L’attuale governo statunitense e la sua incompetenza
Un’analisi sull’amministrazione trumpiana e le ragioni per cui essa è alquanto disastrosa: il caso della Casa Bianca
Molte volte, analizzando la situazione politica del nostro Stato, provo angustia ed afflizione, domandandomi come sia possibile che gli italiani non solo credano che persone così individualiste ed elitarie possano capire le difficoltà d’un cittadino comune, ma addirittura possano rappresentare il popolo italico – già di per sé complicato e poco unificato – senza aver mai sofferto quegli stessi problemi sulla propria pelle.
Mi illudevo – e lo faccio ancora oggi – che un giorno sarebbe sopraggiunta una qualche figura illuminata, ravvivando gli spiriti con l’ascesa d’una Nazione fiorente e funzionale, nella quale si possa vivere, non soltanto sopravvivere il giorno successivo.
Eppure, guardando oltre i confini nazionali, ci si accorge che la mediocrità politica non è una nostra esclusiva: benché l’Italia non stia migliorando, tutt’altro, mi son ricreduta su quanto basso possa davvero essere il grado di competenza d’un presidente: basta osservare l’operato di Donald Trump, la 47esima presidenza degli Stati Uniti.
Egli è il motivo della caduta della famigerata “landa della libertà” e della democrazia, ed è il mio fine, quest’oggi, mostrarvi le argomentazioni a favore di questa tesi.
Partiamo dal ricordare che egli non è una figura nuova nell’apparato politico americano: prima di essere rieletto il 20 gennaio 2025, fu al potere dal 2017 al 2021.
Già durante il primo mandato, l’idea di “protezione nazionale” di Donald era talmente soggettiva che fece sì che egli esponesse proposte alquanto discutibili: una delle sue promesse consisteva nella fortificazione ed estensione del muro tra l’America e il Messico.
Uno studio di USA TODAY afferma che Trump avesse utilizzato parole come “predator”, “invasion”, “alien”, “killer”, “criminal” ed “animal” più di 500 volte, oltre all’espressione “the hell out of our country” almeno 43 volte trattando di immigrazione. “This is an invasion”, disse l’8 maggio 2019 in Florida.
Come si può definire l’affluenza di altri esseri umani un’“invasione”? Pare che si debba fare qualche lezione di storia a Donald, in quanto secondo Treccani essa “consiste nell’ingresso delle forze armate di uno Stato belligerante nel territorio di un altro Stato per compiervi un’operazione bellica”.
E questa sua collera verso altri individui sta aumentando nel tempo: Kristi Noem, Segretaria della Sicurezza Interna, ha annunciato nuovi fondi per l’ampliamento e la pittura nera del muro, affinché diventi più difficile da scalare. Una simile dichiarazione basta a far capire come si possa confondere la sicurezza con l’insensibilità.
Egli sfrutta la paura del popolo, soprattutto la diffidenza verso gli stranieri, per favorire progetti assurdi e ottenere potere. Va riconosciuto che il quasi ottantenne – il presidente più vecchio mai eletto negli USA – sa individuare “nemici” ovunque.
Riguardo all’invito mancato degli USA alle celebrazioni dell’anniversario della liberazione dal Giappone, Trump commentò: “Please give my warmest regards to Vladimir Putin and Kim Jong Un as you conspire against the United States of America”.
Tener traccia dei “nemici” è il compito che Donald s’impone, coerentemente con la sua direttiva di rinominare il Dipartimento della Difesa in Dipartimento della Guerra.
Ha creato tantissimi disagi, dall’economia all’istruzione, trasformando l’America in qualcosa di simile a una monarchia.
Le “no king protests” hanno espresso questa rabbia popolare. La risposta del presidente? Un video generato dall’IA in cui bombe di feci vengono lanciate sui manifestanti.
D’altronde, la sua visione da “unico monarca” spiega anche la proposta di mettere il proprio volto sulla moneta da un dollaro.
Se il presidente si percepisce come centro del potere assoluto, non stupisce che persino simboli istituzionali come la Casa Bianca diventino oggetto dei suoi desideri. Nessun problema, secondo lui, nella distruzione dello storico roseto, sostituito con sedie e ombrelloni, né nella demolizione dell’ala Est per costruire una sala da ballo da 300 milioni di dollari, “con finanziamenti privati”.
La povertà non è un problema, evidentemente. Siamo noi i pretenziosi.
Ma vi prego di soffermarvi più a lungo su quest'ultimo punto: chi spenderebbe denaro su qualcosa che poi dovrà cedere agli altri? Non è conforme alla linea di pensiero trumpiana… o forse sì.
Donald non ha intenzione di andarsene: poco tempo fa ha “scherzato” sul fatto che, in caso di conflitto, sarebbe rimasto in carica e le elezioni non si sarebbero svolte regolarmente.
Un’ulteriore minaccia alla democrazia.
Corrado Augias ha definito Trump un “quasi-tiranno”: facciamo in modo che resti un’iperbole, non una realtà.
Quanto illustratovi è soltanto una piccola parte del grande disastro nel quadro politico attuale: ricordate, però, che sovrano è il popolo, non il presidente. Fate valere i vostri diritti, sempre!
Anna Fusco, 3B liceo scientifico










