Lunedì, 27 ottobre 2025


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lunedì, 27 ottobre 2025 Aggiornato alle 06:40Blog - Maestro John

Emozioni con Flavio Emer

di maestro John

Sabato scorso a Gavardo uno spettacolo con le parole e le immagini di Flavio Emer

 


Ho partecipato a “Da qui a lì è un viaggio immenso”, uno spettacolo che mette in scena alcuni brani tratti da “Il Corponauta” di Flavio Emer

È difficile raccontare le mille emozioni che sono arrivate al cuore del pubblico. Tra l’altro, erano presenti la mia bella collega Franca Filisina col marito Elio Bresciani e gli amici Paolo ed Anna Grumi

C’era anche l’Ing. Carlo Giacomelli, nato a Nave, che ha conosciuto Flavio e la sua famiglia.

 

Le brave attrici Beatrice Faedi e Gabriella Tanfoglio hanno recitato in modo appassionato e “col cuore”. Alessandro Adami (alla fisarmonica e dalla splendida voce) e Carlo Gorio (chitarrista impareggiabile) hanno cantato poetiche melodie di Giorgio Gaber, Gianmaria Testa, De André e Claudio Lolli

 

“Quello che mi resta dei tuoi giorni sono queste note tristi
che si inseguono nell’aria e disegnano il tuo viso
quello che mi resta dei tuoi giorni è quell'ultimo sorriso
regalato un momento prima di andare via
quello che mi resta dei tuoi giorni è solo la malinconia.”

 

E mentre scorrevano sullo schermo le meravigliose immagini create da Agnese Bonfiglio, tutti pensavamo con immensa nostalgia e tenerezza a Flavio Emer.

 

Nato a Caino il 29 luglio 1969, con una malattia genetica che progressivamente atrofizzava tutti i muscoli, andò a scuola con ottimi risultati fino all’inizio del liceo, quando una grave crisi gli paralizzò l’uso delle mani. Questo non gli ha impedito di essere scrittore, giornalista, viaggiatore infaticabile, impegnato sul fronte della cultura, della politica, della società

Continuò a leggere, a studiare, a scrivere con l’aiuto di un particolare computer, che lui chiamava “Oby Wan Kenoby” (il maestro di Guerre Stellari) e di un software che trasformava le sue parole in videoscrittura.

 

Ha scritto Massimo Tedeschi in uno struggente articolo sul “Corriere della sera” a 10 anni dalla morte di Flavio:

 

“Aveva raccontato il mondo visto da mezzo metro sotto la linea degli sguardi «normali», senza autocommiserarsi, spesso con commenti spiazzanti che aprivano vaste discussioni.
In condizioni sempre più critiche (una tracheotomia gli aveva tolto l’uso della parola) aveva affrontato gli ultimi mesi, godendo dell’assistenza affettuosa di sanitari, amiche, amici…
Al termine aveva affrontato il tema del fine vita chiedendosi, proprio dalle pagine del Corriere, se fosse «giusto, possibile, dignitoso, sbagliato, coraggioso, vile, etico, necessario» staccare la spina.
Aveva risposto negandosi all’accanimento terapeutico, a forsennati tentativi di rianimazione.
S’è spento così, impartendo ancora una volta una lezione di lucida dignità, di umanesimo militante. Flavio fino in fondo. Flavio fino all’ultimo respiro.”

 

Lo spettacolo di sabato è stato presentato da Ombretta Scalmana, vicesindaco della Città di Gavardo

L’amico Marco Piccoli ha parlato per conto di Fondazione Sipec della quale Flavio era socio sin dai tempi dell'amicizia con il mitico ing. Luciano Silveri. Flavio, prima della sua partenza, volle lasciare, personalmente e tramite la sua zia Celestina, un lascito alla Fondazione che è confluito in un fondo a lui dedicato. 

Ha parlato poi Mariella Soncina della Fondazione Intro che ha istituito la Scuola dell’infanzia montessoriana a Soprazocco.

 

Beatrice Faedi, oltre che sul palco da attrice, rappresentava Somebody Teatro che ha realizzato, con i suoi educatori-artisti, i laboratori e gli incontri nelle scuole. Il progetto, chiamato “Corponauti e Orizzonti”, cofinanziato da Regione Lombardia e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha offerto un percorso educativo che, grazie al teatro, ispirandosi ai pensieri ed agli scritti di Flavio, ha puntato a far acquisire alle nuove generazioni una maggiore propensione a riconoscere, comprendere e valorizzare la diversità e la fragilità nell’altro

Si è cercato di far passare il messaggio che fragilità non è sinonimo di debolezza e diversità non significa affatto esclusione.

 

Per raggiungere questo obiettivo sono stati effettuati laboratori di teatro nelle scuole del territorio (scuola dell’infanzia, primaria, secondaria) per un totale di 144 ore. Gli incontri sono stati condotti da operatori esperti di Somebody Teatro, con la partecipazione degli insegnanti ai quali sono stati riservati degli appositi spazi formativi e di aggiornamento

 

Nelle scuole è stato realizzato anche lo spettacolo teatrale “La storia di una goccia che voleva cambiare il mondo”, che narra le vicende di una goccia che vuole essere diversa dalle sue compagne (e in effetti lo è perché è dotata di pensiero) e cerca di vivere la sua “caduta” dalle nuvole nella maniera più intensa possibile. 

Una goccia che vuol essere protagonista della vita, pur sapendo già quale sarà il suo destino.

 

Insomma, Flavio continua ad esserci e si fa sentire, eccome!
Ciao, Flavio, grazie per quello che ci hai donato!
 

maestro John

 

Nelle foto: Flavio Emer e con Marco Piccoli (che ringrazio per le informazioni e per la passione e la sensibilità che mette sempre in tutto quello che vive).
Grazie anche a Massimo Tedeschi per il bellissimo articolo sul Corriere.


 

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