17 Aprile 2019, 15.00
Sabbio Chiese
Mostra

A Sabbio torna Pasqua con l'arte

di Davide Vedovelli

Nel periodo pasquale Sabbio Chiese diventa, come ogni anno, sinonimo di arte. Questo sabato, 20 aprile, l’inaugurazione della mostra dedicata a Papa Montini e agli artisti nelle grafiche inedite della collezione Paolo VI 


Come tradizione la Pasqua a Sabbio Chiese è sinonimo di arte. L’importante mostra allestita quest’anno si intitolerà “Noi abbiamo bisogno di voi”, Papa Montini e gli artisti nelle grafiche inedite della collezione Paolo VI.
 
La mostra, organizzata dal comune di Sabbio Chiese in collaborazione con la Collezione Paolo VI e la Parrocchia San Michele Arcangelo di Sabbio, sarà allestita presso Santuario della Rocca di Sabbio Chiese dal 20 aprile al 16 giugno 2019. L’inaugurazione si terrà sabato 20 aprile, ore 17.00.
 
 
La mostra. Ideata e promossa al fine di celebrare adeguatamente lo storico e felice evento della canonizzazione di Papa Paolo VI, la mostra intende in primo luogo testimoniare la lungimiranza con la quale Montini e Mons. Macchi hanno intessuto rapporti con gli artisti, nella convinzione che la bellezza fosse uno straordinario mezzo di avvicinamento alla sfera della spiritualità. 
 
Oltre a questo, però, l’esposizione vuole anche offrire l’occasione per ammirare una cinquantina di opere grafiche di straordinaria qualità (nonché firmate da autori rilevantissimi) che da sempre fanno parte del patrimonio del museo, e che tuttavia – per ragioni di spazio – non fanno parte del percorso permanente del museo e addirittura, nella loro massima parte, non sono mai state esposte (fanno eccezione solamente cinque opere).
 
In qualche modo, dunque, la mostra si pone anche quale primo, piccolo passo nella prospettiva della realizzazione di un “catalogo generale della grafica” della Collezione Paolo VI, impresa senz’altro difficile in virtù della mole di lavoro e dei conseguenti costi (si parla, nel complesso, di un patrimonio di migliaia di pezzi tra incisioni e disegni), ma ben presente nei progetti dell’Associazione Arte e Spiritualità, ente gestore del museo.
 
L’allestimento della mostra propone un percorso ideale dalla figurazione all’astrazione. Apre la mostra una litografia a tema mariano di Maurice Denis, uno dei primi artisti contemporanei che hanno cercato di proporre un’arte sacra “moderna” capace di coniugare la sperimentazione formale e le necessità del culto. Alcuni lavori intendono testimoniare degli stretti legami che Montini strinse con gli artisti sin dagli anni “milanesi”, e poi ancora durante il pontificato: il precoce “Cosa fanno quei due?” di Aldo Carpi trascrive in pochi tratti una profonda tensione umana ed esistenziale, che si riscontra – ovviamente in termini di volta in volta diversi – anche nella cruda puntasecca di Bodini e nel piccolo ma potentissimo Gallo di Minguzzi; complessivamente più rasserenate, ma malinconiche ed ispirate, è invece l’atmosfera che si respira nel quasi romantico paesaggio di Consadori.
 
A seguire, importanti lavori di grandi artisti italiani e stranieri testimoniano quell’allargamento dello sguardo di Montini verso l’arte del mondo intero che ha segnato gli anni del suo Pontificato. La Scena biblica di Kokoschka e la stessa inquieta natura morta di Morlotti sembrano trascrivere turbamenti esistenziali sottili e in ultima analisi indefinibili, mentre i Toreri di Buffet e le due Crocifissioni di Fiume e Mirko Basaldella colpiscono innanzitutto per l’efficacia dell’impatto cromatico e compositivo, oltre che per l’intensità spirituale. 
 
Di straordinaria minuzia e delicatezza sono i lavori Nunzio Gulino (un lirico mazzo di fiori) e Edo Janich (un paesaggio trasognato), mentre più sintetica – ma non per questo meno intensa – è la Pietà di Salvador Dalí. Proseguendo ancora, la vena quasi espressionista di Hajnal si affianca e solo in parte si contrappone al delicatissimo e kleeiano Ponte di Franco Gentilini, che conduce in un mondo più etereo e surreale.
 
Le Figure post cubiste di Zadkine e l’incisivo Paesaggio rosa di Graham Sutherland aprono la sezione dedicata alle opere variamente collocabili tra naturalismo e non figurazione. La raffinatezza tecnica del giapponese Watanabe è messa al servizio di moduli finemente decorativi, che si ritrovano – mutatis mutandis – anche nella grande serigrafia a soggetto “primordiale” di Corrado Cagli. 
 
La splendida Idea del Cavaliere di Marino Marini, lo Studio per “De America” di Emilio Vedova e la Deposizione di Padre Tito Amodei (il cui soggetto è ormai appena intelligibile) si impongono per il connubio tra temperatura emotiva e potente dinamica di composizione, mentre più delicati sono la litografia di Agenore Fabbri e l’aereo pastello di Pericle Fazzini, che interpreta molto astrattamente – ma allo stesso tempo senza dimenticare la presenza di un effettivo referente naturalistico – il tema delle nuvole.
 
L’ultimo tratto dell’esposizione propone i capolavori di alcuni grandi maestri dell’arte aniconica. Si relazionano idealmente tra loro l’argentea e limpida litografia di Anna Eva Bergman e il fitto e disordinato reticolo di segni – sempre trascritto litograficamente – del marito Hans Hartung. La sapiente ed equilibratissima composizione dello spagnolo Gustavo Torner spicca per il suo rigore geometrico, mentre i lavori di Scanavino e soprattutto di Mastroianni rimandano – nel loro vigore segnico – ad una sensibilità latamente informale, che caratterizza per certi versi anche la raffinatissima Composizione astratta di Giuseppe Santomaso, che con il suo insistito biancore appare quasi eterea sul piano cromatico, ma si caratterizza altresì per la graffiante tessitura materica ottenuta con la goffratura.

Una sfolgorante serigrafia di Arnaldo Pomodoro visualizza nelle due dimensioni una delle Sfere tipiche della sua produzione, mentre un progetto di scultura di Azuma rimanda ad una sintassi spaziale più libera. Chiude idealmente il percorso la Scala di Giacobbe di Mario Radice, che è in qualche modo la trascrizione – nel titolo come nella forma – dell’idea montiniana di un’arte intesa appunto come “Scala di Giacobbe” tesa tra la terra (la sfera della sensibilità) e il cielo (la sfera del divino).
 
Orari di visita alla mostra
sabato, domenica e festivi
dalle ore 15.00 alle ore 18.00.
 


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