06 Ottobre 2016, 06.51
Lettere

Ma sei mongolo? No, sono Italiano!

di Giovanni Mapelli

Egregio Direttore, le scrivo questa lettera perché sto cercando di combattere un modo di dire ormai corrente nella vita di tutti i giorni, che trovo sia irrispettoso, mi fa arrabbiare, e che mi dà tanta tristezza


Mi sembra di combattere una battaglia che si può tranquillamente annoverare nelle “battaglie perse” di tutti i giorni, ma nonostante tutto io non mi arrendo anzi, non posso arrendermi.

Sono il papà di una meravigliosa bambina affetta da sindrome di Down e ogni volta che sento qualcuno dire: “ma sei mongolo?” (e sono in tanti, e in molti ambienti diversi, che usano questa espressione per codificare qualsiasi cosa ritenuta negativa), in quel preciso istante mi accorgo che chi usa questa espressione, è distante anni luce dal mondo della disabilità.

Non sono qui per trattare del mondo della disabilità, non ho ne’ i titoli e ne’ le competenze per farlo; sono solo un padre e quando sento tale espressione, penso che si  offendano profondamente, in primis le persone affette da sindrome di Down, e tutti coloro che ogni giorno si trovano a vivere le difficoltà ma anche le gioie, che le persone affette da sindrome di Down riescono a portare nei cuori di chi gli sta accanto. Le faccio alcuni esempi di utilizzo:

Un ragazzo dà un ceffone ad un altro… e questo: “Ma sei mongolo?”
Un giocatore fallisce un gol facilissimo… “Ma guarda quel mongolo!”
Un motociclista stradale nei confronti di uno scooterista… “Che mongolo!”
L’ho sentito usare anche nei confronti di un vassoio: “Non usare quello, è mongolo” (era un po’ graffiato).
Un caffè non troppo buono… mongolo
Chiunque non rispetti le regole stradali… mongolo!
…e tanti altri ancora.

Utilizzando questo modo di dire, trovo che ci siano due importanti anomalie:

1) Usare il termine “mongolo” in modo dispregiativo.
La parola “mongolo” viene da “mongoloide”, vecchio ed antico modo per codificare le persone affette da sindrome di Down; si utilizzava questa parola a causa di una delle caratteristiche somatiche delle persone affette da sindrome di Down: gli occhi a mandorla, uguali a quelli dei Mongoli, gli abitanti della Mongolia, ma in seguito si è eliminato questo termine in quanto molto riduttivo nei confronti di queste persone.

Si è quindi utilizzata la dicitura: “affetto da sindrome di Down”…… attenzione, tutta la dicitura “affetto da sindrome di Down” non soltanto “down”, perché qualcuno ancora oggi pensa che “down” sia un modo per definire uno “giù” uno che non ci arriva, insomma un ritardato, mentre invece “affetto da sindrome di Down”, indica quella sindrome che il medico inglese John Langdon Down, nel 1862 scoprì come anomalia genetica: è una condizione cromosomica causata dalla presenza di una terza copia (o una sua parte) del cromosoma 21.
Ecco perché scientificamente è anche chiamata Trisomia 21.
 
2) La seconda anomalia, è secondo me la più brutta, ed è quella che ogni volta che sento usare questo modo di dire, mi fa pensare: ma perché una persona che deve definire una negatività di ogni genere, deve mettere in mezzo le persone affette da sindrome di Down?

Perché non si usa, “sei un malato di cancro!”, oppure “sei un diabetico!” o ancora “sei un cardiopatico!”, è semplice, perché di queste condizioni abbiamo tutti una paura folle, e sappiamo bene che queste condizioni potrebbero anche toccarci in prima persona, mentre al contrario, non potremmo mai contrarre la sindrome di Down, quella o ce l’hai dalla nascita o non ce l’hai, quindi nessuno augurerebbe a qualcun’altro una cosa così grave…

Ma perché, la sindrome di Down non è grave?
Altroché se lo è, infatti le persone affette da sindrome di Down, sono definite in situazione di gravità dalla Legge 104/92, quindi come mai non si ha paura ad utilizzare tale termine?
Semplice, perché le persone affette da sindrome di Down, non fanno paura a nessuno, anzi tutti quanti pensano di essere sicuramente più forti e migliori di queste persone, ma non conoscono la verità delle cose.

Pur avendo dei ritardi e delle difficoltà a volte anche pesanti, LE PERSONE AFFETTE DA SINDROME DI DOWN sono delle persone meravigliose, che hanno rispetto per gli altri, che non sono aggressive, che sanno amare incondizionatamente, che sono trasparenti nei loro atteggiamenti, che non hanno malizia, che quando ti dicono “ti voglio bene” è amore vero, sanno rispettare le regole, e quando sentono gioia nel loro cuore contagiano tutti quelli che hanno intorno.
E’ per questi motivi che quando io mi perdo negli occhi a mandorla di mia figlia, non riesco più ad accettare certi modi di dire.

Ho usato per tutta la durata di questa lettera la dicitura: “affette da sindrome di Down”, per definire queste persone, allo stesso modo con il quale la utilizzo ogni giorno, perché è molto importante che ognuno di noi si sforzi di usare questa dicitura intera, così come si sforzano quotidianamente queste persone, per capire ciò che per noi “normodotati” è di facile comprensione.
Non è un merito essere neurotipici (“normali”), ma un privilegio che la vita e il buon Dio, concedono gratuitamente alla maggior parte delle persone.

Vorrei infine invitare tutte le persone di buona volontà
, che ci sono sul nostro pianeta, iniziando dalla nostra Valle Sabbia, ad avere tanto rispetto per le persone affette da sindrome di Down, cominciando semplicemente a non utilizzare più la parola “mongolo” in maniera inappropriata, perché questo sforzo ci renderà migliori e più liberi di quello che siamo, anche nei confronti di tutte le altre disabilità.
 
P.S. a proposito del taglio degli occhi a mandorla, ogni volta che sento: ma sei mongolo? mi viene da rispondere: No, sono Italiano!
 
Giovanni Mapelli
 


Commenti:
ID68740 - 06/10/2016 10:19:26 - (Marione) -

Situ mongolo ? Si usava nel trevigiano/veneziano negli anni 80/90 ... Sono anni che non la sento più dire .. resta invece valida l'intramontabile TE SI MONA !

ID68741 - 06/10/2016 10:23:32 - (Marione) -

Ps nella disabilità non si usa il termine mongoloide ma semmai DUVERSAMENTE ABILE in quanto nonostante il loro problema hanno delle abilità anche superiore alle persone "normali"

ID68754 - 06/10/2016 14:59:21 - (valista) -

Sig. Giovanni,capisco in parte la sua tristezza. La parola mongolo la si usa ancora,almeno dalle mie parti. Ma non credo che venga usata con cattiveria. Mi spiego... Lei fa l'esempio del ragazzo che da un ceffone all'altro e questi dice mongolo all'amico ,ma mongolo per come la interpreto io, la usano come parola che di significato vuol dire " non sei normale" ...non penso che le persone e soprattutto i ragazzini la usino per offendere o in modo dispregiativo. E soprattutto non credo che l'associno a chi è affetto dalla sindrome di Down. La si usa come parola a se,come "pota",come che "maroni".. Certo ad alcuni può dare fastidio e sentirsi offesi,ma non credo la si debba prendere come fatto personale. Ovviamente è un mio pensiero.

ID68755 - 06/10/2016 16:01:27 - (mapo) - un amico

Comprendo e condivido la Tua sofferenza..la Tua rabbia , il Tuo dispiacere......un forte abbraccio.....

ID68758 - 06/10/2016 17:18:46 - (stefano1511) -

penso che lo stesso valga per "cretino"......da cretinismosono modi di dire senza voler offendere nessuno.....

ID68767 - 07/10/2016 23:11:31 - (Tc) - ...

Denominazione comune,ma in disuso nel campo scientifico,di chi è affetto da sindrome di Down; anche, di ciò che la caratterizza,questo e' riportato sui dizionari...la parola in se,usata in termini dispregiativi,secondo me viene detta da molti senza pero' che ci sia riferimento specifico a persone affette da tale sindrome,viene semplicemente esternata come sinonimo di altre parole,quali ignorante,cretino,stupido...frutto magari di quell'ignoranza un po' grossolana di qualche decennio fa,e mai andata completamente in disuso,segno che ancora tale ignoranza vive,quindi sig.Giovanni,non la prenda a male,capisco sia irritante,ma lasci scorrere come acqua sotto i ponti,perche' mi creda le persone come sua figlia sono le migliori del mondo e non c'e' bisogno che glielo ricordi. ;-)

ID68795 - 13/10/2016 10:36:35 - (sonia.c) - cara Valista..

tu fai l'errore, molto comune,di proiettare i tuoi sentimenti negli altri. alle volte proiettiamo la parte negativa ,altre,quella positiva. come fai tu..ma le parole sono importanti! e questa letera lo dimostra. le parole contengono significati immensi e noi dobbiamo conoscerle per quelo che sono e che vogliono trasmettere. "mongolo" ,fa parte di un modo di dire dispregiativo. punto. legato ad un passato di ignoranza che,oggi,dato che il mondo cambia e si evolve (per fortuna) sono sconfessate dalla scienza e dalle testimonianze di vita dei diversamente abili,in generale e,in particolare, da questa particolare e meravigliosa "sindrome".quindi,tuto cambia . cambiano anche le parole e il loro messaggio.. pensaci..un abbraccio a Giovanni e a tutti i nostri figli "meravigliosamente diversi".

ID68796 - 13/10/2016 10:43:52 - (sonia.c) - e sul fatto che..

l'handicap sia ancora oggi,nella nostra "civilissima società" bersaglio e sfogo di ignoranti repressi,ci sarebbe moooolto da dire..e da testimoniare..tipo,tanto per sottolineare i pregiudizi attuali,il GRANDE rispetto del mondo musulmano nei confronti dei disabili. e ne ho prova tutti i giorni.

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