Domenica, 20 luglio 2025


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sabato, 19 luglio 2025 Aggiornato alle 17:02Blog - Il maestro John

Ciao, Federico

di John Comini

Questa mattina don Cesare Polvara mi ha detto che è salito in Paradiso Federico Baronchelli. Era assistito con amore dal personale di Casa San Giuseppe, dove si trovava per un grave problema di salute: ogni giorno la mamma ed i familiari si recavano a fargli visita. I funerali si svolgeranno lunedì alle ore 10.

 

Questa mattina don Cesare Polvara mi ha detto che è salito in Paradiso Federico Baronchelli. Era a Casa San Giuseppe per un grave problema di salute. I funerali si svolgeranno lunedì alle ore 10.

 

Federico è figlio del maestro e sindaco Mario e di mamma Caterina (Caty): i genitori si erano conosciuti a Levrange, dove Caterina abitava e dove Mario era maestro. A lui è dedicato il parco vicino al Centro Sociale. Federico è fratello di Silvano e nipote di Nestore Baronchelli, famoso musicista (a lui è intitolata la banda musicale di Sopraponte).

 

Federico e Silvano avevano creato un poetico presepio nel giardino di casa, poi allestito nella Chiesa di Santa Maria. Era realizzato con grande perizia e cura dei dettagli, insieme a Giorgio Facchetti e ad uno splendido gruppo di amici. Il presepio ha sempre attirato migliaia di persone, meravigliate non solo dalla sua bellezza, dalle musiche celtiche, dalla cordialità (accompagnata da ottimo vin brûlé) ma anche dai messaggi scritti accanto alle statuine, alle casine ed alla neve finta…

 

Federico con questo capolavoro a cui si dedicava per mesi interi ricordava suo fratello Silvano, salito in Paradiso a soli 49 anni, il 28 novembre 2000. Silvano era un bravissimo maestro, che insegnava a Gavardo, amava il suo lavoro e voleva un bene dell’anima ai suoi alunni: è stato chiamato da Dio proprio mentre preparava il materiale della scuola. Quando è giunta all’improvviso la tragica notizia, tutti siamo rimasti senza parole. Silvano lasciava la moglie ed i figli Giovanni ed Andrea, che sono stati educati dalla mamma e da Federico alla bontà, alla bellezza ed alla generosità. 

 

Vorrei ricordare un articolo che Federico aveva scritto per Vallesabbianews, in occasione di una festa di famiglie indiane al Parco Amarcord di Gavardo. Si intitola “Il Paese che vorrei” ed a rileggerlo mi viene da piangere.

 

“Ieri, passeggiavo al parco, come faccio abitualmente: mi piace incontrare, salutare, parlare e sorridere a tante persone di culture e nazionalità diverse che si incontrano qui a differenti ore del giorno e della sera. Rimango sempre stupito come solo un saluto ed un sorriso possono abbattere muri, paure e incomprensioni.


Nella mia famiglia vi sono storie di immigrazione: chi per l’Australia, chi per il Sud Africa, chi per l’America; so bene cosa vuol dire partire, lasciare i propri cari, la propria cultura verso territori sconosciuti e realtà a volte molto distanti dalla propria storia; so cosa vuol dire emigrare, sacrifici, lacrime, sangue, ma anche speranze per sé e per i propri figli per un futuro migliore.
Mi fermo ad osservare i bambini che giocano, ci insegnano tutto con la loro semplicità e purezza, giocano insieme, liberi, senza pregiudizi, bianchi, rosa, neri, olivastri, sembra la tavolozza di un grandissimo pittore, e a volte penso che Dio sia felice e sorrida nel vederli.


Il mondo che vorrei: vorrei un mondo migliore in cui tutti gli uomini possano incontrarsi e imparare a lavorare insieme per lo stesso scopo, senza diversità razziali, tolleranti gli uni degli altri come solo i bambini sanno fare in modo naturale e spontaneo: solo i bambini sono capaci di giocare insieme senza sentire differenze culturali ed etniche, senza essere schiavi di pregiudizi e stereotipi.


Ieri qui al parco c'era una festa di famiglie indiane con tanti colori: le donne vestite elegantemente con i loro sari sorridevano, e ci si salutava, si scambiavano due parole: che bella la pace, la pace del cuore nella semplicità di un sorriso e di un nuovo incontro che nel profondo senti che ti riscalda e arricchisce.


I bambini si incontrano
sulla spiaggia di mondi sconfinati.
Sopra di loro il cielo è immobile
nella sua immensità
ma l’acqua del mare che non conosce riposo
si agita tempestosa.
I bambini si incontrano con grida e danze
sulla spiaggia di mondi sconfinati.
Costruiscono castelli di sabbia
e giocano con conchiglie vuote.
Con foglie secche intessono barchette
e sorridendo le fanno galleggiare
sulla superficie ampia del mare.
I bambini giocano sulla spiaggia dei mondi.
Non sanno nuotare
né sanno gettare le reti.
I pescatori di perle si tuffano per cercare
i mercanti navigano sulle loro navi
i bambini raccolgono sassolini
e poi li gettano di nuovo nel mare.
Non cercano tesori nascosti
non sanno gettare le reti.
Ride il mare increspandosi
ride la spiaggia luccicando pallidamente.
Le onde portatrici di morte
cantano ai bambini cantilene senza senso
come fa la madre
quando dondola la culla del suo bimbo.
Il mare gioca con i bambini
e la spiaggia ride luccicando pallidamente.
I bambini si incontrano
sulla spiaggia di mondi sconfinati.
Nel cielo senza sentieri vaga la tempesta
nel mare senza sentieri naufragano le navi
la morte è in giro e i bambini giocano.
Sulla spiaggia di mondi sconfinati
c’è un grande convegno di bambini. (Rabindranath Tagore)”
Ciao Federico, sarai sempre nel nostro cuore 

 

il tuo amico John

 

Nelle foto: 1) Federico (a dx) con amici del Presepio

2) Il fratello Silvano maestro

3) Il papà Mario Baronchelli con gli alunni di IV (classe 1947)


 

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