29 Aprile 2023, 06.18
Eco del Perlasca

Laureato post mortem

di Giselle Passannante

Questa non è solo la storia di un grande artista, ma soprattutto quella di un grande uomo, che ha lasciato un segno indelebile nei cuori di tutti


Probabilmente vi stare chiedendo di chi io stia parlando: ebbene, avete mai sentito parlare del “comico dei sentimenti” o del “Pulcinella senza maschera”?
Sono certa che qualcuno abbia già intuito l’identità del misterioso personaggio: si tratta di Massimo Troisi, il principale esponente della nuova comicità napoletana nata agli albori degli anni ’70 e uno dei maggiori interpreti nella storia del cinema e del teatro, nonché mio conterraneo e uno dei miei attori preferiti di sempre.

Massimo nacque a San Giorgio a Cremano
, in provincia di Napoli, il 19 febbraio 1953 e si formò seguendo le orme di Eduardo De Filippo e Totò. Riuscì ad affermarsi insieme agli amici Lello Arena ed Enzo Decaro nel gruppo de “I Saraceni”, divenuto poi l’iconico “La Smorfia”, del quale molti cortometraggi sono reperibili su YouTube ad altre piattaforme web.

Seguì il celebre film del 1981 “Ricomincio da tre”, che decretò il successo dell’attore partenopeo anche come regista.
Questo momento sancisce l’inizio della produzione cinematografica di Massimo, che interpretò altri dodici film, cinque dei quali diretti da se stesso.

Fu proprio sul set de “Il postino”
, l’ultimo lungometraggio a cui si stava dedicando, che l’attore, a causa di gravi patologie cardiologiche, morì per un attacco cardiaco nel 1994 a Roma.
Di lì a poco, Massimo avrebbe ottenuto la candidatura ai premi Oscar come miglior attore e per la miglior sceneggiatura non originale.

Massimo Troisi era un uomo dalla spiccata ironia che mise al centro di ogni suo ruolo e sceneggiatura, adoperando uno stile che esaltava una capacità espressiva sia verbale, sia mimica e gestuale, con la quale univa ruoli prettamente comici a quelli più riflessivi.
Tracciò, inoltre, una nuova traiettoria artistica con una nuova ideologia: con lui nacque l’antieroe, tipo napoletano che indica un personaggio vittima dei tempi moderni, che – potremmo dire - riflette tuttora i dubbi e le preoccupazioni delle nuove generazioni.

Oltre ai numerosi contenuti cinematografici e teatrali, Massimo ci lasciò anche altre eredità artistiche, tra cui la poesia “'O ssaje comme fa 'o core” (Lo sai come fa il cuore), un’allusione tanto alle sua patologie cardiache, quanto al romanticismo, messa in musica dall'amico Pino Daniele – a parer mio, un altro personaggio emblematico, che resterà nella storia della musica napoletana.

Proprio per l’immensa e ricchissima eredità che quest’uomo e artista straordinario ha lasciato a tutti noi, lo scorso 19 febbraio, giorno in cui Troisi avrebbe compiuto 70 anni, l’Università degli Studi di Napoli Federico II ha deciso di conferire alla sua memoria la laurea magistrale honoris causa in “Discipline della Musica e dello Spettacolo. Storia e Teoria”.

Durante la cerimonia nel Complesso dei Santi Marcellino e Festo, a largo San Marcellino a Napoli, sono stati ricordati tutti i suoi meriti artistici, culturali e civici, come ha riportato il rettore della Federico II, Matteo Lorito:

“Il contributo di Massimo Troisi da oggi ha anche un valore accademico.
Noi riconosciamo non solo il suo talento ma anche il contributo che ha dato alla drammaturgia e alla storia del teatro napoletano. Lui era un grande innovatore, lui sarebbe stato capace di insegnare nel nostro corso di Drammaturgia affascinando studenti e docenti perché era un uomo che aveva idee chiare e sapeva essere leggero e triste allo stesso tempo.
Un uomo che è stato una grande icona, specialmente per chi, come noi, in quel periodo aveva venti anni. Ci si impersonificava in maniera molto chiara nei personaggi di Massimo, che poi erano Massimo.
Oggi la Federico II gli riconosce questa grandezza: lo fa con la famiglia e lo fa in modo che Massimo da oggi sia uno dei nostri figli più cari”.


E, come disse Carlo Verdone, anche una laurea honoris causa in Medicina sarebbe ben accetta, alla memoria di colui che era il medico dell’anima, che curava le persone con il farmaco più efficace e potente di sempre: la risata.

Giselle Passannante Grimaldi 3ª A Liceo scientifico




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