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giovedì, 29 maggio 2025 Aggiornato alle 15:56Lettere

«Polizia italiana nel mirino: una distorsione pericolosa»

di Marco Morandi

Nella lettera firmata dal vobarnese Marco Morandi, il Consiglio d’Europa viene accusato di lanciare giudizi ideologici e infondati sulle forze dell’ordine

 

 

L'attacco del Consiglio d'Europa alla Polizia italiana: una narrazione distorta e faziosa.

Ancora una volta, un organismo internazionale si erge a giudice supremo delle nostre istituzioni, dispensando accuse infondate e fomentando polemiche su presunti episodi di razzismo tra le forze dell'ordine italiane. 

 

Il Consiglio d’Europa, attraverso la sua "Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI)", ha deciso di puntare il dito contro la Polizia italiana, insinuando che gli agenti si lascino guidare dal colore della pelle nelle loro operazioni. 

 

Ma dov’è la prova concreta di queste affermazioni? 

E soprattutto, chi ha dato loro l’autorità morale di screditare senza appello un intero corpo istituzionale? 

 

Le dichiarazioni del presidente dell’ECRI, Bertil Cottier, e della vicepresidente, Tena Simonovic Einwalter, lasciano intendere che in Europa – e in particolare in Italia – la profilazione razziale sia una pratica consolidata. 

Tuttavia, questa narrazione appare "priva di solide basi statistiche". Non viene presentato alcun "studio dettagliato" che dimostri con numeri tangibili l’esistenza di un problema sistemico nelle nostre forze di Polizia. Ciò che rimane è un’opinione ideologizzata, spacciata per verità incontestabile.

 

Dipingere la Polizia italiana come un corpo xenofobo e discriminatorio non solo danneggia l’immagine delle istituzioni, ma mina il lavoro quotidiano di migliaia di agenti che "operano in condizioni difficili", affrontando criminalità e terrorismo senza distinzioni di razza o etnia.

 

Dietro questa retorica accusatoria si nasconde un pericoloso fenomeno di delegittimazione delle forze dell’ordine. 

 

Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un progressivo tentativo di "criminalizzare il lavoro delle forze di Polizia", usando episodi isolati come pretesto per mettere sotto accusa l’intero sistema. 

Questa operazione di demolizione sociale è spesso condotta da organizzazioni internazionali con "agende ideologiche" ben precise, che mirano a indebolire le istituzioni e favorire visioni politiche estremiste. 

Non è un caso che a insorgere contro queste accuse siano proprio i rappresentanti delle forze di Polizia e il centrodestra italiano, da sempre schierato a difesa delle istituzioni e della legalità. 

 

Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ribadito il suo sostegno agli agenti, invitando il capo della Polizia alla Presidenza, un segnale chiaro di fiducia nelle forze dell’ordine. 

Se il Consiglio d’Europa vuole affrontare seriamente il tema della sicurezza e delle pratiche di Polizia, è necessario che lo faccia "con dati concreti", non con pregiudizi ideologici e accuse generalizzate. 

La vera discriminazione è quella operata contro il lavoro instancabile degli agenti, costantemente sotto attacco da parte di chi non comprende la realtà delle operazioni sul campo.

 

Perché screditare le nostre forze dell’ordine "senza prove reali" non è un atto di giustizia: è pura propaganda.

 

Marco Morandi

Vobarno

 


 

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