Transizione 5.0, Streparava (Confindustria Brescia): “Gestione inaccettabile, servono fondi subito”
Dura presa di posizione del presidente degli industriali bresciani dopo l’annuncio del MIMIT sull’esaurimento delle risorse. “Così si mette a rischio la competitività del sistema produttivo”
Un giudizio durissimo quello espresso da Paolo Streparava, presidente di Confindustria Brescia, all’indomani della comunicazione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy che ha annunciato, tramite decreto direttoriale, l’esaurimento delle risorse destinate alla misura Transizione 5.0.
“La comunicazione del MIMIT è un fatto grave e inaccettabile”, afferma Streparava, sottolineando come solo poche ore prima dell’annuncio ufficiale, il portale GSE indicava ancora oltre 3,7 miliardi di euro disponibili. “Non si può certo parlare di trasparenza né di collaborazione tra GSE e Ministero”.
Il presidente degli industriali bresciani punta il dito contro la gestione del credito d’imposta, considerata non solo lacunosa ma anche caotica, con un cambio di rotta unilaterale che rischia di mettere in crisi migliaia di imprese, tra cui molte associate di Confindustria Brescia.
Aziende che, spiega, avevano pianificato investimenti strategici confidando su un supporto statale che ora sembra venir meno.
“Transizione 5.0 poteva essere una leva fondamentale per la trasformazione digitale ed energetica del sistema produttivo italiano – aggiunge – ma è stata scritta male e gestita peggio. Dopo 16 mesi di attesa, solo recentemente lo strumento aveva iniziato a funzionare, grazie a una fase di semplificazione. Ora, questa sospensione improvvisa rischia di bloccare investimenti cruciali”.
Streparava chiede al Governo di agire rapidamente:
“Servono nuove risorse nazionali, immediatamente disponibili, per coprire tutte le domande presentate e salvaguardare la fiducia delle imprese.
Il Paese non può permettersi passi falsi proprio ora, quando la transizione ecologica e digitale è decisiva per la competitività dell’intero sistema industriale”.
L’appello si chiude con una richiesta netta: stabilità, chiarezza e coordinamento nelle politiche industriali.
“Non si può cambiare tutto da un giorno all’altro, cancellando con una nota mesi di lavoro. Le imprese hanno bisogno di certezze per programmare il proprio futuro”.








