L’arte di Armani a Brera

Il 24 settembre è stata inaugurata a Milano, nella Pinacoteca di Brera, la mostra “Giorgio Armani: Milano, per amore” che sarà visibile fino all’11 gennaio 2026. Per Armani questo rappresenta il luogo perfetto dove la moda può dialogare con la grande tradizione artistica italiana. Oltre 120 creazioni di Armani-Archivio, abiti selezionati che raccontano il suo percorso stilistico nel tempo. Un allestimento che mette in dialogo moda e arte: gli abiti vengono esposti tra opere pittoriche dal Medioevo al XIX secolo, creando accostamenti estetici tra silhouette e dipinti. È il primo evento di moda ospitato ufficialmente nelle sale della Pinacoteca. L'influenza dell’arte sulle collezioni di Giorgio Armani è una delle chiavi di lettura più affascinanti del suo lavoro. Armani ha sempre cercato di fondere il design sartoriale con la raffinatezza e l’eleganza che contraddistinguono le opere d’arte. La sua visione della moda è profondamente influenzata dalla ricerca estetica che caratterizza l’arte del Novecento, in particolare quella dei pittori e scultori minimalisti. Collezioni di haute couture o prêt-à-porter, che esprimono un equilibrio tra eleganza, semplicità e modernità, riflettono la sua ammirazione per le linee pulite e per la bellezza delle forme senza tempo, caratteristiche che si ritrovano spesso nelle opere di Picasso, de Kooning o nelle atmosfere sospese di Monet. Le collezioni di Armani vengono presentate all’interno di ambienti come quelli di Brera, dove c’è una sorta di sinergia tra abiti e opere esposte. Gli abiti non sono semplici vestiti, ma veri e propri “oggetti d’arte” che parlano di eleganza, stile e concetto. La presentazione nelle sale museali contribuisce ad accentuare l’aspetto quasi scultoreo dei capi. Nella prima immagine si vede un manichino con abito blu intenso davanti a un dipinto antico: il contrasto cromatico è netto. Nella seconda immagine più abiti insieme dialogano con architetture storiche. Nella terza immagine si notano tailleur neutri davanti a pale d’altare, per un effetto di “quieta eleganza”. Nella quarta immagine un vestito scuro dalla silhouette elegante si staglia vicino ai dipinti, mantenendo costante l’interazione con l’arte. In questo ultimo atto dello “spettacolo” Giorgio Armani, è doveroso ricordare lo stilista come uno dei creatori del Made in Italy nel mondo. Aveva 18 anni, quando ci fu la prima sfilata di moda italiana Il 22 luglio 1952, con la mostra alla Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze, la moda italiana diventò una realtà concreta per stampa e mercato americano. Nato nel 1934 a Piacenza, Armani arrivò nel 1954 a Milano, dove iniziò come vetrinista alla Rinascente. Dopo l’esperienza con Cerruti, nel 1973 aprì un atelier con Sergio Galeotti. Nel 1975 costituì la Giorgio Armani e presentò la prima collezione nella primavera del 1976. La novità è nel disegno del bozzetto Armani disegnava direttamente i suoi modelli, progettando le stoffe prima degli abiti. La sua cifra stilistica si distingue da quella francese: sobrietà e purezza delle linee contro fronzoli ed eccentricità. «Mi piace la modestia – diceva – perché è un concetto forte e fondamentale». I nuovi colori Una delle innovazioni riguarda la gamma cromatica: toni tra bruni, terre, grigi, greige e ocra, legati all’Informale degli anni Cinquanta e Sessanta. Una palette inconfondibile, che ha ridefinito la moda femminile in Italia. Armani e la donna Armani ha immaginato una nuova figura femminile, libera da subalternità. Ha scelto materiali come seta e lana, ispirandosi agli anni Venti e Trenta e a Coco Chanel. Le sue modelle rappresentavano uno stile di vita moderno e urbano, lontano dall’ostentazione. La giacca La sua giacca è stata rivoluzionaria: non più rigorosamente maschile né femminile, priva di imbottiture e rinforzi, morbida e comoda. Un capo versatile che ha cambiato la moda internazionale. Lo stile riconoscibile di Armani Le creazioni di Armani sono il frutto di una fusione tra culture: pieghe islamiche, colli indiani, tessuti cinesi, suggestioni giapponesi. Nel 1982, la giornalista Suzy Menkes scriveva: «Quella di Armani è una collezione bella per ciò che le è stato tolto. Per l’assenza di spettacolarità».

L’arte di Armani a Brera

Hai già un account?

Scegli un abbonamento per continuare a leggere:

Leggi anche...

L’arte di Armani a Brera

Redford non solo divo