Domenica, 10 agosto 2025


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domenica, 10 agosto 2025 Aggiornato alle 07:00Blog - Maestro John

Seconda tappa dell’Avis Gavardo in bici verso Roma

di John Comini

 

Sabato 9 agosto: un sabato indimenticabile, in tutti i sensi! Andrò veloce, con rapidi schizzi perché siamo tutti cotti, persino noi furgonauti: e non solo per colpa della calura! 

 

Ma partiamo da ieri sera. Prima di cena, al bell’Hotel Holiday Inn di Parma, pieno di turisti anche stranieri, i nostri eroi sono nella hall ad attendere l’ora di cena. Facciamo un po’ di confusione (per usare un eufemismo) e l’addetto alle camere ci invita ad abbassare i toni. Incontriamo la bella Luisa Poletti, che ci saluta con grande affetto. I nostri bevono birre a ripetizione, che vengono servite da un simpatico personaggio, un maître di nome Max, che gioca a fare scherzetti, nascondendo la birra richiesta da Giuseppe e poi facendogliela ritrovare dopo alcuni minuti. Ma quando lo stesso Max prende le ordinazioni “speciali” per la cena di Anna e di Germana, si scatena Massimo, seguito da Angelo e da Gianni, che iniziano una serie di battute che fanno girar la testa al povero Max. Gli cantano anche una canzone piuttosto goliardica, sul cui testo è meglio sorvolare. Alla fine quando gli chiedono: “Saresti contento se al ritorno passassimo di nuovo in questo Hotel?” Max dichiara “No, vi prego!” e giù altre risate. 

 

Io sono stravolto (ah l’età!) e vado a dormire nella camera con condizionatore che porta la temperatura a livello polare, ma è centralizzato e dall’equatore sulle strade passiamo al Polo Nord nel letto. Mentre cerco di dormire, sento dal cortile il nostro gruppo che canta “Pellegrin che vien da Roma” e altre canzoni popolari, e pian piano mi addormento. Al mattino, colazione abbondante (quando è tutto pagato diamo il meglio per spazzolare ogni cibaria) e foto di gruppo con Max, felice di veder partire questi simpatici ma chiassosi bresciani. La partenza è rallentata da Leo Casari, che disperata non trova i suoi bellissimi occhiali, poi qualcuno le fa notare che li aveva sopra il casco che indossa…

 

Noi furgonauti partiamo, col furgone dell’AVIS Provinciale seguo sempre il furgone del Calcio Gavardo, con Beppe perfetto autista e la moglie Sonia che fa da “navigatore”: ma ama così tanto le rotonde che spesso ce le fa fare un paio di volte pur di imboccare la strada giusta…Come il giorno prima, incontriamo le sezioni avisine che troviamo sul percorso, con applausi, sorrisi, scambio di magliette e gagliardetti e doni (a Colorno ci avevano omaggiato di un ottimo formaggio che abbiamo subito messo nel bauletto del ghiaccio sintetico). 

 

A Sala Baganza avviene un incontro che ci ha quasi commosso: nella bella piazza, dinanzi alla splendida Rocca Sanvitale, ecco venirci incontro alcune persone davvero accoglienti. Sono molte, mi permetto di citare il Presidente Ginetto (dai modi cordiali e dalle profonde conoscenze), Antonio (che con il Gruppo Escursionistico Salese si impegna per la manutenzione di un tratto della Via Francigena) ed il simpaticissimo Francesco (addetto sanitario, che però ridendo si considera una “merdaccia”…ma ce ne vorrebbero di persone come lui nel mondo!). Oltre ad averci rifocillato nel Centro per Anziani, con bibite e paste, ci hanno mostrato le meraviglie della Rocca Sanvitale, il giardino all’italiana, le sale affrescate, la biblioteca con la simpatica Patrizia che nella sua abitazione accoglie i pellegrini che si recano a piedi a Roma. Infine ci hanno donato alcuni libri sulla storia della splendida località e alcune stampe. Insomma, è stata un’esperienza così bella e suggestiva che ci siamo ripromessi di visitare Sala Braganza con calma, magari con una gita dell’AVIS ad hoc. Nel frattempo abbiamo usufruito dei WC (quando scappa scappa), Ciba ha ricaricato la batteria scarica della bici, alcuni hanno acquistato alcuni prodotti contro le scottature in farmacia. 

 

Ieri era la tappa più lunga (104 km), oggi la tappa era di 83,5 km, ma con il fatidico passo della Cisa (m 1041slm). Il Presidente Giovanni (il più giovane del gruppo) purtroppo fora un paio di volte, ma la schiuma utilizzata regge, alla faccia della sventura. 

 

Facciamo tappa a Berceto, dove i cordiali avisini locali ci offrono dell’ottimo formaggio, che viene divorato tra fiumi di birra. Nello scambio delle magliette, ci accorgiamo troppo tardi che la “maglietta gavardese” era adatta ad un bambino molto piccolo…Poi la rampa finale, con un paesaggio straordinario, l’ombra degli alberi e una lieve brezza che attenua la calura: tutte cose stupende per i furgonauti, ma i nostri ciclisti vedono solo la strada che sale, sale e che non finisce mai. 

 

Finalmente, dopo una sudata pazzesca, i nostri eroi giungono al passo della Cisa, un valico celebre fra i pellegrini che percorrono la via Francigena. Noi furgonauti ci fermiamo in un bar in attesa che passino tutti i nostri amici. Ricordo che nel 2016 ci eravamo commossi quando Valter aveva portato la fascia con la bella immagine dell’amico Dario Persavalli nella chiesetta dedicata a Nostra Signora della Guardia. Fuori sfrecciano potenti moto, che Sonia saluta con le dita a V: i centauri ricambiano il saluto allo stesso modo. 

 

Franco ci informa che bisogna tornare indietro a prelevare Carla, poiché Capitan Arturo (che con la moglie utilizza un fantastico tandem super tecnologico) ha la batteria scarica. “E pensare -sottolinea - che mancavano solo 2 chilometri, e poi è tutta discesa!”. Importante ricordare che Arturo e Carla si sono allenati mesi e mesi percorrendo 1.500 km complessivi per poter partecipare insieme a questo pellegrinaggio! Bravi! Naturalmente alcuni ciclisti avisini si calano come avvoltoi attorno ad Arturo, che giunto al bar è costretto -suo malgrado- ad offrire a tutti la birra mentre attende che la ricarica arrivi almeno ad una tacca. Se avesse atteso la ricarica completa, gli “amici” avrebbero svuotato tutte le birre del locale (pare ne abbia offerte 18…). 

 

Poi Carla risale sulla bici, ed i due ripartono con gioia verso Pontremoli, cantando a squarciagola insieme ad Antenore e salutando una sposina con “Cara màma la spusa l’è ché/fig alegria che anché l’è el so dé!”. Ma non è finita: la discesa è velocissima, e a poche centinaia di metri dall’albergo vedo il furgone di Giuseppe fermo…i freni non funzionano più. Probabilmente il continuo utilizzo li ha surriscaldati, e infatti -dopo il controllo di un gentile meccanico del luogo che tra l’altro non ha voluto nulla- i freni hanno funzionato e il furgone è potuto ripartire. 

 

Potrei raccontare mille altre cose, ma mi limito a ricordare due aneddoti. Tita mi ha detto: “Ieri sera ero stravolto e volevo dormire, ma Livia voleva costringermi a fare il punto della giornata…” Inoltre Pepi ha passato una notte movimentata a causa del russare di Alex. Ma sono cose che succedono, l’importante è volersi bene!

 

A domani, a Dio piacendo, maestro John

 

Grazie per le foto all’amico Antenore Taraborelli


 

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