Omicidio di Agnosine, in aula le testimonianze delle figlie

Si è tenuta l'altro ieri davanti alla Corte d'assise di Brescia una nuova udienza del processo a carico di Paolo Vecchia, operaio 52enne in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato della moglie Giuseppina Di Luca e di maltrattamenti.

La donna era stata uccisa il 13 settembre 2021 a coltellate sulle scale della palazzina di Agnosine in cui si era trasferita un mese prima, in attesa di completare le pratiche per la separazione. Un femminicidio che aveva scosso profondamente l'intera comunità.

Ieri, dicevamo, le figlie della coppia – una di 27 anni, che viveva ancora con il padre, e l'altra di 21, che si era invece trasferita con la madre – hanno ricostruito le violenze e il giorno dell'omicidio. Entrambe hanno chiesto e ottenuto di non incrociare lo sguardo con il genitore ed è stata così posizionata in aula una divisoria.

“Stavo dormendo a casa e sono stata svegliata da mio padre. È entrato in camera in modo brusco. Era tutto sporco di sangue, sulle braccia e sul collo e puntandomi il dito mi ha detto: "Ti ho ucciso tua madre proprio come ti ho promesso". Sono saltata sul letto e ho urlato, l’ho spinto e gli ho chiesto: "dimmi che non lo hai fatto". Mi ha risposto "sì, l’ho copàda". Poi ha posato sul tavolo della cucina i due coltelli usati per l’omicidio e la borsa di mamma” ha testimoniato la figlia maggiore Tanya, come riporta il Giornale di Brescia.

“La sera prima avevo lavorato fino a tardi e dormivo – ha testimoniato la figlia minore Sara. - Ad un certo punto ho sentito tanto rumore, mi sono affacciata e ho visto l’auto di mamma ma sapevo che era già uscita e che sarebbe dovuta essere al lavoro. Ho preso il telefono e ho visto le chiamate di mia sorella. Poi Tanya è arrivata e mi ha detto che mamma era stata uccisa”.

Le due ragazze in aula hanno raccontato di un clima di maltrattamenti verbali e fisici che avveniva da anni in famiglia.