Martedì, 6 maggio 2025


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venerdì, 2 agosto 2024 Aggiornato alle 10:20Ricorrenze

L’arcivescovo monsignor Luigi Bressan festeggiato in Val d’Ambiez

di Gianpaolo Capelli

Auguri all’arcivescovo emerito di Trento monsignor Luigi Bressan per l’importante traguardo raggiunto: sessant’anni di sacerdozio e trentacinque di episcopato

 

 

Monsignor Bressan ha retto la diocesi di Trento per molti anni e si è poi messo subito a disposizione dell’arcivescovo attuale, monsignor Lauro Tisi.

 

Amato dalla sua gente e nel cuore e nelle mente di chi lo ricorda, in occasione di questo suo importante ricorrenza, festeggiato prima nel mese di giugno nella chiesa del suo paese alle Sarche in provincia di Trento, lui che ama tanto le montagne, è salito in Val d’Ambiez, la porta delle Dolomiti, come fa da tanti anni e lì in quota ha trovata la sorpresa dei rinnovati festeggiamenti da parte di amici, conoscenti e autorità.

 

Ecco cosa invia il dottor Marco Zeni, giornalista per molti anni di Rai Tre Regione Trentino: è stato direttore del settimanale Vita Trentina, scrittore, ma in modo particolare uomo generoso che dedica tanto del suo tempo al volontariato per i più poveri.

 

Marco Zeni è uno degli organizzatori della festa in Ambiez sin dalla prima ora: Santa Messa celebrata davanti alla splendida Sacra Edicola del Cacciatore, opera bronzea del compianto artista trentino don Luciano Carnessali, autore anche del monumento al Carbonaio di Bondone.

 

FOTO 2 CORO “CAMP FIORI’”IN CONCERTO. FOTO 3 FOTO DI GRUPPO. FOTO 4 LA SINDACA ILARIA RIGOTTI OMAGGIA MONSIGNOR BRESSAN. FOTO 5 IL SALUTO DEGLI ORGANIZZATORI AI PRESENTI. FOTO 6 IL RINGRAZIAMENTO DI MONSIGNOR LUIGI.

 

 

Domenica 28 luglio scorso presso l’Edicola sacra del Cacciatore in Val D’Ambiez, a 1870 metri di quota nel Gruppo Brenta si è svolto il tradizionale pellegrinaggio-escursione promosso da ARS Venandi in collaborazione con il comune di San Lorenzo Dorsino, l’Uncza, l’Unione nazionale dei cacciatori delle Alpi e il sostegno dell’Associazione Cacciatori Trentini. E’ un evento che si ripete annualmente dal 25 agosto 2002, proclamato dall’Onu Anno Internazionale della Montagna. In quell’occasione fu affissa su un enorme masso erratico calcareo una grande lastra bronzea scolpita ad altorilievo, opera di don Luciano Carnessali (1928-2003), ideata da Ars Venandi e realizzata grazie ad una vasta sottoscrizione di Associazioni venatorie e privati cacciatori per testimoniare che il cacciatore frequenta la montagna e fruisce dei suoi frutti per una molteplicità di motivi. In lui, don Vittorio Cristelli (1930-2024), filosofo, giornalista e cacciatori, durante la cerimonia di benedizione con la messa al campo, attorniato da ben cinque sacerdoti, nell’omelia, ravvisava la passione venatoria, ma anche il gusto della conoscenza, dell’esplorazione e della contemplazione. Definiva il cacciatore un uomo che pensa, che interpreta, che ha alle spalle una famiglia, che vive pure di solidarietà, di amicizia e perché no di politica. Fra i soggetti dell’opera di Carnessali, Cristelli esaltava Cristo che risorge tra le montagne e svetta sopra i picchi mentre sotto, tutt’intorno si distende lo scenario della natura con camosci, caprioli, galli forcelli, rettili, l’aquila reale, il fido cane, la lepre, tutti in stasi attonita. E non poteva mancare, in atteggiamento riverente e contemplativo, il cacciatore con il fucile spezzato, tipico dei momenti di riflessione e rispetto. Ha il volto di un giovane, la generazione verso la quale don Vittorio ha riservato il suo auspicio indicando l’opera come una scultura che parla ai cacciatori, ai tanti alpinisti ed escursionisti che vi passano davanti. Erano davvero in tanti a presenziare in quell’occasione ad un incontro che si è puntualmente ripetuto annualmente, anche se via via, si è assottigliato il numero delle persone che ne hanno sostenuto l’erezione, a partire dal Presidente di Ars Venandi, l’architetto Osvaldo Dongilli e il vicepresidente Silvano Bridarolli, scomparsi prematuramente, preceduti sui “pascoli del cielo” da don Luciano Carnessali, dallo scrittore di Asiago, Mario Rigoni Stern (1921-2008) con la consorte signora Anna, legati da grande simpatia e affetto ad Ars Venandi, che dal 2002 al 2007 hanno rispettato con la loro presenza il patto sottoscritto nel primo grande giorno. Se ne sono volati via da lassù in cima alla Val d’Ambiez anche molti dei cacciatori sostenitori e per ultimo don Cristelli. 

 

 

FOTO 7 IL SALUTO DEL PRESIDENTE DEL METS EZIO AMISTADI E DEL PRESIDENTE UNCZA SANDRO FLAIM. FOTO 8 MONSIGNOR BRESSAN CON I PARENTI E ASSESSORE MARIO TONINA. FOTO 9 AMBIEZ SACRA EDICOLA DEL CACCIATORE. FOTO 10 IL SALUTO DEL PROFESSOR CLAUDIO ECCHER. FOTO 11 IL SALUTO DEL SENATORE PANIZZA  le foto di Attilio Zontini”Nani”. FOTO 12 IL GIORNALISTA MARCO ZENI foto di Fabio Vettori.

 

 

Tutti sono stati ricordati nella celebrazione eucaristica del 28 luglio, insieme con i loro famigliari da mons. Luigi Bressan che ha onorato con la sua presenza la creazione artistica di don Carnessali, di colui che fu già il suo assistente in seminario e che ebbe modo nei primissimi anni di sacerdozio di sostituire nella cura d’anime di Seo e Sclemo, piccole frazioni di Stenico di cui don Luciano è stato parroco per oltre 40 anni durante la trasferta a Parigi per perfezionare l’arte scultorea. Mons. Bressan in alcune occasioni ha raggiunto l’Edicola Sacra del Cacciatore a piedi, lasciando indietro molti del seguito, quando era ancora ai vertici della Diocesi. In un’occasione all’invito di Ars Venandi ha risposto il suo successore mons. Lauro Tisi da Vicario generale. Ad entrambi si addice a pennello l’appellativo di “vescovi con gli scarponi” per la loro passione per la montagna e la salvaguardia del Creato elementi distintivi della loro azione pastorale e non di solo svago. Il buon parroco di campagna del Banale, anche lui cacciatore che ha lasciato un grande patrimonio d’arte scultorea e pittorica in Trentino, in Italia, oltre confine in Europa e anche oltreoceano nel campo dei portali in bronzo di 35 chiese e cattedrali era stato indicato ad Ars Venandi proprio da Bressan. I vertici del circolo culturale erano stati sollecitati, un anno prima, da Ezio Alimonta, rifugista dell’omonima struttura nel cuore del Brenta, da Vallesinella oltre il Brentei, a “inventare” un “segno religioso” da collocare nei pressi della struttura di accoglienza alpina, risultando del tutto sprovvista di un simbolo identitario sacro. Per una ricognizione si era messo in moto un codazzo fatto di tecnici di tutte le discipline ed esperti di arte sacra. Già al momento dell’arrivo al termine del sopralluogo alla grandissima pettorina di pietra calcarea antistante l’Alimonta è stata formulata un’ipotesi, riconfermata il giorno successivo dagli esperti, che prevedeva la copertura o con una lastra di plexiglas o di cristallo di uno degli intagli provocati dall’erosione glaciale creando con ciò un piccolo locale, una specie di cappella con pareti rocciose naturali laterali e in testa, tagliate come col coltello  e un’uscita pure naturale che non avrebbe chiesto alcuna incursione esterna con addobbi, manipolazioni, lavori. ecc. Il risultato era quello di creare un luogo di silenzio e di rispetto sotterraneo, quasi una catacomba dove la luce filtrava dall’alto, per eventuali riti di preghiera singola e collettiva. L’ipotesi tradotta in progetto era stata inviata per l’approvazione alle istituzioni interessate. Tutte (Pat, Comprensorio, Parco, Comune) hanno dato parere favorevole, tranne l’Asuc di Ragoli che ha addotto vincoli contro il fenomeno dell’antropizzazione della montagna. Una giustificazione che non stava assolutamente in piedi e Ars Venandi ha guardato altrove. Il giovedì della Settimana Santa del 2002 ha incontrato don Carnessali, al rientro dalla messa crismale in cattedrale a Trento, nella sua canonica dove negli scantinati aveva ricavato il proprio laboratorio che serviva anche come aula di catechesi. Le sue opere sono per lo più a sfondo religioso che definiva pagine della Sacra Scrittura e quindi adatte alla lettura e interiorizzazione della sua gente, come Bibbia dei poveri, si diceva un tempo. Erano stati i suoi piccoli allievi, trasformatisi in severi critici d’arte dopo l’illustrazione dell’Edicola, a rilevare l’assenza della vipera fra i selvatici dello zoo alpino e a costringere l’artista e modellare sotto un sasso un rettile. Guidati da Marco Bosetti, rettore della sezione cacciatori di San Lorenzo con i vertici di Ars Venandi, erano stati i due compagni di classe in seminario, uno filosofo l’altro scultore, ad individuare il masso per accogliere i quattro quintali di bronzo forgiato in una fonderia di Verona con don Luciano in preghiera durante tutte le ore di lavoro, svoltosi di notte, da parte degli addetti. Don Vittorio ha voluto effettuare un supplemento di ispezione, perché gli restava qualche dubbio, eseguito in religioso silenzio, a piedi con chi scrive, per l’intero tragitto da Baesa al Rifugio Cacciatori, passando per malga Ben Bassa. Alla benedizione o meglio sarebbe definire consacrazione dell’Edicola con una folla di cacciatori e loro famiglie erano presenti rappresentanti di tutte le istituzioni pubbliche della provincia. Presidente della PAT era Lorenzo Dellai che con la sua giunta ha onorato l’evento. Oltre che da resoconti di cronaca l’incontro è stato immortalato dalla telecamera di Beordo e dall’obiettivo del maestro di fotografia Claudio Rensi. Tutti i sindaci di San Lorenzo in Banale a partire da Walter Berghi all’attuale Ilaria Rigotti, non hanno mai fatto venir meno l’impegno a sostegno delle iniziative legate all’Edicola. Appena un anno dopo, il primo lutto, quello di don Luciano, travolto da un’autovettura. Il suo volto scolpito nel bronzo dallo scultore rivano Renato Ischia, collocato alla base del piccolo altare di pietre a lato dell’Edicola, è circondato da una dedica di Mario Rigoni Stern che recita: “Porto con me il tuo ricordo in val D.Ambiez, in quel mattino limpido tra le montagne del Brenta. Amici che ti apprezzano e che ti stimano per quello che sei, un prete vero per la gente di montagna. Mi accompagnerà il tuo ricordo. A te prete degli umili sia luminosa l’eternità, per quello che ci hai insegnato con la tua operosa vita”. Prima di restare orfana dei suoi fondatori e di alcuni tra i suoi più validi sostenitori, Ars Venandi d’intesa con il Comune di San Lorenzo nei primi anni, a corollario dell’incontro all’Edicola, ha promosso dei convegni-dibattito confluiti in pubblicazioni che destano tutt’ora un grande interesse su Orso, Malghe, Associazioni a difesa dell’ambiente, Caccia e sostenibilità, Cooperazione e un Premio letterario su racconti di caccia e montagna, cercando di allargare la cerchia degli amici. Coordinatore di quello che veniva definito “ministero degli esteri” risultava essere Claudio Menapace, pittore di Bolzano, il recuperante dell’arte povera alpina delle Scheiben, ossia delle pitture con soggetti naturalistici su tavole antiche di legno. Grazie a Menapace, trilingue, questa tecnica gode di un rilancio in Regione, ma anche in tutt’Italia. La conferma si è avuta nelle due mostre del 2007 e del 2017 a Firenze con il Gruppo culturale toscano Clubert, che ha visto triplicato il numero delle opere esposte, dal Brennero alla Sicilia. La Giuria del premio letterario di Ars Venandi era presieduta dallo scrittore di Asiago e ha dato alle stampe alcuni volumi di racconti di ottimo livello su caccia e montagna. Dopo la morte di Mario Rigoni Stern il sodalizio ha promosso l’iniziativa di un Premio letterario in suo onore sostenuto da alcuni enti e associazioni trentine e venete che ha chiuso i battenti nel 2023 per volontà dei tre figli, dopo un decennio di risultati estremamente significativi dal punto di vista culturale ed editoriale. Centinaia di persone, degli strati sociali più vari, per una dozzina d’anni hanno accompagnato la trasferta all’Edicola finalizzata anche all’assegnazione del titolo di “UOMO PROBO” ad una persona, uomo o donna, particolarmente benemerita nella difesa dei valori e degli ideali dell’ambiente alpino con l’esibizione di prestigiosi Cori della montagna (Sosat e Sat, Campanil Bas, I Fiaschi), corali (Coro parrocchiale di San Lorenzo e Camp Fiorì di Vigo Cavedine-Tn) e Gruppo corni di Verla. Un titolo ambito l’“Uomo Probo” che ha reso omaggio a belle figure della nostra gente che con umiltà e costanza hanno contribuito alla costruzione o al recupero della cultura ambientale alpina, immortalato dalle creazioni di Mastro7. Il cesellatore trentino ha firmato anche l’opera donata dal comune di San Lorenzo al vescovo Bressan con dedica a “un Uomo, una Guida, un esempio di Fede”, denominata “Melo”, (Albero della Bontà) che ha fatto un tutt’uno con il grande lavoro personalizzato su cartoncino con la tecnica in china più acquarello di Fabio Vettori, l’artista che fa parlare le formichine, quale straordinario esempio della natura laboriosa e viva. Per il second’anno di seguito la Capelli Videotecnica, con padre Gianpaolo e figlio Paolo, ha ripreso i momenti principali del raduno all’Edicola del Cacciatore, registrando l’omelia del vescovo, i discorsi di rito della sindachessa Ilaria Rigotti, del presidente dell’Uncza, architetto Sandro Flaim, dell’assessore provinciale alla salute Mario Tonina, del presidente dell’associazione cinofila  il professor Claudio Eccher, del presidente dell’Istituto etnografico di san Michele all’Adige, dott. Ezio Amistadi e del professor Graziano Riccadonna che ha illustrato il percorso biografico del festeggiato, come prete, nunzio apostolico, arcivescovo ed emerito dai molti incarichi nell’attività di servizio vaticano da pensionato. Per chi saprà mettersi in ascolto dell’eco della corona di vette che attorniano il masso erratico dell’Edicola potrà cogliere le vibrazioni musicali dei giovani componenti di Camp Fiorì, diretti dal maestro Leonardo Lever, che si sono esibiti con uno straordinario repertorio di canti sacri alla messa e con il meglio delle composizioni canore alpine al termine del robusto pranzo sociale al Rifugio Cacciatori preparato da Luca e Chiara, i nuovi gestori. Due parole sul servizio taxi che fa la spola da Baesa al rifugio. A Matteo Margonari e Giorgio Bosetti che dal 2002 fanno da supporto a quest’escursione, unica nel suo genere in tutto l’arco alpino, con la mobilitazione permeata da contenuti religiosi e sociali, per lo più di persone attente alla caccia come all’esercizio di un’attività di gestione della fauna e di cura dell’ambiente, è stato conferito il Distintivo di Ars Venandi a futura memoria.

 

In video trovate i canti eseguiti durante la Santa Messa dal coro “Camp Fiorì” di Vigo Cavedine-Tn- eseguiti durante la Santa Messa in Ambiez.

 

 

Video - Val Ambiez il Coro “Camp Fiori’” in concerto per Monsignor Luigi Bressan.

Video di Gianpaolo Capelli

 


 

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