Domenica, 19 ottobre 2025


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domenica, 19 ottobre 2025 Aggiornato alle 08:00In cammino

La Via Francigena di Angiolino: resoconto della 6ª settimana

di Aldo Amici
I pellegrini sulla spianata della Basilica di Santa Maria di Leuca. In evidenza lo striscione del CAI Gavardo e l’immagine di Angiolino

 

La sesta ed ultima settimana della Via Francigena del Sud, dedicata ad Angiolino, è terminata venerdì 17 ottobre a Santa Maria di Leuca, dopo centoventi chilometri in cinque tappe e quasi mille chilometri in 38 giorni di marcia.

 

Franca è stata l’ultima amica ad essere trasportata in joëlette, accudita dalle solerti Licia e Valentina. Nell’ultima settimana si sono aggregati ai “pellegrini”, oltre ai già citati Raimondo, Barnaba, Pierantonio, Stefano, Alessandra, Nadia, il Presidente della Sezione del C.A.I. Gavardo, Emiliano, anche Vanna (vedova dell’indimenticato Angiolino, al quale la Via Francigena del Sud è stata dedicata), Cristina, Grazia e Maria. 

 

Inutile descrivere l’emozione che, all’arrivo sulla spianata del Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae, ha travolto tutti, liberando, soprattutto in chi ha compiuto l’intera Via, sentimenti di profonda gioia, di magica meraviglia, di commossa gratitudine, soprattutto nei confronti di chi da lassù ha vegliato giorno e notte sul buon andamento dell’avventura. 

 

 

Le tappe dell’ultima settimana sono state le seguenti:

  • Lecce – Martano (31 km)
  • Martano – Otranto (32 km)
  • Otranto – Vignacastrisi (26 km)
  • Vignacastrisi – Tricase (14 km)
  • Tricase – Santa Maria di Leuca (18 km)
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Tutti i borghi attraversati appartengono alla provincia di Lecce. Sul percorso, i nostri camminatori si sono imbattuti prima in Acaya, stupenda cittadina fortificata rinascimentale e, poi, in Vernole, suggestivo centro barocco. A Martano, fine della prima tappa, hanno visitato il borgo storico, impreziosito dal castello aragonese ed hanno ammirato il Menhir del Teofilo, il più alto di tutta la Puglia. Giunti a Otranto, la città più a oriente d’Italia, hanno visitato la cattedrale di Santa Maria Annunziata, dove nel 1095 vennero benedetti i 12 mila crociati che partirono per la prima spedizione in Terra Santa. Sulla via per Vignacastrisi si sono soffermati nei pressi del lago di bauxite e delle rovine dell’abbazia di San Nicola di Casole. A Castro, distante solo due chilometri dal punto di arrivo, hanno respirato l’aria di un epico passato. Qui infatti, Virgilio, nell’Eneide, individua il primo approdo dell’eroe troiano in terra italica. Camminando paralleli alla costa, sono giunti a Tricase, cittadina del XII secolo, ed hanno soggiornato ad Alessano, paese natale di don Tonino Bello, il coraggioso vescovo di Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la pace. Nell’ultima tappa, il cammino si è snodato lungo contrade campestri, nel susseguirsi di affascinanti borghi medievali come Tiggiano, Corsano e Gagliano del Capo, peraltro attraversati sotto una pioggia incessante. Dopo di che, si è spalancata improvvisamente ai loro occhi l’agognata meta finale: Leuca, la Finis terrae d’Italia. 

 

    

 

Nell’ultima settimana hanno gustato soprattutto piatti a base di pesce fresco, accompagnati da contorni di pittule, ovvero frittelle salate contenenti un impasto di cavolfiore e acciughe, con companatico di frise. Ad alleviare la sete, rossi e bianchi genuini e liquorino a base di alloro. 

 

A conclusione della Via Francigena del Sud si possono formulare svariate considerazioni ed esprimere miriadi di riflessioni, osservazioni o giudizi. Quel che è certo è che si è trattato di un cammino all’insegna soprattutto della solidarietà e, perché no, di un pellegrinaggio storico, culturale e, per alcuni, anche religioso, se spinto da motivi di devozione o ricerca personale e spirituale.

 

Il percorso ha immerso i viandanti nella natura, nella storia, nell’arte sacra, accompagnandoli su antiche strade, in aree archeologiche, castelli, abbazie e paesaggi mozzafiato. Certamente il cammino ha messo a dura prova il loro fisico ma la determinazione nel voler aiutare il prossimo, soprattutto quello più debole e in difficoltà, la capacità di fare squadra, lo spirito di amicizia hanno prevalso, alla fine, su tutte le difficoltà.

 

 

  

  

Se la scorsa settimana i ringraziamenti sono stati rivolti a Dori, a fine del Cammino è doveroso esprimere gratitudine: a chi ha continuato, con grande sapienza, il lavoro organizzativo di Angiolino, ovvero Salvatore; all’indomabile condottiero Paolo V.; agli stoici “volontari”: Adriano, Angelo, Edoardo, Giovanni, Giuseppe, Lorenzo, Paolo F., Paolo V., Piergiorgio, Salvatore; a Ceserino ed Aldo per il prezioso servizio svolto.  

 

Infine, un grande grazie a Edoardo e Giovanni che hanno generosamente messo a disposizione le loro autovetture, senza le quali non sarebbe stato possibile condurre in porto l’impresa.

 

L’impegno finanziario per un’avventura di tale portata è stato notevole e senza l’aiuto di fondazioni, enti ed amici non sarebbe stato possibile realizzarla. A tutti loro, “Il Sentiero di Cinzia” del C.A.I. Gavardo è doverosamente riconoscente!

Grazie!     

    


 

Il gruppo dei pellegrini, il Sentiero di Cinzia e tutto il CAI Gavardo desidera ringraziare anche il “cardinale” Aldo Amici, per aver narrato il cammino settimana dopo settimana e soprattutto per la sua attività di “direzione finanziaria” e fundraising, senza il quale tutto questo non sarebbe stato possibile.

Grazie.

Emiliano Alborali e CAI Gavardo

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