L’acqua è il vero liquido della vita, permette la vita grazie alla sua presenza sul nostro pianeta ed è da sempre legata allo sviluppo umano
Quando l’uomo da cacciatore/raccoglitore si trasformò in agricoltore stanziale stabilendosi nelle vicinanze dei corsi d’acqua, intorno al IX a.c., emerse la necessità di portare l’acqua a distanze sempre maggiori rispetto ai corsi dei fiumi.
Una necessità imprescindibile affrontata da tutte le prime culture umane sviluppatesi lungo i grandi fiumi: dalla Mesopotamia all’Egitto, dalla Cina all’india.
I primi ritrovamenti archeologici, che restituiscono resti di complessi sistemi d’irrigazione, ci indicano che già, intorno all’8.000 A.C. in Mesopotamia furono costruiti complessi sistemi di irrigazione per portare le acque del Tigri e dell’Eufrate in lontane aree distanti alcuni chilometri dai fiumi per rendere produttive pianure lontane.
L’innovazione tecnologica nell’agricoltura fu l'utilizzo di due nuovi tipi di campi in rapporto ai sistemi di irrigazione.
Uno prevalente al Nord, paese di Akkad, zona idrologica di “vallata” e l’altro al Sud, paese di Sumer, zona idrologicamente di delta, irrigazione dei campi agricoli:
✔ Nel Nord i campi erano di dimensioni ridotte(circa 1 ha), pianeggianti quadrangolari e recintati da argini irrigati per sommersione, ripetuta a seconda della necessità.
✔ Nel Sud i campi erano più grandi (in media 30 ha), di forma allungata, in leggera pendenza, solcati con l’aratro trainato da buoi e con seminatrice. L’acqua scorrendo tra i solchi (1 ogni cubito, ciascuno con 2 semi) irrigava il terreno utile, raccogliendo l’acqua in eccesso a valle in bacini di drenaggio utilizzati per canneti, la caccia in palude o la pesca. Tale sistema di irrigazione era reso possibile dalla bassa velocità dei fiumi nel delta.
Dalla Mesopotamia del XIII secolo a.c. facciamo un salto spazio-temporale di migliaia di anni e di chilometri e catapultiamoci nelle altrettanto siccitose terre della Val Venosta* e di altre aree alpine dove da tempo immemore si pratica l’agricoltura.
Recenti studi hanno certificato come già 6000 anni fa veniva praticata l’agricoltura in queste aree! Scavi recenti condotti nella vicina Ötztal hanno restituito tracce di primitivi sistemi irrigui del periodo del bronzo risalenti a 4000 anni fa e testimoniano il fatto di come fosse già necessario, al tempo, irrigare i campi artificialmente, viste le scarse precipitazioni dell’area dell’alto corso dell’Adige nonostante la ricca presenza, sulle cime circostanti, di rilevanti ghiacciai.
Per secoli l’economia delle vallate alpine ha ruotato intorno al fieno e da qui la necessità di una irrigazione costante dei prati per un’abbondante fienagione. Dal XV secolo si assistette, lungo tutto l’arco alpino, ad un vero rinascimento dei canali d’irrigazione testimoniati dai numerosi documenti che certificano la presenza di “acqueductus irrigande”.
Tali documenti stabiliscono diritti e doveri degli utenti.
Al contempo si assiste all’aumento di documenti che raccontano delle dispute sull’acqua. La più eclatante della quale vide coinvolte i Bisaz ed i Bonorand in Bassa Engadina. La faida portò all’uccisione di 24 uomini delle due famiglie.
Tornando allo sviluppo dei sistemi irrigui è da notare che la necessità di costruire migliaia di chilometri di canali non rispondeva alla sola necessità irrigua della valle ma rispondeva anche alla necessità di sviluppo e sfruttamento che i signori feudali esigevano dalle loro proprietà anche le più periferiche ovunque queste fossero. Si passò così da un modello di uso estensivo della terra ad un modello più intensivo che oltre alla pastorizia estiva prevedeva anche l’allevamento e l’agricoltura. I sistemi di irrigazione potevano garantire un aumento della resa del foraggio per ettaro fino al 30%.
La Val Venosta è protetta da alte catene di monti, come il gruppo Ortles-Cevedale e le alpi dell’Ötztal che catturano le perturbazioni ricevendo annualmente oltre 3000 mm di precipitazioni annue. Il fondovalle invece da Silandro a Glorenza e Prato allo Stelvio gode di un clima secco e poco piovoso*.
Vista la necessità di portare l’acqua dalle alte cime alla pianura, si approntarono questi Waal, le cui prime testimonianze scritte risalgono al 1136 in cui un documento contabile di Mainardo II° cita una Waaler ed un Wazzer, addetto alla distribuzione dell’acqua e l'addetto alla manutenzione, tra il personale dipendente di Castel Tirolo.
Ma di cosa stiamo parlando esattamente? Si tratta di un sistema ramificato di fossati della larghezza variabile da 30 cm a 1 m, chiamati “Waale” e in parte di piccole canaline artificiali, (chiamati “Kandlen” o Kandlwaal”).
Questi canali sono nella maggior parte dei casi fossati poco profondi scavati nel terreno, a volte con gli argini rivestiti con lastre di pietra o sassi per una maggiore resistenza, ma a seconda delle necessità e della morfologia del terreno possono essere canaline in legno formate da assi inchiodate tra loro a “U” oppure in alcuni casi possono con pareti in cemento. Sfruttando la sola pendenza naturale, l’acqua attraversa diverse situazioni paesaggistiche per arrivare al prato da irrigare.
Con il sistema dei Waale viene praticata irrigazione a sommersione attraverso l’uso di paratie temporanee il “Wasserblech”, di metallo a forma di mezzaluna oppure di assi in legno, il flusso dell’acqua viene bloccato facendo in modo che l’acqua trabocchi e ricopra le coltivazioni circostanti.
L’acqua in esubero che scende a valle degli appezzamenti da irrigare fluisce direttamente nella roggia situata più a valle o in rogge secondarie, che trasportano l’acqua fino immettersi nel fiume Adige. Il “Waaler” è una persona annualmente incaricata di occuparsi della distribuzione dell’acqua tra gli aventi diritto. Il suo compito è quello di bloccare il flusso dell’acqua della roggia, facendo traboccare l’acqua sul terreno da irrigare, previsto da un apposito sistema di turnazione. Questo compito è da svolgersi giornalmente alle ore 6 e alle ore 18. A questo scopo utilizza paratie mobili posizionate sul prato, che gli consentono di deviare il flusso dell’acqua proveniente dal trabocco della roggia direzione desiderata.
Il lavoro richiede una certa dose di esperienza ed una buona conoscenza della morfologia del proprio appezzamento, per far sì che l’acqua arrivi ad irrigare ogni punto della parcella ma non scenda con troppa forza lungo il pendio, procurando danni da erosione. La pratica viene svolta nel periodo vegetativo, che va dal 01 maggio a fine ottobre. Ogni anno in primavera, prima della prima irrigazione è necessario un grande lavoro di manutenzione e ripristino dei tratti danneggiati nonché di pulizia dei Waale, delle prese, nei quali nel corso dei mesi invernali si sono sedimentati materiali come foglie, sassi, terriccio e lettiera di aghi.
La gestione e la manutenzione del sistema irriguo alpino hanno visto, come accaduto in pianura, la nascita di nuove figure e attività legate all’acqua. Ecco allora il Waaler, l’uomo dell’acqua, pagato in grano, che gestiva le Weilen, le parcelle d’acqua. Ogni Weile corrispondeva a 30’ di uso d’acqua.
Cosa resta oggi della cultura dei Waale? La pratica agricola “Irrigazione tradizionale tramite sistema di rogge, “Waale”, sulla Landa di Malles, in alta Val Venosta (BZ)” presentata dall’ Associazione Heimatpflegeverband – Sud Tirolo (BZ), è iscritta al Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali.
Waalwege come sentieri escursionistici e pedonali. Oggi, molti canali di irrigazione sono abbandonati e solo pochi servono l’irrigazione ma nonostante questo lungo i percorsi lungo canali di irrigazione, i waalwege, sono stati sviluppati sentieri escursionistici o escursionistici particolarmente attraenti e ombreggiati, e grazie al loro tracciato prevalentemente pianeggiante sono adatti per escursionisti di tutte le età.
Il turismo dolce della Val Venosta può così avvantaggiarsi di una diversa possibilità per scoprire questo territorio di frontiera. Un esempio di una pratica antica misconosciuta che può essere mantenuta nella memoria collettiva grazie ad una rivalorizzazione turistica.
https://www.merano-suedtirol.it/it/merano/attivita-relax/passeggiare-camminare/sentieri-d-acqua.html
*La zona tra Naturno e Prato allo Stelvio in Val Venosta, presenta una precipitazione media di 500 l/m². La vicina Merano registra medie annue di quasi 800 litri/m²”.