12 Febbraio 2023, 07.41
Idro Bagolino Anfo Valsabbia Val del Chiese
Ambiente

Crisi idrica

di val.

Cominciano a preoccupare la scarsità delle piogge e il poco accumulo nevoso sulle montagne. Dal Trentino e in particolare dalla Valle del Chiese l’allarme: «Sarà difficile aiutare le altre regioni»


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Piogge scarse e poca neve, siamo a metà febbraio ed è già allarme siccità.
Dal Trentino preoccupano i dati degli invasi di Boazzo e Bissina, riserve assai ridotte, che finiranno col creare problemi anche al lago d’Idro ed ai processi produttivi dell’agricoltura nella Bassa bresciana e nel Mantovano.

«Se la situazione non cambia sarà molto difficile garantire solidarietà alle altre regioni nei prossimi mesi con le nostre riserve d'acqua» ha spiegato il vicepresidente della Pat Mario Tonina, preoccupato anche della scarsità d’acqua per irrigare la terra trentina.

Indicazioni sulla crisi idrica che ci sta attanagliando, sono arrivare nelle scorse settimane anche da Arpa Lombardia.
Così era anche lo scorso anno e la situazione non sta certo migliorando, con quella che ormai è diventata una cronica mancanza di neve sui rilievi e la scarsità di precipitazioni.
Per il momento il lago d’Idro regge: questa mattina il livello dell’acqua era a 367,96 per di più in leggero aumento rispetto ai giorni precedenti. Forse messi peggio gli altri laghi lombardi.

Un dato che non sarebbe stato per nulla preoccupante negli anni scorsi, quando però erano quasi certe le precipitazioni primaverili che avrebbero riempito il bacino, preparandolo al meglio ad affrontare una stagione estiva di turismo ed irrigazione.
 
Lo si dice da tempo: il mondo produttivo agricolo della pianura bresciana e mantovana deve evolvere con colture sistemi irrigui meno idrovori.
Si parla invece per lo più di realizzare bacini per mantenere sul posto l’acqua piovana, soluzioni ingegneristiche che si prospettano e che dovrebbero attingere dalle risorse economiche del PNRR. 

Uno schema sul quale Legambiente ha manifestato delle perplessità: «Per quanti laghetti si possano fare in Lombardia, si tratterebbe di volumi irrisori in rapporto ai miliardi di mc degli invasi già presenti. In Lombardia non mancano i volumi di invaso, ma l’acqua con cui riempirli! Occorre avere il coraggio di affrontare un cambiamento profondo dell’agricoltura, non solo modificando le tecniche irrigue, ma soprattutto gli ordinamenti colturali. Non si può pensare di affrontare il cambiamento climatico senza cambiare le colture, anche se ciò significherà ridimensionare le produzioni che afferiscono alla filiera zootecnica» è l’opinione del presidente Di Simine.





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