Un leone alato a guardia del lago
Minaccioso, ben più alto di un uomo e con lo sguardo rivolto a coloro che gli passano dinnanzi sul lungolago Vittoria, con gli artigli in bella mostra, c’è infatti la rappresentazione del leone alato, simbolo inequivocabile della Serenissima Repubblica di Venezia, che da queste parti ha dominato per secoli fino alla sua caduta, avvenuta alla fine del 1.700 per intervento bellico di Napoleone Bonaparte.
Opera di Franco Rovatti, veterinario in pensione non nuovo a questo tipo di realizzazioni e da sempre impegnato nella salvaguardia delle acque del lago, il gigantesco leone veneto riprende i concetti ecologici moderni per il fatto che è stato realizzato quasi interamente col “rovescio” delle lattine da bibita, fedele dunque ai dettami del recupero e del riutilizzo di rifiuti.
Concetti ecologici antichi, ma in realtà di sempre e validi anche per il futuro, in quanto il felino di lucente alluminio è accompagnato da un editto che risale appunto al periodo della Serenissima e che una volta tradotto dal latino suona più o meno così:
“Nella città di Idro, chiunque in qualsiasi modo danno alle pubbliche acque oserà apportare, nemico della Patria sarà giudicato. La legge di questo editto valida e perpetua sia”.
Per nulla velato il riferimento alla lunghissima querelle che vede contrapposti da una parte i movimenti ecologisti dell’Eridio, le cui ragioni a fasi alterne vengono sostenute anche dagli amministratori dei paesi che si affacciano sul lago, dall’altra gli intendimenti della Regione Lombardia, che adducendo il problema della sicurezza (una scusa per utilizzare il lago ad esclusivo vantaggio della produzione agricola della Bassa e a scopi idroelettrici, secondo i comitati), nelle prossime settimane comincerà a realizzare nuove opere di regolazione del lago: una nuova galleria di bypass e una nuova traversa.
Riuscirà il leone ad evocare la voglia di autonomia di cui godeva la Valle Sabbia proprio sotto Venezia?








