L'addio a don Ezio
Don Ezio era il “secondo” dell’allora parroco l’arciprete don Vigilio Flabbi.
Storo era considerato all’epoca una vera e propria “fucina“ di vocazioni.
In seminario, retto all’epoca da un grande Monsignor Salvatore Scalvini, pure lui di Storo, le “prime messe” erano quasi a carattere industriale tante erano.
I “don” di quelli anni erano davvero tanti.
Ordinato sacerdote nel 1960 don Ezio era un prete moderno, giocava quotidianamente a carte al Bar La Rocca di Casa Bernardi ed era solito viaggiare su una Fiat 1100 e prima ancora scorazzava su una moto Morini. Allora di pomeriggio al bar da Gigi & Elena (davanti a municipio e farmacia) transitava la “crema“ de Stor.
A quei tempi i preti vestivano da prete, lui ciuffetto e riga e magari anche un po’ di brillantina, ma rigorosamente Linetti.
Nel 1962 don Ezio allestì un primo campeggio a Faserno dove poi realizzò una colonia vera e propria costata allora poco meno di 9 milioni di lire, la cui struttura (costruita su prati della cosiddetta “Società dell’erba”, porta il nome di Don Vigilio Flabbi.
Sempre nel corso della sua permanenza a Storo, don Ezio con altri mise a dimora la Madonna di Bès la cui scultura (a monte della Sapes e del vecchio e glorioso campo di via Miglio) domina tuttora il paese.
Alle esequie molti storesi hanno voluto esserci.
C’era pure il borgomastro Vigilio Giovanelli.
Dentro una chiesa stracolma di gente, il sindaco e presidente di Agri 90’, ha ricordato la figura di quel prete: “Era un sacerdote che sapeva stare con la gente“.
Poi ancora: “Che don Ezio fosse una bella persona non sono il solo a pensarlo. Il ricordo lasciato lo testimonia, anche se di anni ne sono passati parecchi”.