07 Marzo 2021, 09.30
Gavardo
Blog - Maestro John

Le canzoni della nostra vita

di John Comini

Il Festival di Sanremo, appena finito, mi dà lo spunto per parlare delle canzoni che ho ascoltato o cantato. Ognuno di noi ha una colonna sonora della propria vita. Proverò a cercare nel cassetto disordinato dei miei ricordi…


Chissà quali ninne nanne mi cantava mia mamma. Ero nato un anno dopo la morte della mia sorellina Mariangela, e avevo portato la gioia nella mia famiglia: “Te set nasit che töcc i piansìa.” Quando faceva i mestieri cantava “Chi gettò la luna nel rio chi la gettò? per darmi tanto dolore chi la gettò…è stato l’amore mio che la gettò”. Nel cuore della gente c’era la speranza per un futuro migliore: c’era chi canticchiava i successi del momento, e sulla strada molti passavano in bicicletta fischiettando. C’era il detto “canta che ti passa”. Mia sorella Rita ricorda che in paese girava un suonatore ambulante, con un organetto verticale. Se gli davi una monetina, ti faceva ascoltare fantastiche melodie.

Le Messe erano in latino, e il sacerdote era girato di spalle. La mescolanza di dialetto e latino era micidiale. Alcune donne al “Tantum ergo” cantavano “Canta il merlo nel frumento, e el fa cirulcirulììì”…altre cantavano “Oh bambino pieno di vino…ahi quanto mi costò l’averti amato.”
Nell’atrio della scuola c’erano i manifesti che avvertivano noi bambini di non toccare le bombe inesplose. La guerra era finita da pochi anni e si rischiava di perdere una mano, come era successo in certe parti. Nel cortile, schierati, cantavamo le canzone del Risorgimento e della Grande Guerra.

Cantavamo sempre, sia al mare sia nella mitica colonia di Livemmo, dedicata ad Armida Barelli, la cofondatrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dirigente dell’Azione Cattolica, proclamata venerabile il 20 febbraio di quest’anno da Papa Francesco, che ha così aperto la strada alla Sua beatificazione.

Salendo verso Pertica Alta sulla corriera del Nicolini, cantavamo “La Laura l’è troppo giovane, ulta el fé pirla el fé lasel lé a secà fin dumà”…quando l’avevamo cantata tutta eravamo arrivati. Nel refettorio, la sera, quando non veniva proiettata la paurosa pellicola sulla massoneria, c’erano piccole scenette. L’amico Vittorio Zanetti cantava magistralmente “La ballata di Lazy Boy”. Io mi ero specializzato nella commovente “Profumi e balocchi”: l’Orsolina Avanzi piangeva, la Gina Tortelli piangeva, don Angelo Calegari piangeva, le cuoche e la Ghita piangevano, le signorine piangevano, i bambini piangevano e io in camerata mi addormentavo beato del mio successo.

A scuola cantavamo testi in francese, come  “Dans les jardins d' mon père/ les lilas sont fleuris/ tous les oiseaux du monde/ Viennent y fair’ leurs nids/ Auprès de ma blonde qu'il fait bon, fait bon, fait bon…” Ma dov’era ‘ste blonde?

Durante le processioni suonava la banda del mitico Mario Mabellini, e tutto il popolo di Dio cantava all’unisono, ed era una vera emozione.
Vedevi la statua de San Rocco andare in giù dagli scalini della chiesetta di San Rocco, e il giorno dopo la statua della Madonna che traslocava e allora andava in su, mentre le campane facevano “den den den den” e la gente cantava “Dalle capanne povere dove si piange e implora…”. Alla curva delle processioni, quando vicino alla pesa pubblica si faceva l’inversione a U, il corteo da sacro diventava profano, e si potevano lanciare occhiate furtive verso il reparto femminile.

Da ragazzo si era molto complessati, e allora abbiamo messo su un complesso, nelle stanze dell’indimenticabile, don Erminio: Deni Giustacchini alla batteria, Paolo Goffi (ora don a Rezzato) al tamburello ed il caro Teddy eccelso chitarrista. Ci chiamavamo gli “Spiritual”, cantando successi dei Giganti come “Tema” e “Proposta”, quella di “Mettete dei fiori nei vostri cannoni”. Io suonavo il “basso”, sapevo il giro di Do con cui potevo suonare la Canzone del Sole di Battisti, e poi cantavo. Quando abbiamo fatto lo spettacolo con il teatro strapieno, ero felice e quella sera non ho dormito. Dopo un’altra serata all’oratorio, ci siamo sciolti. Del resto, non si erano sciolti anche i Beatles?
La sera del sabato, nel “grattacielo”, sentivo i canti provenire dal Bar Acli, dove c’erano gli sposalizi. Mi addormentavo sereno, con quelle canzoni gioiose.

C’erano i canti degli ubriachi: “Chi völ mia sintim a cantà, el naes a san Piero el naes a San Piero…” (e per decenza mi fermo qui)
Durante la Fiera si imparavano le canzoni dagli altoparlanti. Nelle osterie si cantava a squarciagola. Qualcuno cantava “Il Piave mormorò: un fiasco di quel nero!”

La radio diffondeva le canzoni del festival di Sanremo, il juke-box del bar Acli e dell’Oratorio sparavano a tutto volume Caterina Caselli “Casco d’oro”, Lucio Battisti, Rita Pavone, Orietta Berti, Gianni Morandi, Patty Pravo, l’Equipe 84, i Dik Dik, mentre Fausto Leali con la sua inconfondibile voce cantava “A chi”. E che dire di Mina, che faceva (e fa) anche la pubblicità della Cedrata Tassoni?

E poi c’erano le feste in piazza dell’Unità, dell’Avanti, dell’Amicizia, con canzoni e balli. All’Oratorio, e a Messa dopo il Concilio, si cantavano canzoni “moderne” e spirituals, che è bello cantare ancora nell’incontro annuale con i “vecchi” curati a Limone.

Ricordo quando è morto Luigi Tenco. Mamma mia com’ero triste, come le sue canzoni che adoravo. Si aspettava l’ultima canzone di Battisti, e quando appariva lui, alla televisione in bianconero (i colori che preferisco), con la sua voce intensa e le sue melodie (con le parole del grande Mogol) si rimaneva incantati. Come se ci spiegasse qualcosa della vita, come se capisse qualcosa di noi. Senza tanti fari, senza tanti effetti speciali, senza vestiti strani. Èl só, só vecc. Capisco che le canzoni devono fare spettacolo. Ma una canzone, oltre i lustrini e l’evento televisivo, se è bella regge per anni, per intere generazioni. Certe canzoni fanno venire i brividi anche oggi.

Sapevo (e so) a memoria molte canzoni di Sergio Endrigo, Ornella Vanoni, Battisti, De Gregori, Baglioni, De André, Guccini, Jannacci e Gaber.

Alcune canzoni in inglese le canticchiavo, ma non capivo quel che dicevo. Adoro Neil Young, che ascoltavo da ragazzo su un registratore. Le canzoni sono come i libri, ti aprono la mente. Ascolti una musica, passano i giorni, passano gli anni, risenti quella musica e tutto ritorna, tutto rivivi: le immagini, i profumi, lo stato d’animo vissuto in quei 3 minuti di vita passata. Tutto è stato magicamente registrato nel profondo della tua anima, come una chiave riapre una vecchia porta. Vivere senza la musica mi sarebbe impossibile. In questo mondo di tristezze e di cattiverie, la musica mi dona serenità.

Quando sono partito militare, erano appena uscite due hit della musica: “I giardini di marzo” di Battisti e “Piccolo grande amore” di Baglioni. Le continuavo a cantare, anche quando facevo la guardia sull’altana, al freddo, sotto le stelle fredde, con il mio fedele Garand (senza cartucce…fortuna che non c’erano Austriaci ad invaderci). Allo spaccio (inteso come bar…) vedevo molti compagni che piangevano o scrivevano lettere alle proprie morose, sentivo la canzone dei Santo California  “Tornerò” al jukebox. Bevevo la mia gazzosa e piangevo, piangevo, nella mia splendida divisa. E il bello è che non avevo nessuna ragazza! E quando l’ultima sera ho sentito la tromba che suonava il silenzio, ho pianto sotto le coperte della mia branda.

“Buonanotte amore, ti rivedrò nei miei sogni…
Buonanotte a te che sei lontano” (Nini Rosso)
Quando andavo a morose con la mia attuale moglie, giravamo per le colline, in Vespa e senza casco (a quel tempo si poteva) e con il vento in faccia cantavamo Baglioni…

“E lungo il Tevere che andava lento lento/ noi ci perdemmo dentro il rosso di un tramonto/ fino a gridare i nostri nomi contro il vento...”
E poi ci siamo sposati nella chiesetta di San Fermo, a San Felice. Era domenica, se ci fossimo sposati di sabato i miei avrebbero dovuto chiudere il negozio di scarpe, e allora sai che pena per il cassetto santo e benedetto…Noi ed il coro abbiamo cantato “Ave Maria” di De André:
“E te ne vai, Maria, fra l’altra gente che si raccoglie intorno al tuo passare,
siepe di sguardi che non fanno male nella stagione di essere madre.”

In viaggio di nozze, destinazione Sicilia, siamo passati da Bologna per salutare Guccini in Via Paolo Fabbri 43 (dal titolo del suo album) ma era tardi e non abbiamo osato disturbarlo. E quando è nato Andrea, luce dei miei stanchi occhi, gli ho dedicato una canzone:
“Se dorme un bambino non disturbarlo, il sonno è del bambino tu non rubarlo
il cielo è come un mare, le nubi sono onde, la luna è una barca, naviga tra le stelle…
Il bimbo guarda e sogna l’onda che diventa musica, il vento che diventa voce
la nube che diventa pioggia, il legno che diventa fiamma
la fiamma che diventa fumo, il seme che diventa albero, il fiore che diventa frutto
l’uovo che diventa uccello, il bimbo che diventa uomo.”

Io ed Emi cantavamo “Nina ti te ricordi” di Gualtiero Bertelli. Con il mio amico Deni, quando viaggiavamo sul furgone per gli spettacoli del Teatro Poetico Gavardo, cantavamo “Ritornando da Milano, costeggiando il fiume Mella, ghó encontrat ‘na verginella, la comincia a far l’amor…” Deni è molto intonato ed ha una bellissima voce, conosce canzoni stupende come “Donna Lombarda”. Abbiamo conosciuto i musicisti del Nuovo Canzoniere Bresciano, che cantavano canzoni popolari e civili, come la struggente “Giulia”, dedicata ad una vittima della Strage di Piazza Loggia. Tra gli altri, ricordo Bosio Primarosa di Villanuova, Marina Frugoni (cantava Il frate, una canzone divertente e coinvolgente ) Franco Pedretti, Bruno Podestà, Giuseppe Rusconi, Roberto Chiodi, Ferdinando Conti, Franco De Domenico, Tiziano Zubani, Sergio Dallari, Gianpiero Benedetti e Paola Urbino.

Con loro abbiamo partecipato al Festival Internazionale del teatro di piazza a Sant’Arcangelo di Romagna ed a spettacoli di animazione per i centri estivi del Comune di Genova, oltre ad un comicissimo “café chantant”.

A scuola ho sempre amato coinvolgere i bambini in rappresentazioni teatrali e musicali, da  “Patapumfete teatriamo” con i bambini della quinta di Gardone Riviera. a “Il girotondo delle stagioni” a Mocasina ed a Prevalle, ma anche a Sopraponte e Soprazocco. La musica ed il teatro hanno in sé un grande valore educativo! Ho sempre aderito al progetto Opera Domani, nel “magico” Teatro Grande di Brescia, con il coordinamento dell’eccellente ed entusiasta maestra Raffaella Polini.

Ricordo che nel vecchio teatro di Sopraponte (che ho scoperto essere stato costruito dal nonno di mia moglie) ho avuto la fortuna di assistere a splendide operette, con tanto di orchestra e con splendidi costumi.

Ho assistito a pochi concerti: Mal dei Primitives a Bagolino, Claudio Lolli, Dik Dik, Maurizio Vandelli, Fabio Concato e Cugini di campagna con le loro scarpe con le zeppe multicolori (a Ponte Caffaro), Gianni Morandi a Gardone Riviera, Lucio Dalla (quando non era ancora famoso, al Fiamma di Salò), Giovanna Marini (celebre cantautrice e ricercatrice musicale). Dopo l’esibizione, con il suo gruppo di bravissime coriste era venuta a cena a casa nostra. Che bellezza! E che pastasciutta!

Ho avuto l’onore di conoscere tante persone che amano e praticano la musica. Impossibile ricordarle tutte. Mi permetto di citare il mio amico maestro Angelo Mora che canta nel coro La Fornasina. La professoressa Goffi Marilena che ha ideato il Coro di voci bianche “Giocanto” di Villanuova sul Clisi. Il mitico Coro “La Faita” diretto dal maestro Valerio Bertolotti, che ha fatto da colonna sonora in numerosi spettacoli del Teatro Gavardo. Il Coro “La Valle” diretto dal maestro Massimiliano Sanca, “Le Predelle”  diretto dal maestro Cesare Archetti e il simpatico Coro “Erica” diretto dal maestro Vincenzo Loda. C’è una persona molto nota a livello musicale, il Maestro Luigino Bertuetti, brillantemente diplomato in “Corno”, che ha suonato all’Arena di Verona ed ha girato mezzo mondo ed ora dirige la Banda di Sopraponte.

C’è poi l’amico Mauro Abastanotti che si diletta con il sax insieme ai LEM.3, una band di amici musicisti: Santino Maioli (detto Santana), virtuoso della chitarra, Mariolino Vezzoni, voce e batterista, Franco Marini ottimo chitarrista, Alberto Comaglio, eccellente chitarrista e cantante, e Gino Toffolo al basso.

C’è poi il gruppo dei Km.0, composto da Maurizio Martini e Gianni Podavini (chitarra e voce), Carlo Ferretti (chitarra solista), Marcello Podavini (basso), Arturo Tebaldini (armonica) e il mitico Marco Franzini alla batteria. . E come posso dimenticare la X-Band?  Ci sono il leggendario Gigi Avanzini (voce e tastiere), Dario Abastanotti (chitarra), Sergio Lanzi (basso) e Alberto Poli (batteria) che con la voce di Fulvio Zambelli e di Giovanna Danesi mi hanno fatto vivere emozioni bellissime.

C’è il mio amico Luca Lombardi che suona il pianoforte con il Teatro Gavardo ed ha avuto un rapporto “professionale” con Fausto Zanardelli, dei Coma_Cose, giocolieri con le parole e partecipanti apprezzati al festival di Sanremo. Nel 2006 aveva mixato e  registrato un disco del gruppo “Iponous” di cui Luca faceva parte.

E poi c’è Gian Giustacchini, che ha un negozio di cornici nella piazza della Chiesa e che ha scritto tempo fa delle bellissime canzoni ed ha anche inciso un disco con la stupenda canzone “Maria” (profumo dell’estate…). E infine il bravissimo Paolo Cavagnini, grande chitarrista.
Termino con due aneddoti. Il caro Cecchino Franceschetti, marito di Santa (che tutti chiamavano Lina) e papà del mio caro cognato Sergio, amava raccontare che in paese c’era uno che veniva chiamato per passare le veglie funebri nelle case. Il tempo non passava mai, per cui ogni tanto gustava un sorso di vino da un fiasco. Si mise a cantare “Vieni qui Ninetta che te dó un basin, vieni qui Ninetta sotto l’ombrellin” Tutti i familiari della casa, in lutto, vengono svegliati e vanno a vedere cosa sta succedendo. E vedono lui che dice al morto, tirandolo per la giacchetta “Cantèt o no cantèt?”

Secondo aneddoto. Un prete consola un uomo che sta per andare in Paradiso:
“Coraggio, stasera avrai la fortuna di cantare le lodi del Signore in cielo.” E l’uomo: “L’è mèi che te ghe naet té, mé só stunàt!”
Dimenticavo: quando morirò, mi piacerebbe che al mio funerale ci fosse l’amico Beppe Mangiarini a cantarmi l’ultimo saluto. E buonanotte ai suonatori!
Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo

maestro John Comini

Nelle foto:
1) Si canta alla “Caminada del Cés” con don Cesare Polvara alla chitarra e amici della Faita
2) La Banda Viribus Unitis con il caro Maestro Mario Mabellini
3) Nonno Cecchino con la cara moglie “Lina”
4) L’amico Beppe Mangiarini in uno spettacolo del Gruppo Teatrale Gavardese





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