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venerdì, 13 agosto 2021 Aggiornato alle 12:00Come eravamo

Bondone, il Covid cancella la Festa del Carbonaio

di Gianpaolo Capelli
La tradizionale festa, che ogni anno si tiene a fine luglio alla Malga Alpo, dopo l'annullamento dell'edizione del 2020 causa Covid non è stata riproposta neanche in questo 2021
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L'associazione “Carboner” di Bondone non si è sentita di affrontare il rischio notevole, per la folta partecipazione della gente, che la festa ha assunto.

La “Festa del Carbonaio” nasce nel 1994, da un'idea dell'allora compianto parroco don Dino Menestrina, in collaborazione con la pro loco Bondone e Baitoni, il circolo culturale parrocchiale dei due paesi, sostenuta dall'amministrazione comunale.

Bondone è per antonomasia “il paese dei carbonai”, da sempre.

L'atavico, secolare lavoro di andare a far legna e carbone dei suoi abitanti, sulle montagne del Trentino e del Bresciano, ha ceduto il passo a lavori più leggeri, negli anni 70, con l'arrivo in Val del Chiese dell'industria e lo sviluppo dell'edilizia.

I giovani non se la sentivano più di continuare il lavoro dei loro padri, che li vedeva allontanarsi dal paese natio Bondone per nove mesi all'anno con tutta la famiglia in posti e province sempre diversi, accasati in una piccola struttura, “la baita”,  fatta di frasche e legni.
Spesso quella “baita” si trasformava in una “natività”, dove sono nati tanti piccoli carbonai, lontani da ospedali e venuti alla luce grazie all'ostetrica paesana, rimediata per l'occasione.

I Carbonai di Bondone facevano ritorno a casa per pochi giorni a settembre, per onorare e portare in processione la loro protettrice la “Madonna con el Bambì en Bros”, la Vergine Maria con Bimbo in braccio.

L'idea di don Dino Menestrina di ricordare sulla montagna sopra Bondone i tanti carbonai che nei secoli hanno fatto la storia lavorativa del Borgo, ora tra i più belli di Italia, è stata condivisa da tutti e già dalla prima edizione, grazie all'aiuto di Caterina Cozzatti e del maestro Gianni Cortella di Storo, ha lasciato il segno e il proseguo, tanto che le edizioni ora sarebbero ventisette.

Il significato più importante della festa era ed è ricordare i carbonai di Bondone, ma anche i tanti contadini di Baitoni che lì proprio a Malga Alpo venivano a monticare e a tagliare il fieno.
Tante le celebrazioni della Santa Messa prima all'aperto, poi nella splendida chiesetta alpina costruita sulla piana vicino alla malga.

Dopo la scomparsa di don Dino Menestrina, tutti i parroci che si sono succeduti sono sempre saliti a celebrare la santa messa: don Natale Bonomini, Padre Bernardino, don Bruno Armanini Filosi, Padre Giorgio e da ultimo don Andrea Fava.
Spesso ritornava a ricordare i suoi carbonai anche don Mansueto Bolognani”El pret dei Carboner”, nomina che gli è rimasta per tutta la vita.

Parroco di Bondone e Baitoni dal 1959 al 1964, egli tutte le estati lasciava il paese vuoto di Bondone e andava a far visita ai suoi carbonai sui posti di lavoro dove si trovavano con tutta la famiglia.

Don Mansueto celebrava per loro la santa messa, divideva con loro il pasto frugale, ascoltava i loro problemi e portava alla sua gente il suo aiuto spirituale, ma anche solidale.
A don Mansueto stava molto a cuore l'istruzione scolastica dei suoi ragazzi.
I mesi di scuola della loro frequentazione scolastica erano pochi, da fine novembre ai primi di aprile.

Don Mansueto istituisce per i suoi piccoli carboner un convitto-scuola, dove alla partenza dei genitori per la montagna potevano completare i mesi della scuola, ricevendo vitto e alloggio.

Un grande aiuto per questa iniziativa sociale, unica per quei tempi, venne dal senatore Giovanni Spagnoli di Rovereto e dalla collaboratrice locale la maestra Omicini Virgina “Gina” di Bondone.
Se tanti ragazzi di allora si poterono diplomare, lo devono a questa iniziativa di Don Mansueto.

Una grande passione di don Mansueto era la fotografia.
Centinaia gli scatti di Don Mansueto, tassativamente in bianco e nero, fatti ai suoi carbonai: stupendi, che testimoniano al vita dei carboner in montagna .
Splendide immagini sui luoghi di lavoro, con i bambini sempre gioiosi e contenti che giocano con il cane, il gatto, le caprette unici diversivi per loro in montagna.

Tante fotografie messe a disposizione della famiglia sono apparsi su riviste e giornali autorevoli.
Nel video proposto da Vallesabbianews, ecco una documentazione unica ed esclusiva, con le foto di Don Mansueto, restaurate con pazienza certosina dal fotoamatore Attilio Zontini di Storo.

Sono accompagnate dalle canzoni cantate da Nicol Bertanzetti, il montaggio del video è a cura di Capelli Videotecnica di Condino.

Un tuffo nel passato per rievocare immagini che fanno farte di Bondone e della sua storia che racconta quel carbonaio “povero, stracciato, stanco,  infuligginato... poaret, strazà, faigà embarbesà”, che ha trovato il suo sostentamento per secoli da quello che la montagna gli offriva, la legna, trasformata in carbone con la cottura del “poiat”.

La speranza è quella di ritrovarsi a Malga Alpo per la ventiottesima edizione, con la santa messa celebrata da don Andrea Fava,  lo spiedo assicurato come sempre per oltre 600 persone e la rievocazione della costruzione del “poiat” da parte degli ultimi carbonai: Dario, Pietro e Mansueto.

Saranno solo ricordi?
Speriamo di no.


Questo e altri video, con maggior risoluzione, su VallesabbianewsTV


 

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