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giovedì, 25 agosto 2022 Aggiornato alle 08:00Blog - 21 grammi di psicologia

Comunicazione passivo aggressiva

di Sabina Moro
Tra le forme di comunicazione, oltre a quella passiva, aggressiva e assertiva, troviamo la comunicazione passivo aggressiva. Vediamo insieme da cosa è caratterizzata.


“Non sono d’accordo con quello che hai da dire, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo”.
Voltaire

Tra le tipologie di comunicazione conosciute troviamo la comunicazione passivo aggressiva. Questa forma è caratteristica di persone che faticano ad esprimere in modo funzionale i propri pensieri e sentimenti negativi e, per questo motivo, utilizzano comportamenti di aggressività nascosta, silenzio o indifferenza.

All’inizio la relazione sarà piacevole
ma, con lo strutturarsi più profondo del legame, i comportamenti messi in atto dalla persona con stile comunicativo passivo aggressivo, possono generare instabilità, senso di frustrazione e rabbia anche negli altri. Le persone quindi, con il tempo, tenderanno a prendere le distanze e la persona si sentirà

Ma, come possiamo riconoscere una persona che utilizza una comunicazione passivo aggressiva?

-    Vittimismo e lamentosità: spesso si lamenta di non essere compreso, apprezzato e considerato dagli altri. Frasi tipiche possono essere “è sempre colpa mia” “hai sempre ragione tu” “fai come vuoi tanto io non sono importante” “sono sfortunato”;

-    Atteggiamento polemico;


-    Mancanza di impegno: quando viene assegnato un compito che la persona non ha interesse nel portare a termine, piuttosto di comunicare la sua contrarietà, lo esegue in modo frettoloso, senza impegno e interesse;

-    Difficoltà a mantenere una decisione: se inizialmente esprime il suo disaccordo, a volte in modo aggressivo, successivamente subentra un senso di colpa che lo conduce a cambiare la sua idea fino a mostrarsi in accordo con l’altro.

-    Tecnica del silenzio: quando non è in accordo con il comportamento di un altra persona, pur di non comunicare la sua contrarietà o farsi vedere fragile, utilizzerà la tecnica del silenzio, sparendo per ora con lo scopo di ferire l’altro, mettendo il muso o non rispondendo ai messaggi. Quando poi si farà notare l’influenza di questo comportamento, la persona tenderà ad usare frasi come “stavo scherzando, “non ero arrabbiato”, “sei libera di fare quello che vuoi”,ecc..

-    Colpevolizzazione dell’altro per i propri fallimenti o insuccessi;

-    Sensazione di superiorità:
i comportamenti passivo aggressivi sono spesso messi in atto dalla persona con lo scopo di mantenere la sua superiorità nella relazione, con l’idea di poter gestire l’altro e non sentirsi “succubi”;

-    Mancanza di consapevolezza rispetto all’influenza che può avere sugli altri il proprio comportamento. Frasi tipiche sono: “perchè ti arrabbi sempre?”, “non fare la pazza”, “non capisco cosa ho fatto di male”, “io sono calmo”, ecc.;

-    Scarsa empatia rispetto ai bisogni degli altri;

-    Viraggio tra comportamenti di dipendenza nei confronti degli altri, verso i quali sanno di avere bisogno (soprattutto quando l’altro tende ad allontanarsi), a sentimenti di insofferenza quando l’altro si lega troppo.

Se ti riconosci in questo tipo di comportamento, chiedi aiuto. Può essere molto utile un lavoro sulla consapevolezza emotiva, sull’espressione funzionale della rabbia e sul comprendere come anche i nostri comportamenti possono avere un’influenza sugli altri. Un buon lavoro su di te ti permetterà anche di sviluppare relazioni positive e durature, caratterizzate da meno altalenante e discontinuità.

Dott.ssa Sabina Moro
3934107718
sabina.moro@outlook.it
Instagram: 21grammi_di_psicologia

 

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