Valle Sabbia, terra d’arte e di memoria
Un viaggio tra storia, cultura e identità collettiva, attraverso lo sguardo del professor Biati e le opere di Ottorino Garosio
Mai come nei momenti storici di difficoltà ci si deve proiettare, nel futuro prossimo, come attori e protagonisti nella consapevolezza e nella presa in carico di un patrimonio storico, artistico, culturale, antropologico esistente da conoscere, da preservare, da attualizzare, da tramandare.
Le radici di tutto ciò stanno nell’essere, questa terra di Valle Sabbia, ricca di storia, di tradizioni, di illustri personaggi, di emozionanti spontaneità: ‘habitar in sta terra’ è di un profondissimo significato che si coglie nella notte dei tempi, ma più recentemente (e si fa per dire perché ci riferiamo all’anno Mille e al dopo Mille) negli attenti e laboriosi interventi dei monaci Benedettini di Serle, e anche degli Umiliati, dei Padri Bianchi di S. Francesca Romana, degli Olivetani, che hanno costruito, nella cultura cristiana, l’ethos e l’economia dei paesi nei quali viviamo e, nel passare dei secoli, tutto ciò si è consolidato diventando memoria, tempio e custodia di ciò che è più sacro nell’uomo.
Il Pian d’Oneda sorge così dalla palude, con piccole case contadine e con un monastero di S. Giacomo delle Caselle, piccolo centro culturale e ospizio per i pellegrini che transitavano nella Valle aperta ai passaggi, come è la Valle Sabbia: a nord il Trentino (Contea principesca del Tirolo), ad est il Garda e il Veneto di quella gloriosissima Repubblica che per 370 anni pone come inossidabile bolla di governo il suo leone marciano; a sud la pianura, estesa e fertile, e la Città, nobile e sostenuta.
Cerniera, questa del lago d’Eridio, tra territori diversi e baluardo contro le continue risse e le facili incursioni di vicini, come i Lodroni, ostinati e rapaci, furbi e violenti.
Diverse furono le deviazioni da parte degli stessi conti del fiume Caffaro, naturale confine di possedimenti diversi; conti di Lodron, sempre pronti ad indebite appropriazioni, a duri saccheggi, ad esiziali distruzioni, a violente intimidazioni.
‘…questi homeni (valligiani) - come relaziona alla Serenissima il capitano Marino Cavalli nel 1554 - confinando con li Lodroneschi hano molti travagli, perché li conti li voleno sempre passar avanti e con mille artificj li fanno far atti pregiudiciarij a se stessi…et poi li fan lite’.
L’astuto governo della Serenissima ‘si liberò’ progressivamente di questi conti nobilissimi, mandandoli a governare l’impervia Valvestino.
Con furbizia diplomatica, la Repubblica ‘invitò’ sempre i Bagolinesi, armati, a presenziare alle festività del Pian d’Oneda e il ‘molto circospetto Consiglio’ veneziano vegliava sulle zone aperte della ‘valle del ferro, delle lane, dei legnami, dei latticini’.
Un luogo, il nostro, strategico militarmente e significativo politicamente: basti pensare alla Rocca d’Anfo, ma anche sintesi di un’intera Valle, la Valle delle ‘chiese’, delle ‘rocche’, dei ‘castelli’.
La Valle del Pre-rinascimento e del Rinascimento si presenta con disseminati e incantevoli gioielli:
S. Rocco di Bagolino
S. Antonio di Anfo
S. Stefano di Nozza
S. Lorenzo di Odolo
S. Andrea di Barbaine
S. Martino di Levrange
S. Lorenzo di Promo
S. Lino di Binzago
S. Rocco a Gavardo
La ‘piccola Valle’ è capace di erigere splendide ‘cattedrali’ sui monti, costruzioni basilicali, quali quelle di:
S. Giorgio (Bagolino), Visitazione (Vestone), Assunta (Bione, Provaglio, Mura, Vobarno), S. Bartolomeo (Lavenone), SS. Pietro e Paolo (Preseglie), S. Zenone (Ono Degno), S. Silvestro (Comero), SS. Filippo e Giacomo (Gavardo).
Una rinnovatrice ondata settecentesca, che coglie nel cardinal Querini il magnate propulsore, non solo di cristianità, ma anche di edificazioni costruttive di templi, simboli esteriori e spirituali del ‘secolo d’oro’ della Chiesa Bresciana, in un’esplosione del ‘gran teatro artistico del barocco ligneo’ che, in Valle, trova pieno compimento grazie a botteghe d’arte come:
Boscaì Pialorsi, Bonomi, Zambelli, Ginammi, Ebenestelli, Prandini, Arici, Baruzzo Andrea da Sabbio.
Nel corso dei tempi, illustri personaggi nati in Valle Sabbia hanno brillato sulla scena europea:
Bartolomeo Bontempelli detto Dal Calice
Fabio Glisenti, medico e drammaturgo
Bartolomeo Ginamni di Lavenone
Pietro de Facchis (Carmeliano), umanista alla corte di Enrico VII
Domenico Bonomino, filosofo
Diamante Medaglia Faini, poetessa
Padre Serafino Borra di Ono
Giacomo Bonfadino
Eugenio Raimondi
Padre Francesco di Bagolino (Scalvini Stefano)
Organtino Gnecchi Soldo da Casto
Pilotti Arcangelo da Posico, martire in Tibet
La Valle è anche fulcro della civiltà contadina e artigiana, dove il quotidiano faticar, la cultura della cosa, la supremazia dell’utile e del sapere elementare plasmano l’identità collettiva.
Questa cultura della cosa non è tramontata, ma trasformata dalla modernità.
Oggi la Valle vive una nuova stagione culturale, fatta di associazioni, mostre, pubblicazioni e una vivace tiratura editoriale.
Questi sono segni emblematici, luoghi relazionali e comunitari dove si riproducono processi creativi e si modellano nuove spazialità culturali.
In questo contesto si colloca la mostra dedicata a Ottorino Garosio, promossa dall’Associazione culturale di Via Glisenti 43 in Vestone (agosto–novembre 2025), con esposizioni a Sabbio Chiese, Vestone, Bagolino e Brescia.
Garosio, pittore del quotidiano valsabbino, restituisce con intensità la dignità poetica e perfino epica della cultura contadina, tra roncole, mantelli neri e vecchi silenziosi ma densi di vita.
Artista avvinto alla propria terra, mai inserito nei salotti dell’arte ufficiale, Garosio è poeta e pittore della sua gente.
Insieme a Edoardo Togni, in un rapporto quasi complementare, ha raccontato con onestà visiva il mondo agreste: Togni paesaggista raffinato, Garosio ritrattista appassionato.
Pittore eclettico, capace di spaziare dall’espressionismo al folklorico, dal vignettistico all’intimistico naturalistico, crea una tavolozza lucente, in cui il colore narrativo diventa protagonista.
È Ottorino Garosio: “comporre, prendere un poco di anima e un poco di cosa ed accarezzare tutto con gli occhi”.