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domenica, 30 luglio 2023 Aggiornato alle 09:00Blog - Maestro John

Sere d'estate dimenticate

di John Comini
Le estati di anni fa, la magia di Nick Blaze, l’accoglienza dei bimbi saharawi, il diario di luglio dell’amica Ceci, un addio ed alcuni eventi

Ricordi sparsi di come si viveva d’estate, molti anni fa, tratti dai libri di Vittorino Ravasio e dell’amico Antonio Abastanotti, da mia sorella Rita e dall’infanzia del sottoscritto. Mi sembra ancora di vederli: mio papà in mutandoni e canottiera e mia mamma in sottoveste sul terrazzo del “grattacielo”, a prendere il fresco ed a guardare la gente che camminava sul ponte.

Molti se ne stavano a chiacchierare sulle sedie oppure sugli scalini accanto alla porta. Dopo il duro lavoro nei campi o in fabbrica, finalmente si poteva respirare la brezza della sera, “ciacolare” del più e del meno, ridere di qualche fatto e magari ascoltare e poi diffondere qualche nuovo pettegolezzo.

Molte ragazze si recavano a ballare all’Albergo Braga oppure in qualche balera (celebri le Motte a Tormini): sfilavano per strada coi loro vestiti colorati e leggeri, come nella poesia di Leopardi:
“Tutta vestita a festa
la gioventù del loco
lascia le case, e per le vie si spande;
e mira ed è mirata, e in cor s'allegra.”

Del resto, erano rari i momenti in cui si potevano incontrare i ragazzi con le ragazze: le funzioni religiose, le processioni, le opere della filodrammatica oppure il lavoro al Lanificio ed al Cotonificio, dove fra i macchinari nascevano storie d’amore.

Gli innamorati, al buio (c’erano poche lampadine), durante le calde notti d’estate, quando le ragazze dormivano con le finestre spalancate, con alcuni amici facevano la serenata: una chitarra, una dolce melodia e tanto batticuore. Anche perché c’era il rischio di ricevere in testa una lavata d’acqua (o di altro liquido del vaso da notte, èl bocàl…).
 
Le coppiette al tramonto passeggiavano a rispettosa distanza, sotto lo sguardo fiscale della madre di lei, intenta a sferruzzare. Poi pian piano si rintanavano in qualche vicolo buio o sull’argine del fiume, sotto la luna, mano che sfiora la mano, e se la ragazza acconsentiva erano dolci baci e languide carezze, ma potevano essere ceffoni per il malcapitato corteggiatore. Le signorine serie dovevano rincasare presto, le ritardatarie rischiavano un interrogatorio da parte delle madri o delle zie pöte.

Qualche ardito andava con la bella tra i campi (la famosa “camporella”), col favore delle tenebre avvenivano cose proibite (per fortuna c’erano poi le confessioni che lavavano i peccati)

Tra un ponte e l’altro c’era il Cinema Italia, poi divenuto Bar-Ristorante Acli. Seduti ai tavolini, accanto ai secolari ippocastani, i giovanotti fischiavano alle ragazze di passaggio: alcune acceleravano imbarazzate e rosse in faccia, altre si voltavano verso quei nostrani latin lover come per dire “fischia pure, che ti faccio suonare io l’Aida.”.

Un tempo sull’Isolo ci piantarono i loro tendoni dei piccoli circhi equestri e, prima della guerra, vi funzionò un campo di bocce. Qualche anziano ricorda che la sera si ballava, al malinconico suono di una fisarmonica.

Vicino alla pesa pubblica c’era una bancarella con le freschissime angurie e gli zampilli d’acqua: la gestiva la signora Massolini, chiamata Ciùcina.
In piazzetta S. Bernardino talvolta arrivavano i saltimbanchi, con spettacoli al trapezio, clown, giocolieri e qualche spettacolare esercizio di ginnastica artistica ed agli anelli. Quando arrivavano mettevano il loro carrozzone di traverso alla piazza a filo di via Mangano. Per i ragazzi era una grande festa. Fatto il primo numero gli artisti passavano a raccogliere le offerte con il cappello in mano. Talvolta giungeva nelle piazze il burattinaio, con la sua baracca, il Giupì dai tre gós e la principessa pissa-pissa en frèssa.

Alcuni ragazzi la sera della domenica tornavano dal giro dei tre laghi (Garda, Ledro e Idro) in bicicletta: se si bucava, tutti sapevano come riparare la camera d’aria.
Ma andare in bici creava problemi non semplici alle ragazze, che pedalando tenevano con una mano il manubrio e con l’altra l’orlo della sottana, per non suscitare scandalo in quei tempi di grande pudore. La mamma del mio caro cognato Sergio, molti anni fa, era stata redarguita dall’Azione Cattolica per aver acquistato una bicicletta…

Non esisteva il frigorifero, ma la ghiacciaia, un mobiletto con due scomparti: in uno mettevi il cibo da conservare, nell’altro una stecca di ghiaccio. Era venduta da un addetto, che passava con un carro carico di ghiaccio.
C’era anche la moscaröla, una gabbietta con una fitta rete di fil di ferro, per proteggere il cibo dalle mosche.

Una sera con la mia famiglia, sulla Multipla usata per il trasporto delle scarpe, ci recammo a fare il bagno a Salò, utilizzando il sapone. Io avevo il costume da bagno di lana: bello, per carità, ma l’acqua nella lana finiva per mostrare tutto quello che il costume avrebbe dovuto tenere nascosto.

Gli uomini andavano all’osteria, giocavano a carte e a morra tra le imprecazioni e il fumo dei toscani. Dopo il duro lavoro e le miserie della vita, senza auto e senza televisione, cosa rimaneva? Godersi qualche bicchiere di vino e cantare in compagnia.
L’osteria era un luogo dove si poteva stare con gli altri, davanti ad un bicchiere di vino. Come ha scritto l’amico Deni Giustacchini nel bellissimo spettacolo “Buli”: “Beviamo, amici. All’amore che fa passere il tempo. Al tempo che fa passare l’amore. Al vino che li fa passare tutti e due.”
Nel gioco delle carte all’osteria (briscola, tresèt, cìcera, ciapanò...) chi perdeva pagava da bere ai vincitori e al “siòr”, l’arbitro di gioco o quello che tiene i punti.
I campi di bocce, spesso sovrastati da un pergolato d’uva, erano teatro di accese partite, con tanto di scommesse. Irrinunciabile la “cantada”, con vasto repertorio.

Le Opere liriche  erano molto popolari e spesso nei canti di osteria le arie si alternavano alle canzoni della tradizione dialettale.  Negli anni trenta il padre ed i fratelli dei Cavagnini, provetti artigiani, costituirono il gruppo di melomani
più famoso a Gavardo e dintorni. C’era il nonno di Isaia, che era stato in America e, al ritorno, aveva acquistato il terreno dove ora ci sono gli uffici della Confartigianato. Vi aveva costruito la sua casa e un portico per la segheria. Poi, purtroppo, gli affari non andarono bene e cedette il tutto agli Zilioli. Questi poi, a loro volta, vendettero a Manenti che installò la sua fabbrica di mobili. Poi c’era il fratello che faceva il contadino in via Monte, quello che in piazza Zanardelli di lato alla Trattoria, vendeva pellame, spaghi e tutto il necessario ai calzolai, Daniele, il fabbro e infine il calzolaio di via Fratte, attuale via Quarena, di fronte all’ex albergo Braga.
Costoro, la domenica pomeriggio, prendevano il tram alla fermata dopo il ponte e andavano a Brescia, al Teatro Grande, per assistere alla rappresentazione di opere e operette. Al ritorno cominciavano a cantare le arie e le romanze sul tram e poi, una volta arrivati a Gavardo, nella piazza del Comune, intonavano a squarciagola le varie “arie” del repertorio melodrammatico con buona pace di Rossini, Verdi e tutti gli altri. Succedeva talvolta che, nelle osterie, gli avventori richiedessero ai fratelli Cavagnini di intonare questa o quell’aria ed essi si prestavano, naturalmente, con grande piacere.
Il “Giusti” la sera cantava a squarciagola in mezzo a piazza Zanardelli.

Accanto al negozio di mio papà c’era il Bar del Chiarini, dove da bambino bevevo l’aranciata e vedevo la gente che giocava a pincanello.
Vicino al Cinema Capitol c’era il bar con bocce delle sorelle Inverardi. In via Roma c’era il bar Betta, dove con il mio papà e mia sorella Valentina andavamo la domenica a prendere il gelato.

Da bambino mi recavo a prendere il latte con una bottiglia di vetro dalla signora Rizza, che faceva anche un ottimo gelato. Al Bar Gianni prendevo il gelato, quello cioccolato e crema che scende a spirale dalla macchinetta. C’era anche il mitico Piereto, con il suo caratteristico carretto.

D’estate all’oratorio c’era il mitico torneo notturno, un mix di tensione e di violenza, a cui assistevo leccando il mio ghiacciolo verde speranza. L’altoparlante diffondeva la voce del Piero Tedoldi: “Sportivi gavardesi, è scoppiata la guerra, guerra alla sete al bar dell’oratorio! Aggrappati alla grappa De Luca!” Durante le partite gli arbitri rischiavano la pelle, prendevano ombrellate persino da mamme normodotate, i giocatori se le davano di “santa” ragione mentre l’immagine di Don Bosco subiva una smorfia e la statua della Madonnina piangeva lacrime amare.
Anni fa si ballava alle feste dei vari partiti (L’Unità, L’Avanti, Festa dell’Amicizia) e i ballerini non facevano caso all’appartenenza politica. L’importante era ballare con belle ragazze! E tutti gustavano le salamine al suono delle canzoni di moda cantate dagli scatenati complessi.
Poche persone potevano permettersi le vacanze, perciò si prendeva il fresco in Magno o in Monticello (la strada per il Tesio non era stata ancora costruita).

I bambini (come il sottoscritto) andavano alla colonia di Livemmo o di Igea Marina, molte bambine rimanevano a casa per aiutare le mamme a casa o a sorvegliare i fratellini più piccoli. Per un certo periodo ci furono le vacanze al mare: non ci andavano gli uomini, solo le mogli con i bambini che partivano in treno (che chiamavano il treno dei cornuti…forse per l’avvenenza dei bagnini romagnoli?).

In ogni caso d’estate tutti erano abbronzati
per il lavoro, soprattutto i contadini ed i muratori, con le zone bianche sulla pelle che segnavano la canottiera, mentre le persone nobili e aristocratiche avevano la carnagione bianchissima, segno di distinzione di classe.

Vittorino Ravasio in “Altri tempi” racconta che la domenica pomeriggio comitive di ragazzotti o coppie di fidanzati, dopo la Dottrina Cristiana, si recavano a piedi da Villanuova a Gavardo per assistere alla proiezione dei films muti a puntate come “Il conte di Montecristo” o “Quo vadis?”. Le spedizioni erano sempre fatte in compagnie piuttosto numerose. Nel ritorno, quelle gite domenicali assumevano toni di “Disfide di Barletta”. A metà strada e precisamente sul confine fra i due comuni avvenivano dei conflitti a base di sassaiole, provocate da ragazzi gavardesi che preparavano delle imboscate. A questo proposito c’è chi ricorda che c’erano rivalità anche nello stesso paese: i ragazzi di Capoborgo che salivano sul Monticello, se incrociavano quelli di Fornaci “guerreggiavano” con rami e bastoni. E se uno di qua del ponte andava a morose dall’altra parte del ponte, rischiava grosso (altro che Guelfi e Ghibellini).

C’era anche il detto “Vilanöa póca zent e tanta ghigna”: ma la citazione si può girare per ogni paese, e comunque tanti gavardesi hanno sposato tante villanovesi, e viceversa…

I bambini giocavano felici con piccole cose (biglie, corse, caratì) e speravano che il sole non tramontasse mai. Nelle lunghe serate estive si facevano brevi passeggiate rincorrendo le lucciole (lüsürì) ai margini delle strade. Per noi bambini erano magiche. Poi si andava al cinema Bianchini sotto le coperte e sopra i cuscini. E dormendo si continuava a sognare altri giochi, altre felicità.

Dopo il bellissimo successo dell’amico Max Maccarinelli al Parco accanto alla Biblioteca di Gavardo, giovedì ci sarà Nick Blaze in un imperdibile spettacolo di illusionismo. Ho sempre ammirato Nicola Avanzi (in arte Nick Blaze) per il suo impegno, la sua curiosità, la passione che mette nei suoi magici spettacoli.
È un artista a tutto tondo: oltre ad esibirsi sul palcoscenico, crea, progetta, dipinge e scolpisce vari materiali, portando in scena un bagaglio artistico che unisce la modernità all’eleganza. Nato nel 1999, fin da piccolo è sempre rimasto incantato dal mondo della magia: questa indole artistica l’ha portato a conoscere le varie tecniche di Adriano Busi, in arte ‘Mago Pascal’. Nick Blaze ha sempre più perfezionato il proprio repertorio, ed ogni volta che ho la fortuna di assistere ad un suo evento, rimango affascinato dalla sua bravura. Il pubblico, non solo di bambini ma anche di grandi, rimane sempre incantato dei numeri con colombe e pappagalli, dagli incredibili trasformismi, dall’apparizione e sparizione di persone. Io giovedì ci sarò, e sono certo di vivere un’esperienza magica, emozionante.

L’amico Marco Piccoli mi ha comunicato una bella notizia: dopo 3 anni è ripresa, da parte dell’Associazione Rio de Oro Gavardo, l’Accoglienza dei bambini Saharawi in collaborazione con l’associazione mantovana Fadel Ismail. Nove bambini saharawi, accompagnati da due adulti, dal 3 luglio al 20 agosto sono in Italia, ospiti nei comuni di Capriano del Colle, Gavardo e Caino (dal 3 al 21 luglio a San Giorgio Bigarello – MN), grazie alla disponibilità delle Parrocchie e delle Amministrazioni Comunali che hanno messo generosamente a disposizione strutture e servizi. I saharawi sono il Popolo del Sahara Occidentale (ex Colonia spagnola) e ancor oggi (dal lontano 1975) parte della popolazione vive rifugiata nei campi profughi nel Sud Ovest dell’Algeria, nei pressi della città di Tindouf. I bambini si definiscono Ambasciatori di Pace e vengono ospitati da numerose associazioni in tutta Italia.

Il movimento italiano di solidarietà,
in rete, attua progetti nei campi profughi e in Italia anche in ambito sanitario. Accogliere i piccoli Ambasciatori di Pace significa dar loro l’opportunità di una vacanza lontano dal caldo infernale del deserto del Sahara (con temperature che toccano picchi di 50 gradi), e soprattutto è l’occasione per effettuare controlli sanitari ed eventuali cure, altrimenti impossibili nei Campi profughi. Talora, a questi controlli, seguono progetti sanitari più a lungo termine, con minori che tornano in Italia per le cure, accompagnati dai propri genitori, grazie al sostegno di reti solidali e, come è capitato anche lo scorso anno, nel nostro caso, di Regione Lombardia. L’accoglienza è comunque anche per le nostre comunità momento importante di apertura all’altro; coinvolge intere famiglie; genera relazioni positive che arricchiscono. Il modo migliore per conoscere i Saharawi è avvicinarsi a loro incontrandoli nelle comunità dove sono ospitati. Conclusa gioiosamente l’accoglienza a Capriano del Colle, l’appuntamento è a Gavardo dal 29 luglio all’8 agosto (presso la Scuola Parrocchiale San Giovanni Bosco); a Caino, dal 9 al 20 agosto (presso l’Oratorio). I volontari dell’Associazione Rio de Oro Gavardo sono felicissimi di aprire le porte e dare il benvenuto a chi volesse conoscere questa realtà e abbracciare i Piccoli Ambasciatori di Pace
(info@riodeorogavardo.it - www.riodeorogavardo.it
IBAN: IT 31 V 08078 55430 000033003425)

L’amica Cesarina Cattaneo da Villanuova mi ha inviato il diario di luglio.
“Luglio col bene che ti voglio vedrai non  finirà ahi ahi ahia aiaaaa.....
Invece siamo arrivati alla fine di questo luglio un po’ pazzo... ma io personalmente, eventi atmosferici a parte, posso fare un diario del mio e di quello dei villanovesi.

Nella prima settimana abbiamo avuto la settimana della Fest’Acli provinciale con l’arrivo di famosi personaggi, don Ciotti  e don Mazzi, ma anche con momenti di svago e di riflessione  su tematiche sociali e di condivisione. Anche noi del gruppo cucito abbiamo allestito la nostra bancarella con le strisce che hanno ricordato a tutti la bellissima esperienza della catena umana  promossa da Vivavittoria. Poi per me e per i nostri amici settimana di svago e riposo, si fa per dire, nella splendida cornice delle Dolomiti, con camminate ed escursioni nelle valli vicine a Selva di Valgardena. Così abbiamo scarpinato e raggiunto le varie baite in altura: eccoci dunque a Passo Gardena, Passo Sella, Sassolungo, Sentiero di Sangiacomo, Ortisei, Vallunga, Passo Gardena, Valdanna, Col Raiser, Croce di Rasciesa...

Tutto a misura di famiglie e anche di noi over. Ne abbiamo goduto e fatto il pieno di serenità per il prossimo futuro. Poi… rientro in sede e dopo il concerto della banda cittadina e la serata alpina in oratorio con l’esibizione della Fanfara con il carosello viene il turno della Festa Country, con una bellissima anteprima nella piazzetta di Valverde. Devo dare atto che sarà per l’ambientazione, sarà per le musiche proposte, sarà per l’insieme della serata (penso sia stata l’unica senza essere stata toccata dalla pioggia) insomma, a detta di tutti semplicemente magnifica. Se fosse possibile si potrebbe chiedere una replica.    

Poi la Festa de paes o meglio Festa Country avente come tema “la via” e con il coinvolgimento di associazioni e tanti giovani è stato un susseguirsi di esibizioni  di ballo, di canto, di ginnastica , di musical, peccato Giove pluvio che ci ha messo del suo . Comunque siamo avvisati: quando ci fosse ancora emergenza siccità (Diego mi perdonerà) diciamo a lui di organizzare qualcosa e…
Con piacere si è vista molta gente desiderosa di uscire e ritrovarsi, contribuire a far divertire e divertirsi insieme e per un pochino allontanare i pensieri  negativi per far prevalere la positività e la serenità. A tutti buon agosto.”

Buon agosto anche a te Cesarina, ed al tuo attuale marito. Ricordo solo che alla Festa Country hanno partecipato anche gli amici della band Km0: Marco Franzini, bravo batterista e cantante, mi ha scritto che si sono emozionati sia per la marea di pubblico sia per gli scroscianti applausi. Meritatissimi!

Ci ha purtroppo lasciati Anna Tedoldi. Era sorella dell’amico Teddy, che cantava:
“Suna Martì col tò viulì
che la vita l’è meno düra
l’è l’ilusiù del temp pasàt
che mai poderà riturnà.”
Un grande abbraccio alla famiglia.
Io continuo a pregare per un amico ed un bambino. Madre Elisa Baldo, aiutali!

Alcuni eventi:
* oggi, domenica, a Bione alle 12.30 polenta carbonera trentina (per raccogliere fondi dell’operazione Mato Grosso che aiuta i bambini delle Ande in Perù, prenotare al 348 9318340, attività sino a Ferragosto)
* stasera al Santuario della Madonna della Rocca a Sabbio Chiese padre Enzo Bianchi intervistato da Francesco Alberti del Giornale di Brescia
* alla Rocca d’Anfo tutti i giorni visite guidate
* a Gavardo al Museo Archeologico Valle Sabbia a Gavardo in piazzetta S. Bernardino mostra archeologica “Sotto lo stesso sole. Europa 2500-1800 a.C.” (fino al 30 settembre)
* a Serle in biblioteca “Il mondo della cava” mostra fotografica sulla vita in cava di generazioni di serlesi (fino al 31 ottobre negli orari della biblioteca) e mostra permanete delle sculture marmoree di Dante Colosio
* lunedì a Gavardo in Biblioteca “La bibliomerenda del lunedì: laboratori con merenda. Raccontare e fare” per bambini 6-10 anni ore 16.30 “Sassi dipinti” (obbligo prenotare 0365 377463)
* martedì a Gavardo al parco Baronchelli “Cisalpipers” musiche e danze dall’Irlanda all’Italia (per Acque e Terre Festival ore 20.45, al Salone Pio XI se piove)
* mercoledì a Gavardo in piazza De Medici ore 20.45 Cinema all’aperto: “Argonuts missione Olimpo” (3 €, resta valido il biglietto della proiezione del 29 luglio)
* mercoledì a Vobarno in piazza della Pace concerto degli Acoustic Noise con Fabrizio Aurora voce e Adelmo Bassi chitarra (per “Aspettando La Rocca 2023”)  
* giovedì a Vestone dalle 9 alle 12 apre il Museo del lavoro (ogni giovedì d’agosto, info 3393783978 museodellavor@libero.it)
* giovedì  da Prevalle “E uscimmo a riveder le stelle” Gita all’osservatorio di Cima Rest per scoprire la volta celeste (pernottamento presso i fienili, bambini 20 €, ragazzi 30 €, adulti 50 €, obbligo prenotazione 0306801622)
* giovedì a Odolo dalle 14 alle 18 apre il Museo del Ferro-Fucina di Pamparane (ogni giovedì d’agosto tranne il 17 info 0365826321ufficio.segreteria@comune.odolo.bs.it)
* giovedì a Gavardo al parco di Area 63 “Sogna” spettacolo di illusionismo con NICK BLAZE (ore 21)
* a Salò al Salòttino mostra “Insetti”  con 13 artisti: Cinzia Battagliola, Cristina Beretta Barbieri, Pi Cro, Ornella Daccordi, Emanuele Garletti, Gabriella Goffi, Marco Onorio, Simona Paganella, Davide Patrignanelli, Paola Pezzotta, Benedetto Spiess, Mario Toselli, Laura Zani (dal giovedì alla domenica ore 10-12 e 16-20 fino al 15 agosto)
* venerdì a Gavardo ore 18.30 visita alla chiesa di San Rocco  in occasione dell’Experience Valsabbina-Laboratorio Gastronomico (info e prenotazioni 3756221121)
* venerdì a Lucone di Polpenazze "Visite guidate gratuite al sito palafitticolo" a cura del Museo (ogni venerdì fino all’1 settembre)
* venerdì a Bione il giornalista Dario Fabbri per CultCura Festival
* venerdì a Idro visita a Santa Maria ad Undas (ogni venerdì di agosto, info sistemamuseale@cmvs.it)
Venerdì a Bagolino per la 5^ edizione di “San Rocco in musica”il “Quartetto Eos” interpreta “Eternal beauty”
* da venerdì all’8 agosto a Berniga di Prandaglio (Villanuova) festa dell’ospite con stand gastronomico, la sera di venerdì sul Sagrato della Chiesa di San Filastrio “SpecialMente” spettacolo di mentalismo con Matteo Filippini (per Strabilio), sabato serata musicale con Sandro di Franco e finale di Climber Lesi, domenica Messa alle 10.30 al Santuario della Madonna della Neve, pranzo comunitario e tombolata, dalle 19 alla Colonia di Berniga stand gastronomico e serata musicale con Marco e Walter
* da sabato a Teglie di Vobarno Festa della Madonna della Neve con musica e spiedo (fino a mercoledì 9)
* sabato a Sabbio Chiese dalle 15.30 alle 18.30 visita al Museo della civiltà contadina e dei mestieri (ogni sabato d’agosto, info e prenotazioni 3397687463)
* sabato a Gavardo ore 20,45  “Cek & The Stompers blues band” per i Concerti dell’Isolo: Cek voce e chitarra, Isa washboard, percussioni e voce, Pietro Gozzini contrabbasso e voce, Andrea Corvaglia armonica e voce, Luca Manenti chitarra e voce (al Teatro di Sopraponte se piove)
* domenica alle 10 a Lucone di Polpenazze “Caccia al tesoro alla scoperta del Lucone”
* domenica gli StaghenOut al campeggio di Moniga

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo. W il Chiese!                                 
                                                                                                         
maestro John

Nelle foto:
1) In bicicletta la mamma dell’amico Sergio Baronchelli (che ringrazio), Terzino, Cecilia, la zia Agnese Zane e…
2) Nick Blaze in un meraviglioso momento dello spettacolo (foto di Pier Scuri tratta dal sito di Nick Blaze)
3) Un gruppo di bambini saharawi con amici
4) Cesarina (Ceci) Cattaneo con il marito Aldo Zambelli in montagna


 

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