17 Dicembre 2017, 16.15
Blog - Figurine di provincia

Il ritardatario

di Luca Rota

Da piccolo sfogliando l’album delle figurine, arrivato nella sezione dedicata alla Serie B, subito risaltavano ai miei occhi due nomi...


Da piccolo,
sfogliando l’album delle figurine, arrivato nella sezione dedicata alla Serie B, subito risaltavano ai miei occhi due nomi. Il primo era quello di Oliver Bierhoff, punta tedesca dell’Ascoli (poi di Udinese e Milan), divenuto famoso per il golden gol nella finale Europea del ‘96. Il secondo, a mia opinione “straniero”, era Dario Hübner, centravanti del Cesena e goleador onnipresente nella classifica dei cannonieri.

I due nomi risaltavano proprio perché ai tempi, non era possibile per le squadre cadette, acquistare calciatori stranieri. Se la presenza di Bierhoff era dovuta al fatto che in B vi era retrocesso la stagione precedente con i marchigiani, quella di Hübner invece, era dovuta al fatto che italiano lo era al 100%, per la precisione triestino, con trascorsi in C a Fano dove si era persino laureato capocannoniere.

Approda in Romagna già venticinquenne, e vi trascorre un buon quinquennio che lo vede andare sempre in doppia cifra. Nella stagione 95/96 riesce addirittura a bissare quanto già fatto a Fano, laureandosi principe dei marcatori della B con 22 reti. Sembrerebbe si tratti di un buon e prolifico centravanti di categoria, destinato ad una tranquilla pensione tra i cadetti e niente più.

Al termine della stagione successiva però, il Bisonte (soprannome guadagnato proprio ai tempi del Fano) si ritrova ad un bivio, quando il suo Cesena retrocede amaramente in C. O è la svolta della sua carriera, o l’inizio del declino per chi ormai lo identifica solo col bianconero romagnolo.

Succede così che a Settembre, nella prima giornata di A, lo troviamo titolare con la maglia del Brescia a San Siro, contro l’Inter di Ronaldo. Si tratta del suo esordio. Hübner ha trent’anni e va subito in gol (soltanto la spettacolare doppietta di Recoba nei minuti finali gli negherà la gloria). A fine stagione le sue marcature saranno 16, ma le rondinelle ritorneranno in B. Lui però non esiterà a seguirle, riportandole nella massima Serie a suon di gol. Il suo premio, oltre alla promozione, sarà quello di giocare in coppia con Roberto Baggio nella stagione 2000/2001.

Gli anni nel frattempo sono diventati 33, mentre lui sulle spalle porta la numero 29, ed in campo fa a spallate coi marcatori più temuti di A ed Europa, guadagnandosi a pieno merito la loro stima. Due anni più tardi vincerà la classifica dei marcatori (segnando 24 reti) a pari merito con Trezeguet. La differenza tra i due però, la fanno le squadre di appartenenza. Lui segna per il Piacenza (quello tutto italiano), dove si è trasferito dopo la parentesi bresciana, mentre il francese è la punta di diamante della corazzata Juve. Fate un po’ voi.

Diventa così insieme ad Igor Protti, l’unico calciatore ad aver vinto la classifica dei cannonieri di tutte e tre le serie professionistiche italiane. Hübner è un bomber di razza, spietato sottoporta e affidabile nelle situazioni più difficili. Uno al quale nessun allenatore ha mai potuto negare “grappino e sigaretta prima di ogni match” (la confessione è di Andrea Agostinelli che lo ha allenato proprio a Piacenza).

Il Bisonte diventa così dopo Cesena e Brescia, l’idolo della tifoseria piacentina, ed il titolo di re dei cannonieri gli vale il pass per la tournée estiva negli States col Milan di Ancelotti. L’anno successivo ne farà altri 14, ma gli emiliani retrocederanno, nonostante con tale cifra lui diventi il marcatore più prolifico di sempre della loro storia.

Gli ultimi gol
nella massima Serie li segna a Perugia, a trentasette anni, dopo un semestre a secco nell’Ancona. A fine stagione gli umbri retrocederanno, e lui deciderà di tornare alle origini, in C, per riportare nella serie cadetta l’ambizioso Mantova. In seguito continuerà a segnare, anche se nelle serie dilettantistiche, dove a quarantaquattro anni, sempre da buon ritardatario, dirà basta.

Mica poco
per uno che, nonostante gli approdi in ritardo, ha sempre fatto più che bene quello che sapeva fare meglio: i gol. Perché Dario Hübner è stato un attaccante di quelli che vedono la porta come pochi. Un ritardatario certo, ma col vizio del gol.. e del grappino (con annessa sigaretta) pre-partita, che magari non sarà salutare per quel concerne l’attività agonistica, ma se il risultato sono oltre trecento gol nelle serie professionistiche, beh fate un po’ voi.


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