Giovedì, 22 maggio 2025


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giovedì, 22 maggio 2025 Aggiornato alle 08:00Confindustria Brescia

Presentata la ricerca «Brescia Dna Futuro – Demografia, Immigrazione, Digitale, Competenze – Le quattro sfide di oggi e domani»

di Redazione

Il report – condotto da Centro Studi di Confindustria Brescia e OpTer dell'Università Cattolica del Sacro Cuore – ha analizzato l'evoluzione del sistema produttivo bresciano in un orizzonte di medio-lungo periodo, con tre possibili scenari individuati. La provincia di Brescia segna un rapido invecchiamento della popolazione, con le generazioni più giovani numericamente insufficienti a garantire il ricambio generazionale

 

da sinistra: Schittone, Gussalli Beretta, Colombo, Marseguerra, Castelletti, Taccolini, Bragoli, Pais, Fedreghini.

 

Un'azione coordinata su immigrazione, partecipazione femminile, gestione degli over 55 e produttività del lavoro: è questa una possibile risposta per mantenere il territorio bresciano competitivo nell'orizzonte temporale dei prossimi 20 anni.

 

A evidenziarlo è la ricerca "Brescia DNA Futuro – Demografia, Immigrazione, Digitale, Competenze – Le quattro sfide di oggi e domani", presentata oggi pomeriggio nella Sala Beretta durante l'appuntamento di fine mandato della presidenza di Franco Gussalli Beretta (2021-2025).

 

In particolare il report – condotto da Centro Studi di Confindustria Brescia e Osservatorio per il Territorio (OpTer) dell'Università Cattolica del Sacro Cuore –, ha analizzato l'evoluzione del sistema produttivo bresciano in un orizzonte di medio-lungo periodo, concentrandosi su alcuni fenomeni chiave che stanno già influenzando profondamente il tessuto economico e sociale del nostro territorio, quali il calo demografico e i suoi impatti, l'integrazione ancora parziale degli immigrati nella società e nelle imprese, la trasformazione digitale in atto, inclusa la rapida diffusione dell'intelligenza artificiale.

 

Dopo i saluti iniziali da parte di Franco Gussalli Beretta, presidente Confindustria Brescia, e di Mario Taccolini, Università Cattolica del Sacro Cuore, sono intervenuti – moderati dal giornalista Dario Di Vico – Giovanni Marseguerra, Università Cattolica del Sacro Cuore, Filippo Schittone, direttore generale Confindustria Brescia, Davide Fedreghini, Centro Studi Confindustria Brescia, Maddalena Colombo, Università Cattolica del Sacro Cuore, Daniela Bragoli, Università Cattolica del Sacro Cuore e Ivana Pais, Università Cattolica del Sacro Cuore. A seguire una tavola rotonda, che ha visto protagonisti Laura Castelletti, sindaca del Comune di Brescia, Franco Gussalli Beretta, presidente di Confindustria Brescia e Simona Tironi, assessore all'Istruzione, Formazione, Lavoro di Regione Lombardia

 

Nel dettaglio, la ricerca ha proposto tre scenari per il futuro della provincia, relativi alle possibili evoluzioni demografiche e occupazionali:

·         Aperto statico: nel prossimo futuro la popolazione segue lo scenario mediano ISTAT, mentre i tassi di occupazione (per genere e classe d'età) rimangono costanti sui livelli del 2024.

 

·         Chiuso statico: nel prossimo futuro la popolazione segue lo scenario mediano ISTAT (tranne che per la componente migratoria, che viene azzerata), mentre i tassi di occupazione (per genere e classe d'età) rimangono costanti sui livelli del 2024.

 

·         Aperto reattivo: nel prossimo futuro la popolazione segue lo scenario mediano ISTAT, mentre i tassi di occupazione (per genere e classe d'età) raggiungono nel 2043 quelli dell'Area euro, con un processo di crescita lineare.

 

Dall'analisi si registra come la provincia di Brescia segni un rapido invecchiamento della popolazione (indice di vecchiaia 184,3 nel 2025, era 119,3 nel 2001), con le generazioni più giovani numericamente insufficienti a garantire il ricambio generazionale. L'occupazione ha toccato livelli record nel 2024 con 546 mila occupati (nella fascia in età di lavoro, 15-64 anni), ma è trainata dagli over 45, che rappresentano oggi quasi il 49% della forza lavoro. Senza un apporto migratorio e correttivi strutturali, la popolazione attiva (ovvero in età lavorativa), potrebbe scendere a 642 mila unità nel 2043, dagli attuali 814 mila. Solo lo scenario "Aperto reattivo" – con maggiore partecipazione di donne e stranieri – consentirebbe di mantenere l'attuale ricchezza prodotta (oltre 49 miliardi di euro), evitando perdite cumulate anche superiori ai 90 miliardi negli scenari peggiori.

 

Nel 2025 gli stranieri rappresentano il 12,3% della popolazione bresciana (155.206 persone), con una crescente stabilizzazione nei territori più dinamici. Oltre il 50% dei nuovi permessi è per ricongiungimenti familiari, e i minori nati in Italia sono in aumento. A scuola, gli studenti con cittadinanza non italiana sono il 18,9%, con una netta prevalenza di "seconde generazioni" (68,8%). Sebbene persistano divari di rendimento, si distingue anche un nucleo di studenti eccellenti (fino all'11%), grazie a contesti scolastici inclusivi.

 

Sul tema degli stranieri, emerge come una parte di loro abbia difficoltà nell'apprendere l'italiano, per il poco tempo a disposizione e – talvolta – per la scarsa alfabetizzazione pregressa. I dati del 2023 relativi ai test di lingua italiana A2 – requisito per il rilascio del permesso di soggiorno – mostrano che solo il 47,7% dei richiedenti ha effettivamente superato l'esame, evidenziando barriere linguistiche persistenti, in particolare per le donne, che ostacolano l'integrazione socio-economica.

 

Sul tema AI, le aziende bresciane, sebbene con ritmi di adozione variabili a seconda delle dimensioni e dei settori, stanno progressivamente investendo in tali tecnologie. Questi investimenti puntano ad automatizzare operazioni, analizzare grandi volumi di dati e migliorare la qualità produttiva. Secondo Unioncamere Lombardia, in provincia di Brescia, l'8% delle imprese industriali ha già adottato tecnologie di intelligenza artificiale, mentre il 14% prevede di farlo nei prossimi anni. Tuttavia, circa il 30% delle aziende non ha ancora preso una decisione in merito.

 

In un contesto demografico che non promette una rapida ripresa, per mantenere una crescita stabile del valore aggiunto tra l'1% e il 2% annuo sulla base degli scenari demografici ipotizzati nel capitolo 2 della ricerca, la produttività del lavoro dovrà aumentare tra l'1% e il 2,3% ogni anno. In questo contesto, l'IA, se adottata in modo diffuso e sistematico, potrebbe diventare il motore per raggiungere questi obiettivi, ottimizzando le risorse e incrementando l'efficienza produttiva.

 

Le interviste a testimoni privilegiati confermano poi i dati statistici e permettono di individuare anche "segnali deboli". Esse rilevano un forte interesse dei lavoratori per la formazione, vista come strumento di sviluppo personale. Nelle soft skill, emerge l'attenzione verso la gestione del fallimento e la polivalenza. La scarsa richiesta di competenze digitali è legata all'operatività in filiere produttive, a esperienze passate di digitalizzazione non riuscite e alla diffidenza nelle PMI. L'accesso a posizioni manageriali avviene spesso tramite crescita interna, determinando una richiesta di formazione manageriale.

 

Nelle strategie di reclutamento, si usano incentivi (referral bonus), incontri con studenti, ottimizzazione delle candidature online ed employer branding. I percorsi di onboarding e l'attenzione allo sviluppo interno sono importanti, riflettendo un nuovo concetto di carriera orientato all'apprendimento e alla crescita personale piuttosto che allo status. Si nota un passaggio dal mentoring al coaching e la diffusione del reverse mentoring per colmare il divario generazionale. C'è elevato turnover e difficoltà nella fidelizzazione. Le nuove generazioni mostrano resistenza alle trasferte e richiedono maggiore flessibilità oraria. Il lavoro sta perdendo centralità a favore di altre sfere di realizzazione. Il boomerang recruitment, il ritorno di ex dipendenti, riflette carriere più fluide.

 

"Il declino demografico, l'incompiuta integrazione degli stranieri, la trasformazione digitale accelerata, la necessità di competenze nuove: tutto questo non è più materia da convegni o rapporti specialistici. Sono sfide concrete, che stanno già cambiando il volto delle nostre imprese, delle nostre scuole, delle nostre città – commenta Franco Gussalli Beretta, presidente di Confindustria Brescia –. Voglio però sottolinearlo: la mia fiducia nel sistema economico bresciano resta forte. La storia del nostro territorio ci ha abituati a risposte solide e innovative. Il mio auspicio è che questo lavoro venga accolto, discusso e valorizzato non solo da chi ha responsabilità dirette di governo o rappresentanza, ma da tutta la comunità bresciana, a partire, ancora una volta, dal sistema economico industriale e datoriale. È un invito ad alzare lo sguardo, a uscire dalla logica dell'emergenza, a investire sul futuro con lucidità e determinazione, basandosi su una solida base numerica costruita attraverso un'analisi di tipo quantitativo.  "Brescia DNA Futuro" è, in questo senso, un punto di partenza, non di arrivo, e si inserisce in un percorso di riflessione e di proposta che dovrà proseguire, arricchirsi, evolvere nel tempo, stimolando il sistema imprenditoriale."

 

"La ricerca che viene presentata oggi si è proposta di esaminare il percorso evolutivo del sistema produttivo bresciano in un orizzonte di breve e medio periodo – aggiunge Giovanni Marseguerra, Università Cattolica del Sacro Cuore – alla luce delle profonde trasformazioni in corso, dal calo demografico alla incompleta integrazione degli immigrati, dalla digitalizzazione e dal boom dell'AI al mismatch di competenze nel mercato del lavoro. Tutti fenomeni tra loro interconnessi che nei prossimi decenni andranno ad impattare fortemente il sistema produttivo e il tessuto sociale bresciano. A fronte di questa straordinaria complessità, la ricerca ha identificato una serie molto articolata di proposte di policy, che si sostanziano nella necessità di una forte integrazione tra le politiche relative all'occupazione, quelle educative e quelle di welfare, con un impegno coordinato e di lungo periodo di istituzioni, imprese, associazioni imprenditoriali, istituzioni formative e soggetti della società civile per creare un ambiente di lavoro che consenta alle donne di esprimere tutto il loro potenziale professionale senza che debbano rinunciare a essere madri, agli immigrati di portare un pieno contributo alla società, ai lavoratori di avere le competenze per cogliere appieno i vantaggi e le potenzialità della rivoluzione digitale e dell'IA. Con una conclusione chiara: Brescia può farcela ma serve convinzione, coordinamento e continuità d'azione."

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