io non ho nulla da nascondere”: pensiero comune, ma non è questo il punto.
Le nostre abitudini digitali sono già tracciate: basta parlare di un maglione per vederlo inseguirci ovunque online.

 

La proposta è illegale, affermano il Comitato Europeo per la Protezione dei Dati e il Garante europeo, contraria alle norme fissate dalla Corte di Giustizia Europea.
Anche vittime di abusi e associazioni per i diritti dell’infanzia si oppongono, ritenendola inefficace e pericolosa.

 

Il materiale illegale, infatti, circola soprattutto nel dark web, non nelle chat comuni.
E poi, chi garantisce che i nostri dati privati non vengano violati o divulgati?

 

Sul piano tecnico, l’IA che dovrebbe monitorare milioni di messaggi ha una percentuale di errore enorme:
solo lo 0,014% delle segnalazioni si sono rivelate corrette.

 

E allora perché se ne parla?
Perché esiste già un “Chat Control 1.0”: Facebook e Instagram analizzano i messaggi, su scelta autonoma dei provider. La 2.0 renderebbe tutto questo obbligatorio per legge.

Secondo molti esperti, sarebbe l’inizio della sorveglianza di massa legalizzata.

 

Quanta libertà vale un po’ di sicurezza?
E se domani quella tecnologia servisse a censurare, controllare, punire?

 

La Storia ci insegna che non si può cedere nemmeno un pezzetto di libertà, perché il rischio è che non torni più.

 

Gunther Anders scriveva:

Per soffocare in anticipo qualsiasi rivolta non devi agire in modo violento. Basta creare un condizionamento collettivo così potente che l'idea stessa di rivolta non verrà più nemmeno nella mente degli uomini.

 

L’uomo deve avere l’umiltà di fermarsi davanti a ciò che non conosce fino in fondo.
Accettereste mai un farmaco che potrebbe, anche solo in minima parte, uccidervi?
E allora perché accettare qualcosa che può uccidere la nostra libertà?

 

Il pensiero e la parola sono ciò che ci rende liberi.
E quando li cediamo, il prezzo lo paghiamo sempre noi.

 

Se la libertà significa qualcosa, allora significa il diritto di dire alla gente cose che non vogliono sentire.” – George Orwell, La libertà di stampa

 

Giselle Passannante Grimaldi

 



 

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