Martedì, 20 maggio 2025


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martedì, 20 maggio 2025 Aggiornato alle 09:39Lettere

LIBER: festival del libro o tribuna ideologica?

di Uniamo Prevalle

A Prevalle arriva la prima edizione di LIBER, evento culturale patrocinato con fondi pubblici. Ma la selezione degli ospiti solleva dubbi sul pluralismo e sul ruolo critico della cultura in uno spazio pubblico

 

 

Il 24 e 25 maggio a Prevalle si svolgerà la prima edizione di LIBER – Festival del Libro e dell’Editoria, iniziativa patrocinata da Regione Lombardia, Sistema Bibliotecario Brescia Est e Comune di Prevalle, con un programma ricco di incontri, laboratori, musica e spazi dedicati ai bambini.

 

Un evento che si propone di promuovere la lettura, l’editoria e la cultura come strumenti di crescita individuale e collettiva. 

Tuttavia, osservando il programma in dettaglio, emergono elementi che sollevano legittime domande sul senso profondo dell’iniziativa e sull’equilibrio culturale che un festival pubblico dovrebbe garantire.

 

Tra gli autori troviamo Costanza Miriano, nota per testi che propongono una visione tradizionale e gerarchica della famiglia (“Sposati e sii sottomessa”), Gianluigi Paragone, ex politico e conduttore vicino a posizioni no-euro e sovraniste, e Fausto Biloslavo, giornalista di guerra legato a riviste e ambienti di destra. 

Le case editrici presenti includono nomi come Passaggio al Bosco, Signs Edizioni e Campo Editoriale, spesso al centro di dibattiti per contenuti identitari, conservatori o apertamente revisionisti.

 

Questa selezione – legittima, ma univoca – vuole rappresentare un preciso sguardo sul mondo

Un mondo dove si esaltano l’eroismo, la tradizione, l’identità nazionale, la critica ai diritti civili e una sfiducia sistematica verso le istituzioni democratiche ed al disegno di un’Europa unita. Al contrario si celebra il nazionalismo, l’identitarismo, il settarismo, il complottismo, etc..

 

Questi elementi richiamano alcune delle caratteristiche del cosiddetto “fascismo eterno” che già nel 1997 Umberto Eco descriveva:

. la paura del diverso,

. l’ossessione per il nemico,

. il rifiuto del pensiero critico,

. l’esaltazione di valori guerrieri e maschili,

. l’uso del populismo per costruire un’identità “pura” del popolo.

 

Non si tratta di etichettare l’intero evento come “fascista”, ma di notare come una cultura semplificata e orientata possa nascondersi dietro le copertine dei libri con l’intento di raccontare una visione del mondo retrograda ed ancorata a valori del passato che non avremmo mai più voluto fossero raccontati e peggio rivissuti.

 

Questa discutibile scelta curatoriale pone interrogativi sul ruolo di un festival finanziato con risorse pubbliche: dov’è lo spazio per il dissenso, per il pensiero critico, per il confronto tra visioni differenti? Perché mancano voci femministe, antirazziste, ambientaliste, sociali o queer, che pure animano con forza il panorama culturale contemporaneo?

 

Quando un evento culturale si appiattisce su una sola visione del mondo, ancorata ad un passato che non vorremmo mai rivedere, perde la sua funzione pubblica e diventa un’operazione puramente ideologica.

 


 

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