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domenica, 8 gennaio 2023 Aggiornato alle 08:00Blog - Aqua Alma

Ridurre la nostra impronta idrica, come fare?

di Mariano Mazzacani
«Mangiare è un atto politico» Vandana Shiva

La notizia è di poche settimane fa: la Terra è un posto estremamente affollato visto che abbiamo ormai superato la soglia degli otto miliardi di esseri umani. Questo ci porta a dire che l’acqua a nostra disposizione diminuisce sempre più e pur rimanendo una quantità più che sufficiente non dobbiamo sottovalutare questa criticità.

I prossimi anni
vedranno un’ulteriore crescita della popolazione mondiale, prima che la curva inizi a diminuire, e questo porterà ad ulteriore domanda di risorse. L’acqua, come tutte le risorse del pianeta, è limitata, a rischio di penuria ed è necessario ragionare su quali strategie possiamo mettere in atto per ridurre la nostra impronta idrica.

Nel breve futuro è probabile assistere ad un aumento della produzione e consumo di prodotti animali che eserciterà un’ulteriore pressione sulle risorse di acqua dolce del globo, ma è necessario fare distinzioni visto che per esempio per quanto riguarda gli allevamenti le dimensioni e le caratteristiche dell'impronta idrica variano a seconda del tipo di animali allevati e dei sistemi di allevamento.

Per chiarire quale sia l’impatto sulle risorse idriche
dei diversi animali allevati consideriamo le rispettive impronte idriche.

L'impronta idrica della carne da bovini da carne (15.400 m3/ton in media globale) è molto più grande dell'impronta di carne di pecora (10.400 m3/ton), maiale (6000 m3/ton), capra (5.500 m3/ton) o pollo (4.300 m3/ton).

L'impronta idrica media globale dell'uovo di gallina è di 3.300 m3/ton, mentre l'impronta idrica del latte vaccino è di 1000 m3/ton. Ciò potrebbe aiutarci a scegliere una dieta diversa e diversificata per fare in modo che il nostro impatto idrico sulle risorse sia il più basso possibile. Per unità di prodotto in peso, i prodotti animali hanno generalmente un’impronta idrica maggiore rispetto alle colture. Lo stesso vale quando confrontiamo l'impronta idrica per calorie.

L'impronta idrica media per caloria della carne bovina è venti volte maggiore di quella dei cereali e delle radici amidacee (patate, patate americane, topinambur, etc.). Se invece valutiamo il fabbisogno idrico per proteine, risulta che l'impronta idrica per grammo di proteine per latte, uova e carne di pollo è circa 1,5 volte maggiore rispetto ai legumi (piselli, fagioli, lenticchie, fave, ceci ecc.). L'impronta idrica per grammo di proteine della carne bovina è sei volte maggiore rispetto ai legumi.

Nel caso dei grassi,
il burro ha un'impronta idrica relativamente piccola per grammo di grasso, addirittura inferiore a quella delle colture oleaginose. Tutti gli altri prodotti animali, tuttavia, hanno impronte idriche maggiori per grammo di grasso rispetto alle colture oleaginose.

I dati esplicitano
quanto il consumo di carne bovina impatti sull’impronta idrica sistemica, risultando la “peggiore” tra tutte le carni prodotte. Ricordiamo che sono dati medi in cui gli allevamenti industriali pesano enormemente sul totale e niente hanno a che vedere con gli allevamenti biologici in cui gli animali sono mantenuti all’aperto, cibati con erba fresca o fieno locale con un conseguente minor impatto sulle risorse ed un miglior rapporto qualitativo.

A livello mondiale la produzione animale richiede circa 2.422 gm3* di acqua all'anno (87,2% verde, 6,2% blu, 6,6% acqua grigia)**.

Un terzo di questo volume
è destinato al settore bovino da carne; un altro 19% per il settore bovino da latte. La maggior parte del volume totale d'acqua (98%) si riferisce all'impronta idrica del mangime per gli animali.

L'acqua potabile per gli animali, l'acqua di servizio e l'acqua di miscelazione dei mangimi rappresentano rispettivamente solo 1,1%, lo 0,8% e lo 0,03%. Fonte: Mekonnen e Hoekstra ().

La tabella in foto (vedi foto3) indica l'impronta idrica di alcuni prodotti alimentari di origine vegetale e animale.

Considerando che «mangiare può essere un atto politico» le nostre abitudini alimentari, cioè il nostro stile di vita, possono determinare scelte di politica economica determinando un cambiamento di paradigma sul modello economico attuale basato sulla produzione industriale del cibo, come possiamo essere protagonisti del cambiamento?

Ogni qualvolta ci accingiamo ad acquistare i nostri alimenti (ma non solo) possiamo trasformarci in consum-attori (Roberto Li Calzi Consorzio Le Galline Felici) ed essere protagonisti dei nostri processi d'acquisto: rispettare la stagionalità dei prodotti agricoli, riconoscere il prezzo giusto a chi produce preferendo filiere corte e prodotti a km 0 ed i prodotti biologici potrebbe essere un buon inizio!

*Giga è un prefisso che esprime il fattore 109, ovvero 10003, ovvero 1.000.000.000, ovvero un miliardo. Gm3 corrisponde a un miliardo di metri cubi.

**Acqua blu:
si riferisce al prelievo di acque superficiali e sotterranee destinate ad un utilizzo per scopi agricoli, domestici e industriali. È la quantità di acqua dolce che non torna a valle del processo produttivo nel medesimo punto in cui è stata prelevata o vi torna, ma in tempi diversi;

Acqua verde: è il volume di acqua piovana che non contribuisce al ruscellamento superficiale e si riferisce principalmente all’acqua evapo-traspirata per un utilizzo agricolo;

Acqua grigia
: rappresenta il volume di acqua inquinata, quantificata come il volume di acqua necessario per diluire gli inquinanti al punto che la qualità delle acque torni sopra gli standard di qualità.
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