Intervista “definitiva” a Charlie Cinelli
Il 20 dicembre al CTM di Rezzato Charlie Cinelli, affiancato da una super band, ripercorrerà tutta la sua carriera. Lo intervistiamo con l'obiettivo di fare "l'intervista definitiva al Charlie"in occasione di questo evento unico ed imperdibile
1) Partiamo dall'inizio, da quella " provincia denuclearizzata a sei chilometri di curve dalla vita" citando Samuele Bersani, dove sei nato, cresciuto e dove tutto prese il via. Come e quando hai deciso di lasciare il trapano ed il cacciavite per imbracciare basso e chitarra?
Ho cominciato a lavorare in officina da ragazzino durante le vacanze scolastiche, un’estate a montare resistenze elettriche, un’altra a confezionare sifoni per gli scarichi. Ho fatto anche il magazziniere e il disegnatore tecnico per approdare poi allo stampaggio di materie plastiche nell’officina che mio papà aveva appena avviato. Mentre lavoravo ascoltavo la radio e sentivo tutte le novità musicali del momento, da Baglioni ai Genesis, da Andrea Mingardi agli Area, De Gregori, il Perigeo, Vangelis, i Pink Floyd. Le radio trasmettevano di tutto ed era davvero fantastico scoprire quanta bella musica stava nascendo in quegli anni. Ero così entusiasta che ho voluto cimentarmi anch’io a fare qualcosa di più che strimpellare con gli amici sulle scale dell’oratorio. Mi sono iscritto al Conservatorio e ho iniziato a studiare il contrabbasso e di lì a breve a suonare, con disappunto del mio insegnante, nei locali che al tempo erano molti e ospitavano concerti di ogni tipo. In poco tempo mi sono trovato a suonare quasi tutte le sere, tra Brescia, Verona e Milano, in giro con la Fiat 127 a fare tardi la notte e trovare sempre più duro iniziare il lavoro alle 6 della mattina…
Così un bel giorno ho detto di sì a un’offerta che non potevo rifiutare…ho lasciato l’officina e, con gran disappunto di mio papà, mi sono unito a un gruppo di Roma per accompagnare Iva Zanicchi. E da quel momento sono diventato professionista.
2) La provincia ti stava stretta ed hai deciso di lasciartela alle spalle per andare all'estero, esperienza che racconti in quel gran gioiellino di canzone che è "La me zent". Dove sei andato e che ambiente hai trovato? quanto è stata importante questa esperienza?
In seguito, un po' di anni dopo, ho accettato di fare un provino per un’orchestra internazionale. Avevo voglia di andare, di vedere com’era il resto del mondo al di là del ponte sul fiume Mella e quale migliore occasione potevo sperare?
Lello Tartarino, questo il nome del capo orchestra, mi aveva mandato il biglietto aereo per andare a Monaco di Baviera. Era la prima volta che volavo e il trattamento in Hotel di lusso dove si suonava mi aveva impressionato quindi, dopo il provino andato bene, firmai un contratto di un anno per suonare come bassista nei locali più esclusivi di Germania e Scandinavia. L’esperienza è stata determinante, non solo dal punto di vista musicale ma anche per quello di crescita personale.
3) Hai suonato e collaborato con tantissime persone? quali sono state le collaborazioni più importanti e più formative? quanto è importante "la gavetta" per un artista?
La famosa “gavetta” una volta era indispensabile per un musicista, bisognava imparare a suonare di tutto e a confrontarsi con persone e situazioni di ogni tipo.
Ho avuto la fortuna di conoscere musicisti bravissimi dai quali ho imparato molto e belle persone come il pianista Gianni Maternini che mi ha istruito su vari aspetti del mestiere e Ben Bennessey, eccellente batterista che mi ha introdotto nell’ambiente jazz del South West dell’Inghilterra coinvolgendomi in bellissimi concerti. Tornato in Italia mi sono ritrovato in orchestra Rai grazie all’amico chitarrista Sandro Gibellini e in seguito ho avuto l’opportunità di lavorare in studio e tournée per vari artisti con Alfredo Golino.
4) Arriva poi il momento di quel rock istintivo e totale dei Charlie & the Cats. Torni in Italia e questo progetto ha subito un successo clamoroso. Cosa cercava il pubblico in quel periodo? quali gli ingredienti di questo successo? cosa invece non ha più funzionato e che ti ha portato a chiudere questa esperienza?
Fare il musicista a quei tempi poteva essere faticoso nel senso che c’era tanta musica da suonare, magari non sempre di mio gradimento, tanto lavoro in studio, tanti concerti e tanta strada da fare e io sentivo il bisogno di uno sfogo. Sono nati così i Cats, proprio per il gusto di suonare quello che mi pareva, senza costrizioni e senza regole. Doveva essere proprio quello che la gente cercava perché ai concerti tutti si divertivano, il sound era coinvolgente, le canzoni spensierate, tutti cantavano con noi ed era sempre una festa. Si vendevano anche i dischi! Per anni abbiamo fatto concerti in mezza Italia.
Poi però qualcosa non ha più funzionato, come tutte le cose belle c’è una fine, la creatività non è una cosa che puoi decidere. Se qualcosa si blocca è ora di cambiare.
5) L'esperienza dei Charlie & the Cats dopo molti anni si chiude, tagli i capelli lunghi, metti in pausa la telecaster e imbracci la chitarra acustica. E' il momento della svolta e dai alle stampe un disco epocale che ancora oggi è una pietra miliare della tradizione dialettale bresciana, un disco che segna un prima ed un dopo. Stiamo parlando di Torololo. Copertina bianca, il Charlie di profilo e una chitarra acustica. Una nuova giovinezza e una nuova partenza. Come nasce il disco? perchè questa svolta così radicale? come ha preso questo disco il tuo vecchio publico?
Infatti a fine anni ’90 la voglia di un suono più morbido e il desiderio di dare lustro musicale al nostro dialetto mi hanno portato a scrivere i brani di Törölölö. Non c’è stata premeditazione, nessun fine commerciale, solo la voglia di farlo. E la reazione del pubblico è stata inaspettata. Tutti, anche i seguaci dei Cats mi hanno dimostrato ammirazione e affetto per questo nuovo progetto.
6) Il nuovo filone convince pubblico e critica ed arrivano una serie di dischi che seguendo questa nuova strada: Nòm e Cognòm" (2001) con un suono potente ed internazionale, "En casa, en césa... al bar" (2003) che racconta storie e riprende lo stile di Torololo, "Sìforàl" (2006) un omaggio alla cultura folk, che attraversa secoli di tradizione e infine "Charlie Cinelli canta Merlin Magù una raccolta di canzoni ispirate alle opere di Leonardo Urbinati. Un'antologia moderna della tradizione dialettale bresciana. A quale disco sei più affezionato? quali sono le principali differenze tra loro e in che modo sono invece legati tra di loro?
Avevo scoperto che mi piace scrivere canzoni, su storie inventate da me o su testi di autori dialettali bresciani. Mi piace inventare delle melodie, cercare le note che vadano a toccare, insieme alle parole, le corde dell’anima, forse dell’inconscio, non so bene ma quando l’emozione viene condivisa da chi ascolta mi sembra di aver fatto qualcosa di utile, di buono.
Ogni disco si differenzia per il suono e per quel particolare momento della mia vita in cui è nato ma tutti sono legati dalla spontaneità che viene dal fatto di non avere costrizioni, contratti o aspettative. Ho sempre scritto per me stesso, sono andato per la mia strada, anche quando ho percorso dei sentieri accidentati.
7) Una tua grande forza sono i live dove riesci ad emozionare e divertire, suonando divinamente basso e chitarra riuscendo a tenere in piedi anche il One man show, sfida che mette in crisi tantissimi artisti. Quanti concerti hai fatto nella tua vita? quale ricordi con più affetto ed emozione? uno che invece vorresti dimenticare?
Suonare dal vivo è la cosa più bella anche se a volte ripetere le stesse canzoni può risultare noioso, ma cambiare gli arrangiamenti, la velocità e la tonalità aiuta a mantenere viva l’esecuzione e poi vedere il pubblico che si entusiasma è la vera soddisfazione. Non ho idea di quanti concerti io abbia fatto e non posso dire che sono stati tutti belli. Alcuni sono stati memorabili come quello del primo ottobre del 2010 al Centro Lucia, altri da dimenticare come quello dei Cats al Fuori Orario di Reggio Emilia…
8) C’è una canzone che senti particolarmente rappresentativa del tuo percorso artistico? Se sì, perché?
“Mai di mal del dé” è la canzone che mi piace di più perché ha una bella struttura, è armonicamente interessante e la melodia è indovinata per l’argomento che ritrae un momento particolare della mia vita. Aggiungo che è stata suonata, cantata, registrata, mixata e masterizzata molto bene. Al diavolo la modestia…(?)
9) Hai vissuto momenti di difficoltà o sfide durante la tua carriera musicale che ti hanno fatto pensare di lasciare perdere e cambiare vita? Come li hai superati?
I momenti difficili per un musicista sono all’ordine del giorno, ci sono i periodi d’oro e quelli di cacca…sia dal punto di vista creativo che economico, ma non mi sono mai perso d’animo, ho sempre cercato di inventarmi qualcosa di nuovo con la musica per rimanere a galla nonostante, per via del dialetto, il mio bacino di utenza sia sempre stato ristretto alla sola provincia. Cambiare vita non l’ho mai considerato, cerco di vivere al meglio questa che credo sarà l’unica.
10) Cosa ascolti e cosa cerchi nella musica di oggi?
Ascolto un po' di tutto e mi piacciono anche le cose più moderne se percepisco che vengono dall’anima, non mi piacciono le operazioni meramente commerciali, si sente subito se qualcosa è confezionato per il consumo stile fast food
11) Cosa significa per te il concetto di "successo"? Ritieni di averlo raggiunto secondo la tua personale definizione?
Successo è una parola che indica il passato (è successo) mentre si dovrebbe guardare ciò a che succede. Per me vuol dire evolvere, raggiungere equilibrio e consapevolezza, nella mente, nel corpo e nello spirito. Io ci sto lavorando e spero di mantenere quello stato il più a lungo possibile appena lo raggiungo. Anche nella musica
13) Quali sono i tuoi progetti futuri e cosa speri di trasmettere al tuo pubblico nei prossimi anni?
Poter scrivere canzoni interessanti, raccontare storie emozionanti e suonare e cantare finché c’è vita, questo è il progetto futuro. Al momento sto scrivendo insieme a un amico col quale ho trovato affinità artistiche e unità di intenti oltre che una bella amicizia. È Lorenzo Monguzzi, cantautore brianzolo già leader del gruppo “Mercanti di liquore”. Insieme pubblicheremo un nuovo album a febbraio e credo che il titolo sarà “Farabutti”
Appuntamento al CTM di Rezzato il 20 dicembre con il concerto evento di Charlie Cinelli. Info e biglietti sul sito www.vivaticket.com