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giovedì, 17 aprile 2014 Aggiornato alle 11:30Terza pagina

Il pregiudizio dell'incapace sul capace?

di Dru
E' noto che l'incapace ha le sue armi per difendersi e il capace altre, le armi tra i due contendenti sono diverse nella qualità e quantità

L'incapace per combattere il capace deve rendere difficile la vita del capace, mostrando e dimostrando, tramite indizi o parole dalla semantica ampia, la malafede del capace nello svolgimento delle sue funzioni.

Nella  comunità l'incapace sarà sempre disposto a gettare fango sul capace ogni qualvolta gli si mostri l'opportunità.

Nelle amministrazioni di piccole realtà di paese il Sindaco e la sua giunta, che mostrassero capacità volitive e fattive nello svolgimento delle proprie funzioni, sono esposti al pregiudizio dell'incapace che sarà sempre disposto a definire l'operato del Sindaco e della sua amministrazione l'operato di un ladro e del suo ladrocinio.

Insomma, meglio non essere capaci, meglio non fare, perché essere capaci e fare è per l'incapace una sfida impari e improba.

Resta al capace un'unica chance, quando l'incapace dimostra di essere in vantaggio, dare in mano l'amministrazione all'incapace e aspettare, questo è il potere democratico dell'alternanza.

Ma tutto questo non influenza solo il pubblico, ma anche il privato: chi non è stato toccato, nella propria vita, dalle maleodoranti e infette spire della mente contorta del sospetto e della malafede trasudante l'incapace?

A nessuno è augurabile l'esperienza dell'incapace e tantomeno di trovarselo sul proprio tragitto di vita, ma questa è la vita, e per ogni capace ci sono almeno dieci altrettanti incapaci che sono pronti ad accusare il capace di esserlo.

La comunità dell'alta Vallesabbia, dove un sostenuto gruppo di cittadini e di amministrazioni determinate a far valere i propri diritti, anche attraverso i Comitati, si trova ora disorientata solo per quei comuni che non hanno tratto alcun profitto dalla battaglia di tutti, vive questo paradosso.

Laddove le amministrazioni capaci hanno raggiunto patti intelligenti e congrui ad un deflusso minimo garantito, ricavandone, anche sull'onda di battaglie intestine, risorse importanti per il proprio comune, amministrazioni diverse hanno saputo e voluto rinunciare ai favori che questa "capacità" avrebbe disposto nei loro confronti, rinunciando ai soldi sacrosanti, soldi che avrebbero solo favorito lo sviluppo di paesi a vocazione turistica e non paesi predestinati al suicidio per chissà quale propria natura esoterica e per nulla ecologica o del benessere quotidiano della propria cittadinanza.

E' vero, il Lago è importante nel contesto dell'alta valle, un valore e una fortuna averlo, chi lo mettesse solo in dubbio non capirebbe che questa è una risorsa inestimabile per l'alta Vallesabbia,  ma...

..il Lago non è tutto, il Lago è parte di una comunità e del suo territorio.

Una volta raggiunta una regola per il deflusso minimo, quello è il traguardo e non il pretesto per inutili ancorché dannosissime polemiche pretestuose.

Decidere per il Lago a prescindere significa uccidere il tutto per la parte, significa astrarre a tal punto la parte dal tutto, si da considerare quella parte, seppur importantissima, il tutto, significa al dunque contraddirsi, perché la parte non è il tutto, perché il Lago non può essere senza il contesto, perché il Lago è nel contesto.

Il rischio, irreale ma attuale, di rimaner tagliati fuori dal contesto che raggiungerà accordi e risorse invece nostra, deve far riflettere sull'opportunità di perseverare nell'errore, nell'ostinazione di condurre battaglie contro i mulini a vento.

Questo poco è già troppo per il cieco che oggi dovrà solo riconoscere che i fondi stanziati sono giunti a loro destinazione per quelli che sono riusciti ad intercettarli con le opere approvate e  in fase di start-up, ma non tutto è perduto, l'alternanza appunto, non tanto di giunta, ma di pensiero.

Dru.

 

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