A Serle la polenta teragna è De.Co.

Dopo lo spiedo De.Co., a Serle si potrà degustare anche la polenta teragna De.Co. La Denominazione Comunale per un altro piatto tipico della tradizione serlese giunge dopo un iter durato circa due anni con l’assegnazione di un apposito marchio rilasciato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (già ministero dello Sviluppo Economico).

L’iniziativa è stata promossa dall’amministrazione comunale con la collaborazione della Commissione turismo e commercio e il supporto dei ristoratori serlesi.

Il termine teragna, rispetto ai più conosciuti “tiragna” o “taragna”, è una variazione avvenuta nel dialetto locale, riscontrabile anche in altri paesi della Valsabbia.

La presentazione in grande stile della De.Co., con tanto di degustazione, si è tenuta mercoledì sera presso la Casa dei Serlesi al cospetto di 200 commensali. Numerose le autorità presenti e tutti ristoratori serlesi che diventeranno “ambasciatori” di questo piatto tipico.

È toccato a Bernardo Zanola, presidente della Commissione turismo e commercio, nonché storico locale, presentare la serata raccontando anche le origini della ricetta tramandata in una leggenda locale.

La leggenda

Sull’altopiano di Cariadeghe vivevano due fratelli, soprannominati Truilì e Cagiada. I due, al lavoro in una malga, non trovando di meglio da mettere sotto i denti, avrebbero deciso di cuocere insieme gli avanzi di polenta e di formaggio rimasti nella dispensa: scoprendo con meraviglia di aver creato un’autentica leccornia.

La commissione ha svolto un lavoro di ricerca, consultando i più esperti fra i cuochi serlesi, per individuare la ricetta originale della polenta teragna, che è poi stata codificata in un preciso disciplinare.

Queste persone, unitamente ai ristoratori e ai rappresentanti delle associazioni che organizzano sagre nel paese, sono stati nominati “ambasciatori” della ricetta.

Il sindaco Giovita Sorsoli ha voluto ringraziare la commissione e quanti si sono spesi per giungere alla De.Co. Il primo cittadino si è detto particolarmente orgoglioso di questo riconoscimento per un piatto che rappresenta il connubio tra tradizione e gastronomia.

La ricetta

La ricetta storica è poi stata illustrata dall’assessore alle Attività produttive, Commercio e Agricoltura Lucia Bodei: (dosi per sei persone) un litro e mezzo di acqua, farina di mais rosso quarantino bresciano e sale quanto basta, 1,8 kg di stracchino nostrano con stagionatura di venti giorni, 180 gr di burro artigianale di montagna con panna da affioramento, 480 gr di mascarpù, latticino locale prodotto dall’amalgama di stracchini primo sale con il latte e il pepe.

Il mascarpù, oggi non facilmente reperibile, può essere sostituito con efficacia dal gorgonzola dolce. Non si tratta del mascarpone usato principalmente in pasticceria, bensì un latticino tipico serlese, uno stracchino lavorato con abbondante pepe e fatto maturare una quindicina di giorni.

La preparazione

La teragna di Serle si prepara in un paiolo di rame, mescolando la farina con la trisa (la frusta) e la cana (il bastone) per circa un’ora. Si aggiungono poi nell’ordine lo stracchino e il mascarpù (o il gorgonzola) a tocchetti, rimestando fino a ottenere un composto ben amalgamato. A parte va fatto fondere il burro: quando inizia a schiumare, lo si versa sulla polenta ancora nel paiolo, a fiamma spenta, sempre continuando a mescolare.

Alla serata, fra le numerose autorità presenti, sono intervenuti il presidente della Comunità montana di Valle Sabbia Giovanmaria Flocchini, i consiglieri regionali Floriano Massardi e Barbara Mazzali e il consigliere provinciale Marco Apostoli.

Da tutti un plauso per l’iniziativa che farà sicuramente da richiamo per il comparto della ristorazione locale.

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