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lunedì, 6 dicembre 2021 Aggiornato alle 09:32Blog - Genitori e figli

Videogiochi da regalare. Pensiamoci!

di Giuseppe Maiolo
Regalare videogiochi per le prossime feste? È una domanda che mi sento rivolgere di frequente. La risposta richiede riflessioni e partirei da quelle che possono emergere a seguito di un recente intervento in una scuola primaria relativo alla sicurezza online dei bambini e per la prevenzione del cyberbullismo

Con la somministrazione a 127 scolari di un questionario sui comportamenti usati in rete, alla domanda “Per quanto tempo al giorno ti è permesso usare liberamente il cellulare?” il 22% dei bambini risponde “Per più di 3 ore”, e il 16,6 % “Dalle 2 alle 3 ore”. Non poco, si dirà, anche perché nella fascia 8-11 anni il 21,7% dichiara che i genitori non controllano cosa fanno i figli online e il 46,7% dice che lo fanno “Solo qualche volta”.

Se poi vai a vedere bene le risposte, scopri che l’attività più frequente tra i bambini (62,8%) è quella di divertirsi con i videogiochi. Si potrà pensare che il campione di riferimento è troppo piccolo per trarre considerazioni, ma riflette i dati nazionali sull’utilizzo dei videogiochi e il trend in aumento. Nell’anno della pandemia in fondo la tecnologia e i videogames sono serviti a mantenere i rapporti sociali e a compensare l’angoscia. Secondo IIDEA (Italian Interactive Digital Entertainment Association) in Italia ci sono 16,7 milioni di giocatori, il 38% della popolazione tra i 6 e i 64 anni che passano in media 8 ore alla settimana a giocare online.

Non solo bambini e adolescenti, dunque, ma pure adulti. Per i piccoli non si tratta di passatempo ma di attività ludica che può servire per lo sviluppo cognitivo e del ragionamento, aumentare la consapevolezza delle scelte e favorire il confronto con successi e fallimenti.

L’uso moderato dei videogiochi, in quanto pratica piacevole che attiva i circuiti della dopamina, neurotrasmettitore associato al piacere e al meccanismo della ricompensa, è funzionale ad esempio ai processi di socializzazione in quanto strumento di aggregazione e di coinvolgimento positivo tra i pari capace di promuovere inclusione e tolleranza.

Di certo vi sono anche aspetti negativi. E non si tratta solo della correlazione tra i videogames e violenza. Gli studi non mostrano un rapporto diretto tra la quantità di tempo e i comportamenti violenti. Caso mai rilevano nei minori un aumento considerevole tra il gioco e reazioni di rabbia associate ad un comportamento verbale offensivo nei confronti dell’avversario.

L’uso eccessivo piuttosto esercita un intenso coinvolgimento (Stato di flow) che fa perdere la cognizione del tempo e favorisce la dipendenza. Difficile chiedere ad un bambino la giusta misura nell’uso dei videogiochi, soprattutto se gli sono state date poche regole rispetto ai tempi e alle modalità di utilizzo dei dispositivi digitali. È assurdo poi demonizzarli, quanto è fuori luogo negarli.

Serve invece che i genitori ne conoscano bene i contenuti e li sappiano acquistare scegliendoli con attenzione e facendo riferimento alla classificazione europea PEGI la quale indica per chi sono adatti. Ma è dovere dell’adulto porre limiti e controllare l’attività dei figli, come pure condividere con loro queste passioni e al contempo promuovere altri momenti di svago con attività gratificanti da fare insieme al di là degli schermi e dei display.

Giuseppe Maiolo
psicoanalista
Università di Trento
www.iovivobene.it


 

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