Le parolacce
Intorno ai 3-4 anni, quando il bambino comincia a frequentare ambienti diversi rispetto a quelli ristretti dell'ambito familiare e il suo vocabolario si arricchisce di nuovi vocaboli, le parolacce possono diventare per lui termini di uso comune che ripete senza coglierne veramente il significato.
E’ invece la reazione degli altri (genitori, parenti, insegnanti…) a fargli scoprire presto il "potere" che certe parole esercitano e l'effetto che sono in grado di provocare.
Forse è possibile tenere presente alcuni semplici regole.
Non reprimiamo con forza il linguaggio scurrile infantile perché non serve per limitarlo. Mostriamoci indifferenti se ci rendiamo conto che il piccolo sta cercando di attirare la nostra attenzione.
Non cerchiamo di sapere a tutti i costi da chi il piccolo ha imparato le parolacce, perché non sta lì il problema, anche perché oggi le parolacce si sentono dappertutto.
Suggeriamo con fermezza e soprattutto con l’esempio, che si possono usare espressioni, tipo: "Accidenti", "Caspita", "Perbacco".
Se il bambino si abitua a controllarsi in casa, gli sarà più facile farlo anche in altri ambienti.