20 Settembre 2020, 18.28
Valsabbia Provincia
Blog - Genitori e figli

Abbiamo bisogno di adulti responsabili ed autorevoli

Mai come quest’anno la ripresa della scuola è un evento carico di significati...


...Si annuncia infatti un grande lavoro che gli adulti di riferimento, insegnanti e genitori, devono comunemente mettere in campo.
Più di tutto ci sarà bisogno di promuovere l’integrazione dei sistemi IO, TU, NOI che il lungo periodo del distanziamento sociale ha messo a dura prova e che ci vedrà impegnati anche per il futuro e ci esporrà ancora a diverse situazioni di ambivalenza.

Abbiamo infatti attraversato acute e sofferte esperienze
di contatto con la paura con l’allontanamento che ci salva, con il bisogno primario di contatto e l’angoscia della vicinanza.
E poi quello stare dentro per proteggerci e la voglia di andare oltre i muri per tornare a toccarci. Siamo stati dentro un continua altalena di pensieri e di sentimenti che ancora non ha finito di chiederci una negoziazione possibile tra la realtà e l’ansia che ci ha travolto.

Nella realtà quotidiana per riprenderci la fiducia nel futuro, abbiamo inventato lastre protettive di plexiglass, ormai onnipresenti, e banchi con le rotelle come mobilità utili alle nostre parti irrigidite dal terrore.
Soluzioni negoziali, si dirà. Organizzative e forse funzionali alla ripartenza della speranza e a un sistema di comunicazione stravolto dalla pandemia, perché si torni a una vita sociale accettabile per noi e per i nostri figli.

Nulla di più vero. Anzi indispensabile.
Così abbiamo capito che è fondamentale quel rumore forte delle voci e delle grida che da sempre animano la scuola, i corridoi le aule o i cortili.
Necessario il vociare sovrapposto dei bambini e dei ragazzi a quello degli insegnanti per rimettere in moto la giornata scolastica e quell’universo di relazioni brutalmente silenziato dal coronavirus.

Il superamento delle difficoltà pratiche, le possibili soluzioni capaci di garantire sicurezza individuale e collettiva, però, vengono proprio dalla capacità degli adulti autorevoli di integrare elementi opposti o sguardi diversi sulla realtà.
Questo è ciò che serve per mediare tra desideri e paure, competenze da acquisire e stati d’animo da rimettere in comune.

Insomma c’è bisogno di un ambiente che, come la scuola, aiuti a tenere insieme il dentro e il fuori della vita.
E c’è necessità di una comunità educante che avverta come compito primario quello di far crescere coniugando il piano cognitivo con quello affettivo, il corpo e la mente, il pensiero e le emozioni.

Sappiamo con sufficiente certezza che
è attraverso relazioni educative significative e coerenti che facciamo crescere nei ragazzi la capacità di gestire le ambivalenze e le contraddizioni dell’esistenza.

Un impegno che non può essere solo della scuola,
né può avere obiettivi diversi  la famiglia.
Fuorviante e distruttivo è invece ritenere che scuola e famiglia possano inviare messaggi diversi e in contraddizione. Peggio ancora se reciprocamente accusatori.

Nonostante questa condivisa consapevolezza, a solo pochi giorni dall’inizio delle lezioni, già sono tornate a fiorire da ambo le parti accuse di inefficienza, adesso relative alla sicurezza e alle comunicazioni sulle buone prassi da utilizzare. In altre parole è ripresa la dialettica dello scontro tra le due istituzioni educative che invece di allearsi continuano a farsi la guerra.

La carenza o la mancanza di intenti e progetti comuni può essere devastante perché non promuove una prospettiva di integrazione della conflittualità è il superamento delle ambivalenze, ma ancor di più è distruttivo sul piano educativo perché sposta sempre altrove le responsabilità e non educa al farsi carico delle proprie. 

C’è invece urgente bisogno di una nuova alleanza tra scuola e famiglia
, perché si educa al senso di responsabilità e di legalità non solo reintroducendo l’educazione civica, ma assumendo l’incarico come adulti di impersonare modelli di riferimento coerenti, autentici e autorevoli. Questo è quello che serve per formare gli adulti di domani in grado di “saper essere” oltreché di “saper fare”.

Giuseppe Maiolo
psicoanalista
Università di Trento
www.officina-benessere.it




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