Vacanza. Tempo dell’ozio e dell’attesa
La parola vacanza fa subito venire in mente un tempo vuoto e sospeso. Non per nulla come il termine latino “vacans”, indicava un periodo libero dagli impegni, vuoto, vacante
Un tempo fuori dalla routine dei giorni che ci riposiziona in equilibrio con la realtà.In vacanza ci occupiamo d’altro, di noi stessi ad esempio e del recupero di un tempo “interno” che per il resto dell’anno ci sfugge. Che non è il “Krónos”, come lo chiamavano i greci, che è il “tempo del fare” e ci fa sentire funzionali ai compiti sociali. È il “tempo dell’essere” chiamato καιρός “Kairos”, che nell’antica Grecia voleva dire “tempo opportuno” in cui può succedere qualcosa di inaspettato e speciale. In altre parole Kairós ci libera dai vincoli dell’agire, ci offre l’ozio e ci fa apprezzare la noia, cui abbiamo dato una valenza negativa quando è invece lo spazio del sogno, dell’attesa e della creatività.
Usiamo il Kronos come unità di misura della vita e dei rapporti in quanto è il tempo in cui vige il principio contabile delle entrate e delle uscite, quelle che ci meritiamo e quelle che non ci appartengono perché è quello che vuole la società competitiva.
Il tempo della vacanza è un “tempo libero”, senza vincoli, quello che dovrebbe farci star fuori dalla programmazione abituale, se non per lo stretto necessario. È possibile solo se lasciamo che nella vacanza la gran parte delle cose accadano senza averlo voluto. Un tempo senza agenda che è praticamente “ozio” e non “negozio”, temuto ovunque da iperattivi qual siamo che hanno configurato il termine come forma della colpa e dell’inutilità.
Il tempo libero, viceversa, è lo spazio alla nostra quotidianità senza orologio, senza i gesti abituali che misurano le azioni e l’agire. La vacanza così serve per ristabilire gli equilibri tra noi e ciò che ci sta attorno ma dobbiamo saper attivare l’orologio biologico che è il regolatore interno secondo cui mangiamo quando abbiamo fame e dormiamo quando abbiamo sonno.
Questo tempo sospeso del “non fare” ci insegna a saper attendere che accada quel che vuol accadere, anche l’imprevisto. Per gli adulti, di certo, è un tempo da acquisire e per coloro che hanno funzioni educative, un tempo da promuovere e far conoscere ai figli. I bambini e gli adolescenti di oggi purtroppo non sanno più stare nella noia, con gli occhi appesi al soffitto a immaginare o a fantasticare cosa manca. Glielo abbiamo vietato noi e abbiamo fatto in modo che la creatività fosse piano piano sostituita in gran parte da gesti sempre identici che si ripetono sui dispositivi onnipresenti dove si video-gioca e si chatta.
I figli così ora non sanno più attendere e nemmeno divertirsi o godere del non far nulla. La vacanza dovremmo farla diventare piuttosto il tempo per giocare insieme e trovare il piacere di farlo, lo spazio dove si fortificano i legami e si rendono più confidenziali le relazioni intra-familiari. Facciamo che sia l’occasione preziosa per godere con i bambini e gli adolescenti di quel tempo di convivenza continuato in cui la vicinanza rafforza la conoscenza reciproca e l’intesa.
Giuseppe Maiolo
psicoanalista
Università di Trento
www.officina-benessere.it