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mercoledì, 26 marzo 2025 Aggiornato alle 06:56Blog - Il viaggiatore curioso

Viaggio nel mistero, nella magia e nello stupore all'Orrido di Bellano

di Roberto Maggi

Visitare l’Orrido di Bellano, lasciandosi conquistare dalla magia del luogo, dai terribili spettacoli naturali e dalle leggende di Taino e della Casa del Diavolo

 

 

E pensare che ero venuto qua solo per trovare, guardandomi attorno, i luoghi, gli scenari nei quali Andrea Vitali immerge le vite e le vicende dei personaggi dei suoi romanzi. 

Percorrendo la parte orientale del lago di Como (ramo di Lecco), poco dopo Varenna, giungo a Bellano, passeggio per stradine e piazzette. 

Gusto un ottimo caffè sul Lungolago e decido di non prendere la via del ritorno prima di aver visitato la vera attrazione di questa località, ovvero un passaggio tra rupi di roccia, al colmo di uno spaventoso precipizio conosciuto come “orrido”. 


Un poeta, certo Sigismondo Boldoni, lo definì un “orrore di un’orrenda orrendezza”. Ma di cosa si tratta? Me lo chiedo prima di leggere del torrente Pioverna, che nasce dal monte Grigna e che sfocia nel lago, proprio qui a Bellano. 

Esso ha scavato questa meraviglia, con un lavoro durato circa quindici milioni di anni, il tempo necessario perché si sgelasse il ghiacciaio dell’Adda. 

Questo canyon all’italiana può essere percorso per un breve tratto grazie a passerelle infisse nella roccia. E laggiù, nella profonda gola, spumeggia il torrente, tra cascate, grotte e rocce levigate. 

 


Nel centro del paese, mi conviene lasciare l’automobile nella piazza della chiesa, e, prima di salire l’ampia scalinata che conduce all’ingresso dell’orrido, val la pena che visiti la chiesa prepositurale dei Santi Nazaro e Celso, del XIV secolo (costruita fra gli anni 1342-1350). L’edificio, in perfetto stile lombardo a tre navate, presenta una facciata gotico-lombarda a liste di marmo bianco e nero elegantemente abbellita da uno stupendo rosone.

 

IL MISTERO DEL TESORO SEPOLTO.

Finalmente mi porto sulle vertiginose passerelle per attraversare lo stretto passaggio e per contemplare la meravigliosa forza della natura. 

Non si può non pensare all’alone di leggenda e di mistero che circonda questo meraviglioso, magico luogo. La leggenda, soprattutto. 

Tra questi strapiombi, infatti, si celerebbe il segreto di Taino, un leggendario e coraggioso guerriero che nel corso delle sue vicende eroiche riuscì, grazie alle sue numerose vittorie, ad accumulare ricchezze straordinarie. 

Quando morì, i suoi fedelissimi lo seppellirono con il suo tesoro, in un antro dell’orrido, e ne sigillarono il sepolcro con un enorme pietra. La tomba, che mai fu trovata, è probabilmente laggiù, violentemente accarezzata dalla forza impetuosa del torrente.

 

 

LA CASA DEL DIAVOLO.

Ad attirare la mia curiosa attenzione e a gettare un velo di inquietudine su di un luogo già di per se stesso impressionante, è la torretta che incontro a inizio percorso e che è conosciuta come “casa del diavolo”. Costruita su di un roccione sul fiume, di essa non si conosce né l’origine né la funzione. La misteriosa denominazione è legata alle figure mitologiche che decorano la facciata dell’ultimo piano. 

 

 

Vi si possono riconoscere: un satiro, uno strano uccello coronato, che farebbe pensare a un animale magico, e un demone con il forcone in mano. Si vocifera che all’interno vi si svolgessero licenziosi festini con rituali satanici. Ma c’è chi dice che addirittura il diavolo, celebrasse oscuri riti in questa casetta nascosta tra le rupi. La torre che, ad esagono irregolare, si eleva su quattro piani, presenta alcune finestre con ringhiera ed una scaletta a chiocciola interna che collega i piani fra loro. Anche i lati che la compongono (6) rimandano al satanico. Il sei è infatti il numero dell’imperfezione. Ripetuto tre volte, poi, si riferisce al nemico per eccellenza, cioè a Satana.

 

 

Meravigliosa esperienza quella dell’orrido di Bellano. Ma ora ho bisogno di ritornare a respirare aria di paradiso. A Bellano basta poco. Se la visita all’orrido ci ha precipitati nell’inquietudine di un’esperienza al limite della paura, una passeggiata in riva al lago ci riporterà in paradiso.

 

Roberto Maggi


 


 

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