Violenza economica, il 60% delle donne non gestisce il denaro
Alla Rocca d’Anfo un incontro partecipato per parlare di autonomia finanziaria femminile e strumenti concreti per colmare il divario
Una sessantina di donne – e anche qualche uomo – ha partecipato lo scorso martedì 3 giugno alla Rocca d’Anfo all’incontro pubblico “L’importanza dell’indipendenza economica delle donne”, promosso da La Cassa Rurale Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella in collaborazione con il Centro Antiviolenza Chiare Acque.
L’evento, patrocinato dalla Comunità Montana di Valle Sabbia e dall’associazione Donne in Cooperazione, è stato un’occasione concreta per affrontare un tema ancora troppo invisibile: la violenza economica.
Si tratta di una forma di abuso che non lascia segni fisici ma incide in modo profondo sulla libertà delle donne, rendendole dipendenti dal partner nella gestione del denaro e nelle decisioni finanziarie.
In Italia, il 60% delle donne affida completamente la gestione economica alla controparte maschile.
Un dato che parla di stereotipi culturali, di mancanza di consapevolezza, ma anche di assenza di strumenti.
A portare la questione su un piano concreto è stata Irene Cavedaghi, consulente de La Cassa Rurale, che ha presentato dati interni all’istituto: su 17.700 clienti con conti correnti cointestati, circa 4.800 donne non dispongono dell’accesso InBank, il servizio che consente di visualizzare saldo, movimenti e operare online.
Peggio ancora, circa 3.400 donne non hanno una carta bancomat a sé intestata.
In pratica, per pagare o prelevare devono sempre rivolgersi all’altro intestatario del conto.
Un quadro che descrive una dipendenza economica strutturale, anche in territori che si considerano avanzati.
Per questo, La Cassa Rurale ha aderito a un’iniziativa del Gruppo Cassa Centrale che prevede l’offerta di un conto “a pacchetto”, pensato proprio per le cointestazioni: due carte di debito internazionali e due utenze InBank incluse in un unico contratto. Un piccolo passo concreto verso una maggiore parità e autonomia finanziaria.
Durante la serata sono intervenute anche Catia Pasquali, coordinatrice del Centro Antiviolenza Chiare Acque, e Laura Simeone, avvocata, che hanno illustrato segnali, conseguenze e strumenti legali per riconoscere e contrastare la violenza economica. “Le donne spesso non si accorgono subito di trovarsi in una situazione di dipendenza – ha spiegato Pasquali – perché la violenza economica può essere sottile: si esprime con il controllo, con la negazione dell’accesso al denaro, con l’esclusione dalle scelte familiari.”
Un ulteriore spunto è arrivato dalla stessa Cavedaghi, che ha ricordato l’importanza della tutela per chi svolge lavoro domestico non retribuito.
Esistono oggi polizze assicurative specifiche per casalinghe e casalinghi che garantiscono coperture in caso di infortuni e perdita di autosufficienza. E non è da trascurare il ruolo della previdenza complementare: “Costruirsi un fondo pensione personale – ha detto – significa garantirsi un futuro libero da condizionamenti.”
A chiudere la serata, Clara Tonoli ha letto alcune testimonianze reali di donne che hanno affrontato e superato situazioni di dipendenza economica, offrendo un messaggio di speranza ma anche di responsabilità collettiva.
L’incontro ha confermato quanto ci sia ancora bisogno di informazione, sensibilizzazione e strumenti pratici. Perché, come emerso chiaramente, l’indipendenza economica non è un lusso: è il primo passo verso la libertà.