Venerdì, 31 ottobre 2025


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venerdì, 31 ottobre 2025 Aggiornato alle 09:08Società

Onorare i Caduti, Rifiutare la Guerra

di Comitato per la pace

Nel ricordo dei 68 giovani vobarnesi morti nella Grande Guerra, l’invito a trasformare la memoria in impegno contro ogni forma di violenza, sopraffazione e guerra, ieri come oggi

 

 

Il più anziano, Alessio Sorzetto, era nato il 6 settembre 1874; quando morì, il 30 marzo 1918, aveva 43 anni; il più giovane, Virgilio Innocenti, deceduto nel 1922 in seguito alle ferite riportate, era nato il 7 gennaio 1900; morì a 22 anni.

 

Ogni volta che celebriamo qualche ricorrenza civile, in particolare in occasione del 4 novembre che celebriamo in questi giorni, dobbiamo giustamente rendere onore ai nostri caduti, senza però dimenticare che dietro a questa generica denominazione – i Caduti – ci sono stati i volti e le fattezze di tanti giovani uomini, di tanti esseri umani: pensieri, sogni, dolori, tristezze, aspirazioni, affetti, delusioni… vite, insomma, proprio come accade a ciascuno di noi.

 

Così, se solo compissimo lo sforzo di rappresentarci i visi di quei giovani sessantotto vobarnesi morti nel corso del primo conflitto mondiale, di pensarli come concittadini, immaginando di poterli ancora incontrare, di sentirli raccontare la loro vicenda, il loro dolore, la loro sofferenza, la loro morte, forse la retorica un po’ scontata con cui spesso siamo soliti commemorarne la morte lascerebbe il posto a un sentimento di umana pietà.

 

E il sentimento di pietà ci aiuterebbe a rafforzare la consapevolezza dell’odiosa inutilità di tutte le guerre: della Grande guerra, che si portò via le loro vite, delle guerre che la seguirono – Etiopia, Spagna, la Seconda guerra mondiale, Corea, Vietnam… – e di tutte le guerre che ancora oggi ad ogni latitudine insanguinano questo povero nostro pianeta

Di alcune i mezzi di comunicazione ci parlano ogni giorno, di molte altre non abbiamo nemmeno notizia, ma non per questo sono meno tragiche e disumane.

 

Non neghiamolo: a volte di fronte a tanta innaturale e disumana crudeltà, soprattutto quando ne sono vittime i bambini, ci prende lo sconforto, abbiamo l’impressione che ogni iniziativa sia inutile, che la nostra protesta non serva a nulla; e affiora alla mente la più tragica delle domande:
«PERCHÉ?»

 

Dobbiamo invece continuare la strada: conoscere e testimoniare.

 

Conoscere, per quanto ci è possibile, quel che è accaduto ieri e quel che ancora oggi accade nel mondo, perché la conoscenza è l’arma più potente per smascherare quanti dalle guerre traggono vantaggi economici o consolidano posizione di potere;
testimoniare, perché l’odio, la crudeltà, la violenza, sotto qualsiasi forma si presentino non devono diventare la “normalità”, e la nostra voce, per quanto flebile e disarmata, deve far capire ai seminatori di odio che noi ci siamo e non rimarremo in silenzio.

 

Non rimaniamo in silenzio, non restiamo indifferenti!
 

E facciamo sentire la nostra voce non solo per condannare le guerre “vere”, quelle di cui ogni giorno abbiamo notizia, ma anche le piccole guerre della quotidianità: le prevaricazioni, le violenze, gli atteggiamenti di intolleranza (citiamo, uno per tutti, per stare alla cronaca di questi giorni, quanto è accaduto a Venezia ad Emanuele Fiano, cui è stato impedito di parlare per la sola colpa di essere di famiglia ebraica), le ingiustizie nei confronti dei “diversi”, dei più deboli, dei più fragili.

 

Non rimanere in silenzio, non restare indifferenti: sarà il modo migliore per onorare i nostri caduti.

 

Il Comitato per la Pace di Vobarno

 


 

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